Il modulo di 4.2.3.1. offre una quantità notevole di soluzioni offensive. Se la peculiarità, come detto, è di coprire la zona cieca di 4.4.2. col rifinitore, la disposizione dei quattro interpreti offensivi può trarre in inganno circa la reale funzionalità della prima punta. In realtà, infatti, proprio l'interpretazione di questo ruolo determina spesso l’efficacia del gioco offensivo della squadra. Sfogo naturale per allentare la pressione con il lancio lungo, la prima punta ha come funzionalità quella di fungere da “specchio per le allodole”. Spesso, a torto, la prima punta che si allontana dalla porta fa storcere il naso, ma nel sistema che stiamo analizzando è questo che DEVE partecipare all’azione: accorciando; svariando lateralmente a far gioco; creando spazi per i tagli e l’inserimento degli attaccanti esterni e dei centrocampisti.
Da preferire per il ruolo un giocatore di buona prestanza, per doti di copertura fisica della palla col corpo, di forza, piuttosto che una punta rapida ma più leggera, magari capace a giocare solo la profondità che mal si sposerebbe con la funzionalità tattica richieste.
Non è raro notare in squadre che prevedono un attacco a tre che il cannoniere sia una delle due punte esterne (Di Natale, Pato, Messi...) Grazie ai movimenti della “prima”, proprio uno dei due attaccanti esterni troverà maggior facilità nel “trovare la porta”; “l’altro attaccante esterno”, solitamente è deputato a svolgere mansioni più tattiche, di copertura (Kuyt, Pepe, Sculli... per citare alcuni esempi). Qui Ronaldinho non svolge nessun compito difensivo; a lui però è chiesto di giocare la trequarti soprattutto quando la squadra adotta il 4.3.3.: con il cosiddetto “taglio sotto la linea”.
Anche qui riconosciamo l’idea calcistica di Leonardo che investe ogni reparto, come gli altri, l’attacco: l’Udinese abbassa Pepe sulla linea di centrocampo, andando a 4.4.2. (tenendo Di Natale larghissimo a ricevere l’uscita); questo comportamento difensivo non è previsto però dall’interpretazione di Leonardo per due ragioni principalmente: la prima, come già detto nelle precedenti occasioni, è quella di tenere impegnati i due terzini e non farli partecipare agevolmente alla fase d’attacco; la seconda è quella delle caratteristiche delle due punte esterne: l’inidoneità a difendere. Anche per questo è ancora la prima punta ad avere disposizioni difensive maggiori rispetto, ad esempio, ad altri sistemi assimilabili.
Se la possibilità di “entrare” coi triangoli è piuttosto evidente sin da una prima occhiata alla disposizione in campo degli interpreti, il modulo di 4.2.3.1. offre pure buone soluzioni per effettuare una efficace rifinitura laterale, senza esigere combinazioni troppo elaborate; ad esempio, con l’avanzata del terzino in sincronia col “movimento sotto la linea” della punta esterna che, con questo semplice taglio, genererà lo spazio da attaccare senza palla dal compagno.
Se il ruolo della prima punta è certamente responsabilizzato da un accrescimento dei compiti da svolgere, il ruolo delle punte esterne è di certo fondamentale: tenute molte larghe -soprattutto Pato-, questa disposizione è un’arma molto efficace contro le difese chiuse, che si devono “aggirare”. Aggiungiamo che si è rivelato efficace anche contro squadre che tengono alta la linea, che creano quindi spazio attaccabile proprio dalla velocità del brasiliano fra sé e la propria porta.
Inoltre sappiamo quanto sia difficoltoso per un terzino approcciare la marcatura contro un esterno che gli offre la linea laterale sul piede forte, e la chiusura sul piede debole; tralasciando ciò che comporta per i nostri avversari il raddoppio, o triplicare la marcatura continuatamente sul lato: ovvero prestarsi al gioco fra le linee del rifinitore.
Tenere gli esterni larghi e disporre di una prima punta fisica realmente disposta al sacrificio, ha permesso alla squadra di trovare un equilibrio offensivo notevole, portando più di una difficoltà nell’impostare una efficace contrapposizione tattica all’allenatore avversario.
Sacrificato l’equilibrio di squadra, o meglio quel che di solito s’intende come tale, ad una più approfondita analisi delle situazioni offensive prese in esame, si può ritenere che questa interpretazione del modulo porta l’avversario ad una complicazione tattica difficile da risolvere: coprendo gli esterni così larghi, concederà spazio al centro; facendo densità in mezzo al campo scoprirà il lato debole.