La trama (con parole mie): Tara Gregson è felicemente sposata con il premuroso Max, ha due figli - la ribelle sedicenne Kate ed il quattordicenne studioso Marshall - ed una vita che molte donne potrebbero invidiarle, prima fra tutte la sorella perennemente single Charmaine.L'unico problema è che dai tempi del college, Tara ha sviluppato un disturbo della personalità multipla che, nei momenti di stress - e non solo -, libera quattro alter ego dai differenti caratteri e personalità: la casalinga quasi disperata Alice, la teenager tutta sesso T, il reduce del Vietnam Buck e l'animalesco Gimme.Questi differenti lati della donna mettono alla prova tutti i membri della famiglia ogni giorno, ma sono anche la forza che li lega e li rende presenti l'uno per l'altro.
A volte è un vero piacere riscoprire film - o, come in questo caso, serie televisive - che si erano snobbati senza alcuna pietà rivelarsi prodotti freschi e divertenti, ben recitati e realizzati: è il caso di United States of Tara, fortemente voluta sugli schermi di casa Ford da Juleze fin dal primo episodio divenuta una piccola chicca anche per il sottoscritto.
Prodotta da Steven Spielberg ed ideata dall'ottima Diablo Cody - una delle migliori sceneggiatrici attualmente sulla piazza, nonostante la sua inclinazione ad un certo gigionismo indie -, questa serie si presenta da subito come una sorta di variabile impazzita nell'ambito del concetto di sit-com in famiglia, sorprendendo il pubblico grazie all'interpretazione ottima di Toni Collette - una delle protette fordiane dai tempi de Il sesto senso, confermatasi grazie a perle come Little Miss Sunshine e A japanese story -, che libera tutte le sue doti interpretative facendo esplodere sullo schermo la verve della succitata Cody, responsabile di aver creato quattro alter ego della protagonista dallo spessore così importante da risultare dei personaggi indipendenti, in grado di portare il pubblico a dare la sua preferenza all'uno o all'altro - nel mio caso, la scelta è ricaduta immediatamente sul redneck reduce del Vietnam o presunto tale Buck, grazie alla sua scazzottata con l'inguardabile primo fidanzato di Kate -.
Fortunatamente, non è soltanto Tara con le sue personalità a farla da padrona, ed ogni membro della famiglia Gregson contribuisce in egual misura al successo di un prodotto che non farà gridare al miracolo ma che diverte, rilassa e coinvolge quanto basta per divenire un piccolo cult, malgrado negli episodi non firmati dalla sceneggiatrice di Juno non si respiri lo stesso brio - soprattutto negli scambi tra Tara e gli alter ego -: dal "cowboy" Max, uomo tutto d'un pezzo e dotato di incredibile ironia - ho già nel cuore il suo "momento del gentiluomo" - alla tostissima eppure fragile Kate, protagonista di una sottotrama tra il grottesco e l'inquietante legata al suo posto di lavoro e al suo capo, passando attraverso la spesso poco sopportabile Charmaine per chiudere con il fantastico Marshall, nerd all'ultimo stadio, gay - spassosissima ed assolutamente realistica la sua storia con Jason -, vero e proprio "casalingo" nonchè amante viscerale del Cinema - soprattutto se Classico, in barba alle scelte del mio antagonista Cannibale -.
Ma a poco valgono recensioni o discorsi troppo tecnici sullo svolgimento della serie: United States of Tara è una di quelle proposte che vanno accettate completamente e così come sono, facendosi travolgere dalla carica di ogni alter ego, pronti a ridere fino a farsi mancare il fiato e l'attimo seguente a riflettere a proposito di quello che, a tutti gli effetti, è un dramma terribile per chi lo vive così come per chi, accanto alla persona malata - perchè di malattia si tratta - deve fronteggiare quotidianamente tutti gli effetti collaterali del caso.
Dunque mollate gli ormeggi, e tuffatevi nell'oceano che pare essere la psiche di questa donna dai molteplici volti che, in fondo, altro non è se non una madre, una moglie e un'amica: niente di più normale di questo.
Se poi il tutto passerà attraverso la rozza seduzione di T, i dolci di Alice o la birra di Buck, poco importa.
State solo attenti a non farvi pisciare a letto da Gimme.
MrFord
"Personality crisis, you got it while it was hot
But now frustration heartache is what you've got."New York Dolls - "Personality crisis" -