Tutto il contrario l'idea del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble,
Inoltre Berlino vorrebbe che fossero incluse sotto l'ala dell'Unione Europea soltanto le 130 maggiori banche dell'Eurozona, poiché vi sarebbe un forte interesse politico a proteggere il sistema di piccole banche regionali e locali che governano il sistema finanziario tedesco, che ha forti legami con la politica tedesca.
La Germania, inoltre, dimentica che la crisi finanziaria attuale è stata scatenata da banche che non sarebbero rientrate nel sistema "tedesco", e dimentica quindi che sono stati proprio quei collassi a costringere vari paesi europei a richiedere gli aiuti europei, costringendo Berlino a pagare la crisi altrui. Si tratta insomma di una schizofrenia, quella tedesca, che vorrebbe risolvere le debolezze del sistema finanziario europeo, mantenendo intatte le cause che le hanno generate.
Il dossier della Banca centrale europea, firmato anche da Mario Draghi, controbatte alla posizione tedesca affermando che non c'è alcun bisogno di cambiare i Trattati, poiché le attuali regole europee sono adeguate per la costituzione di un meccanismo come quello ideato e proposto. Anche secondo il membro tedesco dell'esecutivo della BCE nonché negoziatore sull'unione bancaria, Jörg Asmussen, la posizione tedesca non troverebbe sufficienti appigli nei trattati, senza dimenticare che l'autorità addetta ai salvataggi bancari dovrebbe agire velocemente, poiché seguire gli stessi barocchismi che caratterizzano il sistema politico europeo farebbe aggravare il dissesto di banche sostanzialmente fallite, scatenando anche qui un effetto "Dum Romae consulitur...". Asmussen, tuttavia, apre all'ipotesi di partenza "breve", ovvero di supervisione delle sole 130 maggiori banche, per poi aggiungere le altre in seguito.
Le divergenze fra la Commissione europea e la Banca centrale europea da un lato ed il governo tedesco dall'altro sulla strada da intraprendere hanno intanto comportato il rallentamento della nascita della cosiddetta unione bancaria europea, che inizialmente doveva partire entro il 2013, ma che al momento si prevede sarà completata soltanto per il 2015.
L'orientamento della BCE comporta comunque una nuova evidenza dell'isolamento di Berlino sulla questione, mentre il tempo comincia a stringere, visto che mancano pochi mesi alla distruzione dell'attuale Parlamento europeo, con il rischio di rinvio delle decisioni di almeno un anno.
E non è detto che l'Europa possa aspettare ancora a lungo che si risolva un problema potenzialmente esplosivo in una situazione che, nonostante l'ottimismo, continua a riservare forti criticità. Meglio non dimenticare Sagunto.da ibtimes.it novembre 2013
Unione Bancaria, anche la BCE contro l'interessata schizofrenia della Germania
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