di Claudia Leporatti
“Non ci fermeremo finché tutto il territorio ungherese non sarà di proprietà ungherese”. Lo ha dichiarato Enikő Kovács Hegedüs, uno dei legislatori di Jobbik, il partito di estrema destra magiaro, commentando la manifestazione dello scorso fine settimana contro la detenzione da parte di stranieri di terreno nel Paese. Iniziativa che ha raccolto alcune centinaia di persone nella davanti a un lotto di 7mila ettari di proprietà italiana nella contea di Somogy. Il terreno, secondo l’agenzia di stampa Mti, apparterrebbe a un membro della famiglia Benetton. In seguito, circa 100 persone hanno continuato a manifestare nella città di Kaposvár, schierandosi contro quella che è stata definita una proprietà “ingiusta e immorale”.
La questione non è nuova per la formazione radicale, che ha più volte comunicato di voler lanciare una campagna per prevenire il passaggio nelle mani degli investitori stranieri di terreni agricoli e risorse idriche ungheresi. (Per approfondire, leggi qui)
La moratoria in scadenza
Nel 2013 scadrà di nuovo la moratoria sui terreni agricoli, estesa per 3 anni nel 2010 su autorizzazione dell’Ue e che non può essere rinnovata ulteriormente.
All’epoca del rinnovo, la Commissione dichiarò che le analisi effettuate sul Paese portavano alla luce “il rischio di seri disturbi al mercato agricolo locale, in caso di mancato prolungamento della moratoria”. L’Unione europea chiese all’Ungheria di affrettarsi nei suoi sforzi per completare la riforma agricola in corso e, in particolare impegnarsi nel completamento dei programmi di risarcimento. Nella sua richiesta, l’Ungheria aveva puntato l’attenzione sulle differenze nei prezzi dei terreni e nel numero di coltivatori in Ungheria comparati con i livelli dei paesi UE-15, i membri UE prima del 2004.