Il modulo di 4.2.3.1. presenta due peculiarità degne di nota sin dalla prima analisi: ben lontani dal credere che una semplice numerazione dei giocatori possa surrogare la reale “interpretazione” di una squadra in campo, non possiamo però ignorare quanto questo espediente ci “informi” di per sé circa le caratteristiche dell’identità calcistica che una squadra avrà in campo. Modulo relativamente poco frequentato dal calcio nostrano, è detto anche “Modulo Spagnolo” per la quantità di squadre che iniziarono a proporlo anni fa nella Liga, il 4.2.3.1. propone una valida soluzione a due problematiche circa due interessanti questioni tattiche: la copertura della cosiddetta “zona cieca” di 4.4.2. e la copertura dell’ampiezza del campo.
Partendo dalla regola che accomuna ogni allenatore, dalla Lega-Pro alla Seria A, che il modulo deve adattarsi ai giocatori e mai viceversa, la rosa a disposizione di Mister Leonardo era inadatta a giocare sul 4.3.1.2. mancando dell’interprete principale, il trequartista -tralasciando la questione dei terzini, vitali per sviluppare “un rombo” oltre la mera ‘scolastica’; altrettanto, e non solo per caratteristiche tecniche e fisiche, ma per formazione calcistica dei giocatori, la rosa era inadeguata a giocare un fruttuoso 4.4.2.
La questione della copertura delle fasce è principalmente inquadrata dal punto di vista offensivo con la presenza di due attaccanti esterni; la questione della trequarti campo, di fatto scoperta nel 4.4.2., è ovviata dalla presenza del rifinitore posto dietro l’unica punta, senza necessità che questi risponda alle caratteristiche canoniche del ruolo -in realtà, nel 4.2.3.1. si richiederà una minore mobilità al rifinitore rispetto all’interpretazione dello stesso ruolo di 4.3.1.2., piuttosto una maggior tendenza a finalizzare-.
Il modulo di 4.2.3.1. propone una ottima copertura dell’ampiezza del campo; lasciando però la superiorità numerica sulle fasce laterali in fase difensiva -la Fiorentina affronta lo stesso problema, che tratteremo più avanti-, e nel nostro caso, anche in mezzo al campo, seppur in maniera voluta.
Se ad una prima lettura “numerica” il modulo in esame ci fa pensare di poter disporre di una squadra con una buona densità al centro del campo, osservando i quattro interpreti offensivi -i due esterni per primo-, sappiamo che, in questo caso specifico, solo il trequartista si abbasserà in mezzo, e non in maniera continuata durante la gara. In linea generale infatti, non solo il rifinitore posto idealmente dietro all’unica punta, avrà disposizione di accorciare, ma anche uno almeno degli esterni offensivi dovrà andare ad allinearsi in fase di non possesso. Nel caso specifico, che andiamo ad analizzare, quello del Milan, il trequartista ha esclusivo compito di disturbare l’impostazione solo fino ad una certa altezza della metà campo avversaria, e non di effettuare una vera e propria fase difensiva.
Evidenziamo inoltre che la prima punta dovrà andare sì a disturbare l’impostazione, ma solo quando l’azione dell’avversario parte dai piedi di uno dei quattro giocatori della linea difensiva avversaria -mai un mediano-. Solo agendo in sincronia con lui, il trequartista potrà a questo punto schermare il gioco del metodista, con quel che ne consegue nel comportamento della squadra: ...la linea dovrà alzarsi, un terzino allinearsi ai mediani, un mediano “stare”, l’altro “andare” a portare pressione.
Viste brevemente due tematiche che il modulo offre, è bene tornare a sottolineare che né modulo, né didattica calcistica, può prescindere dal materiale umano e tecnico a disposizione. Un esempio concreto lo propone Leonardo: se il 4.2.3.1. prevede infatti come possibile soluzione, dopo aver impostato con il lancio lungo, l’inserimento di un mediano e di un attaccante esterno in sincronia sulla spizzata della prima punta; non disponendo di giocatori in grado di dar copertura, ha capovolto la questione. Se si chiede ai quattro interpreti della fase d’attacco di rimanere fissi sopra la linea della palla, i mediani dovranno rimanere bassi, inserendo solo Pirlo e mai Ambrosini ad esempio, ma questo solo quando la linea difensiva è tenuta alta e la squadra sta effettuando un buon possesso palla; non solo, il regista per giocare la palla scoperta -su un rinvio, una ribattuta-, l’altro per portare immediata pressione sul portatore e vanificare la “transizione positiva” -i primi momenti che vanno dalla riconquista del pallone alla disposizione successiva per ricevere il passaggio ed iniziare di fatto la costruzione-.
Un’ultima riflessione su un punto fondamentale del concetto calcistico che questa interpretazione del modulo da di squadra lunga. Se tenendo infatti quattro “sopra” la squadra “si allungherà” naturalmente, l’avversario sarà portato ad allungarsi a sua volta...
Il principio è chiaro: lo spazio non più “come presupposto da conquistare” per giocare la palla, ma “come opportunità -ovvero spazio- da attaccare” con la giocata stessa.
Alla prossima settimana ragazzi!