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Uno sguardo laico e critico su matrimoni e adozioni omosessuali di una giornalista e scrittrice russa

Creato il 27 luglio 2013 da Matteo
Perché il matrimonio non era omosessuale. Breve corso di storia delle coppie
26.07.2013 
I ritmi della rivoluzione sociale nell'Occidente odierno colpiscono. Per omosessualità la Gran Bretagna mise in prigione Oscar Wilde e nel 1954 condusse al suicidio il geniale Alan Turing, che con la sua decifrazione dell'"Enigma" tedesco fece per la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale più di dieci divisioni. Ancora fino al 1973 l'Associazione degli Psicologi americana riteneva l'omosessualità un disturbo psichico. E ora il matrimonio omosessuale è stato legalizzato in tredici stati e nelle famiglie europee le coppie omosessuali adottano bambini.
La domanda più semplice che sorge all'osservatore esterno è la seguente: tutto ciò è lo sconfinato trionfo della libertà o un delirio febbrile di correttezza politica? Dov'è il limite oltre il quale si passa da una cosa all'altra? Dal fatto che lo Homo sapiens [1]è un essere bisessuale deriva obbligatoriamente il matrimonio omosessuale e tanto più le adozioni da parte di omosessuali?
In realtà la risposta è molto semplice – dal punto di vista della cultura umana. Nella storia delle culture umane predominano quelle per cui il sesso omosessuale era la norma. Al contempo nella storia delle culture umane il matrimonio omosessuale è una rarissima eccezione.
Personalmente mi sono noti solo due esempi che si possono qualificare come formalizzazione cerimoniale dei rapporti di due uomini "per sempre". Un caso è il "matelotage" (così era formalizzata ufficialmente la convivenza su alcune navi di pirati e il convivente del defunto otteneva il diritto a una parte legale del bottino). Un altro sono i matrimoni omosessuali che la chiesa ortodossa benedisse nei Balcani, in particolare in Montenegro, fino all'inizio del XX secolo [2].
In tutti gli altri casi l'omosessuale otteneva uno status particolare, in nessun modo legato al matrimonio (per esempio, gli sciamani-berdaches nelle culture degli Indiani d'America), o si trattava di un'unione consapevolmente temporanea come nella provincia cinese di Fujian, dove nell'epoca Ming esistevano matrimoni omosessuali. Tra l'altro si aveva la netta comprensione che il ragazzo con cui ci si sposava con "vere cerimonie" e un grande riscatto, presto o tardi sarebbe uscito da questo matrimonio e secondo i valori tradizionali confuciani avrebbe creato una propria famiglia. I "matrimoni" contratti dagli imperatori romani (per esempio, da Nerone con i suoi liberti), avevano un carattere distintamente sconvolgente ed erano dello stesso tipo del cavallo introdotto al Senato.
E infine, terza cosa.
In nessuna cultura umana, mai, in nessuna circostanza è esistito l'istituto sociale dell'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Per giunta la stessa adozione è diffusa e ci sono perfino culture (per esempio, quella spagnola), in cui i bambini erano dati apposta da educare ad amici e parenti.
Perché?
Il matrimonio Il matrimonio è l'istituto sociale più diffuso nella storia dell'umanità.
Nella storia dell'umanità ci sono state società, in cui l'antropofagia era proibita e società, in cui era permessa; in cui l'omosessualità era proibita e in cui era prescritta; ci sono state società, in cui i morti erano sepolti nella terra, società, in cui i morti erano bruciati e società, i cui i morti erano posti in acqua su una barca. Ci sono state società democratiche e autoritarie. Nella storia dell'umanità non ci sono state società, in cui non ci fosse l'istituto sociale del matrimonio. Fino alla metà del ХХ secolo non ci sono state società in cui buona parte della prole nascesse fuori dal matrimonio.
Il matrimonio era necessario: a) sempre per l'educazione della prole e b) talvolta per la formalizzazione della proprietà. Con l'amore il matrimonio aveva poco a che fare e, essenzialmente, la maggior parte dei soggetti della letteratura mondiale è legata per l'appunto all'amore fuori dal matrimonio. L'unico motivo plausibile per il divorzio nelle società che non permettevano il divorzio era la sterilità del coniuge.
Domanda: una coppia omosessuale può allevare la prole? Può.
Gli uccelli Quando i biologi nel XX secolo presero a studiare più attentamente gli uccelli monogami, gli saltarono subito all'occhio due circostanze.
In primo luogo, molte coppie si rivelavano, a dir poco, monogame con riserva. Risultò che la femmina può intrecciare un nido con un maschio e qui, a parte, accoppiarsi con un esemplare più forte, mettendo le corna al marito. Così agisce, in particolare, il più comune passero di campo. Cioè alcuni maschi in realtà recitano un ruolo analogo alla formica asessuata nel formicaio: aiutano a crescere la prole di un familiare, partecipando in questo modo alla moltiplicazione del proprio DNA, ma in modo molto più complicato di come sembrava all'osservatore disattento.
