United States of Tara

Creato il 08 settembre 2015 da Sofasophia @SofasophiaBlog
Un week-end d'agosto.
Non è il preludio per annunciarvi le mie prossime vacanze ma il tempo record in cui ho guardato interamente una serie tv. United States of Tara mi ha stregata.
L'idea di base del telefilm è originale e innovativa, non a caso è stata partorita dalla geniale mente di Steven Spielberg, che per identificarla è ricorso ad un nome clinico: DDI, o per meglio dire disturbo dissociativo dell'identità. È così, infatti, che si chiama la patologia psichiatrica di cui è affetta Tara, la giovane donna che condivide la sua mente con degli alter ego che ben poco hanno a che fare con la sua vita di moglie e madre di famiglia.
L'intera narrazione è incentrata su di lei che, nonostante le molteplici personalità, tenta di condurre una vita normale. I siparietti che si creano con queste sue bizzarre transizioni virano dall'esilarante all'agghiacciante, il tutto a danno dei famigliari e amici che subiscono inermi le conseguenze di questo disturbo.

Nella cinematografia avevamo già assistito all'uso di questa patologia per svoltare la trama e stupire lo spettatore, mi viene in mente uno scompigliato Johnny Depp in Secret Window, un insolitamente serio Jim Carry in Number 23 o il più recente Cigno Nero e per andare sul classico gli intramontabili Psyco, Shutter Island e Fight Club. Ciò che rende inconsueto questo telefilm, però, è la sdrammatizzazione del disturbo.
Lo spettatore, i famigliari e gli amici di Tara sono già consapevoli di ciò che li aspetta, ma ciò che è imprevedibile, e che incolla allo schermo, è in chi si trasformerà Tara, cosa combinerà e come reagiranno le persone che le stanno intorno.
Punta di diamante dello show è senza ombra di dubbio Toni Colette, una caratterista nata. Il telefilm è tutto sulle sue spalle e lei dimostra di saperne gestire egregiamente il peso. La mimica facciale, l'espressività, l'impostazione delle voce, son tutte virtù che padroneggia da gran professionista riuscendo a calarsi nei panni di ben 8 personaggi con a disposizione un solo corpo.

Inizialmente per introdurre lo spettatore nelle dinamiche del telefilm si avvale dell'ausilio di vestiti e accessori che tracciano il confine netto tra i vari alter ego, abbiamo una casalinga disperata anni 50 tutta dedita alla cucina e alla religione che risponde al nome di Alice, T l'adolescente ninfomane con lo spiacevole vizio di indossare i vestiti attillati della figlia adolescente di Tara, Buck il reduce di guerra con la fissa per le armi e le donne che non si separa mai dai suoi occhiali e cappellino.
Queste tre personalità sono le principali che si impossessano del corpo di Tara da anni ormai, con il passare delle stagioni però vediamo introdotti nuovi alter ego come Shoshana Schoenbaum psicoterapeuta naif, Pulcino una regressione allo stato infantile, Gimme un alter ego animalesco e infine il crudelissimo Bryce.
Con il decorso della malattia assistiamo anche all'evoluzione delle multiple personalità di Tara, le conosciamo meglio sempre più fino a che non abbiamo più nemmeno bisogno dei suppellettili per capire dinanzi a quale versione di Tara ci troviamo davanti. Nella testa di Tara si instaura, quindi, una vera e propria federazione di alter-ego che lei tenta invano di gestire.
Fondamentale per tenere in piedi la baracca risulta, quindi, il talento della Colette che si destreggia con abilità in diversi panni tanto da oscurare tutti con la sua performance non giovando di certo ai personaggi secondari che già di per sé risultano un po' stereotipati: l'adolescente ribelle, il figlio omosessuale e il marito amico apprensivo. Nell'insieme un bel quadretto famigliare di cui spiamo le dinamiche e l'evoluzione, ma questo solo fino a che la sceneggiatrice Diablo Cody (vi ricordate Juno?) non decide di cambiare rotta e puntare tutto sul cavallo vincente annientando trama e personaggi secondari.
Il telefilm infatti nasceva con la "missione" di scoprire lo shock che ha subito Tara e che ha innescato la malattia e la prima stagione volge egregiamente in quella direzione ma poi il Golden Globe a Toni Colette abbaglia la produzione e a quel punto viene tirato bruscamente il freno a mano sulla storyline per dedicare tutti gli sforzi su Tara e le sue trasformazioni che iniziano ad aumentare di numero e a ricadere nel macchiettistico. Se da una parte questa abbondanza di personalità giova alla performance di Toni Colette, dall'altra ne risente lo sviluppo narrativo del telefilm.
Sopraggiunta la terza e ultima stagione ci si aspetterebbe la risoluzione del dilemma iniziale, per un minimo di coerenza narrativa, invece il focus ancora una volta é altrove e più precisamente sul mostro di bravura di Toni Colette che però ormai si ritrova su un palco da sola avvolta da un cono di luce. A conti fatti, il cast femminile schiaccia senza pietà la quota blu creando un divario di performance palpabile.
Altra nota dolente è il finale, sbrigativo e deludente, non è risolutivo e soprattutto colora di dramma alcuni episodi secondari che risultano del tutto estranei alla tragicomicità permeante l'intera narrazione. Ci troviamo di fronte a situazioni serie che illuminano alcuni personaggi secondari finora rimasti in tacita penombra, accendendo un nuovo interesse nello spettatore, peccato che ciò accada solo nell'ultima manciata di episodi dell'intera serie tempo insufficiente per far pesare la scelta sulla valutazione globale del telefilm. L'espediente risulta, anzi stonato e aggiunge dell'amaro al finale sciapo
Simpatica e accattivante risultava la rappresentazione riassuntiva dei tre principali alter ego di Tara nella sigla girata in stop motion avvolta da un brano che si fa ricordare facilmente, peccato che poi le scelte di sceneggiatura di ampliare il parterre di personalità abbia portato con sé la scomparsa di questo opening per virare su un anonimo e scialbo watermark riportante semplicemente il titolo della serie.

Nonostante le scelte di dubbio gusto da parte della produzione, United States of Tara è un telefilm godibile a tutti gli effetti, ma che risente dell’assenza di quel pizzico di coraggio in più nella sceneggiatura che lo avrebbe portato a spiccare il volo.
Cosa ne pensate di Tara e della sua bizzarra malattia? Avete già visto questo telefilm o siete curiosi di darci un'occhiata? Scrivetemelo nei commenti!

                                                                                                                              

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