In secondo luogo, tra molte coppie monogame si è scoperto un considerevole numero di coppie omosessuali. Fino al 10-15% di coppie lesbiche in alcune popolazioni di gabbiani e albatros fino al 25% di coppie maschili tra i cigni neri e così via.
Spesso queste coppie educavano la prole. Nel caso delle coppie lesbiche una delle femmine peccava in parte: il concepimento e l'educazione dei figli erano separati. Nelle coppie gay la strategia era più complessa. O una femmina, giunta furtivamente, gli deponeva un ovetto nel nido o i due maschi per poco tempo accoglievano nel nido una femmina e la cacciavano dopo che aveva deposto un uovo o come raider prendevano il nido di una coppia eterosessuale.
Studi su come cresca questo "erede di Tutti" - "gay" o "naturale", mi sono personalmente ignoti, ma tra l'altro rappresenterebbero un evidente interesse.
L'esempio dei cigni neri o degli albatros hawaiani illustrano in modo evidente una delle più importanti particolarità degli organismi complessi. La nascita e la crescita della prole sono due processi diversi, che non sono obbligatoriamente legati tra loro. Per la macchina per la moltiplicazione del DNA è poco produrre prole, bisogna educarla. E si può creare una situazione in cui l'educazione di un parente prossimo da parte di una coppia forte da alla macchina per la moltiplicazione del DNA chance non peggiori dell'educazione della prole diretta.
In natura ci sono specie che da milioni di anni educano la prole e tra queste ci sono famiglie omosessuali monogame. E non succede nulla. Non si estinguono.
I primati Anche tra i nostri parenti vicini e non molto vicini – scimmie superiori, scimmie e semplici primati – l'omosessualità è sviluppata. Il problema sta nel fatto che tra le scimmie superiori non si osservano matrimoni omosessuali.
L'omosessualità tra le scimmie, così come tra tutti gli animali con un cervello grande (per esempio, tra i cetacei), con tutta la sua multiformità serve piuttosto per la costruzione di legami sociali e la riduzione del livello di aggressività all'interno del collettivo.
Questo è facile da illustrare sulla base dell'esempio dei nostri due parenti più prossimi: gli scimpanzé e i bonobo, le due scimmie superiori, i cui rami evolutivi si sono separati qualche milione di anni dopo che il nostro antenato comune si era separato dall'antenato dell'uomo.
Scimpanzé e bonobo sono molto simili tra loro, ma difficilmente si possono trovare due scimmie superiori con un comportamento così opposto. Il bonobo è una scimmia perfettamente bisessuale, tra l'altro l'80% del sesso omosessuale dei bonobo è delle femmine. Di conseguenza la società dei bonobo è matriarcale e le femmine (nonostante abbiano un corpo pari all'80% di quello dei maschi) occupano in essa la posizione dominante.
Gli scimpanzé sono le scimmie superiori più eterosessuali. Il sesso omosessuale tra scimpanzé in pratica non si osserva in natura. Però il livello di aggressività è molto alto. La femmina dello scimpanzé, per esempio, può uccidere e mangiare i piccoli di un'altra femmina. Nei suoi lavori Jane Goodall descrive come Melissa, una delle femmine che tenevano sotto osservazione, per qualche anno, insieme alla figlia Pom, si dette all'antropofagia (più precisamente, alla scimpanzefagia) e uccise praticamente tutti i piccoli delle femmine di rango inferiore.
Per i bonobo tale comportamento è impossibile. In generale quei conflitti che gli scimpanzé risolvono con la guerra, i bonobo li risolvono con l'amore: se uno scimpanzé vuole una banana che un altro scimpanzé ha in mano, si avvicina e lo picchia sul muso, se un bonobo vuole questa banana, si avvicina e fa l'amore con lui.
Un altro buon esempio di uso del sesso omosessuale per la costruzione di un sistema di rapporti sociali è il gorilla: per i gorilla è caratteristico un maschio che ha un harem e copre subito alcune femmine, ma che possono fare i maschi giovani privi di compagnia femminile? Si riuniscono nel loro branco – maschile e hanno in esso rapporti paritari con l'aiuto del sesso omosessuale.
In generale, come pure nel caso del passero, a cui la passera ha fatto le corna e ha costretto ad educare prole altrui, notiamo con stupore che se in natura dal punto di vista della biologia ci sono due sessi, nella società (anche degli animali) i sessi sono piuttosto tre: femmine, maschi-riproduttori e maschi che per qualche motivo non producono prole. Quello che nella società degli insetti ha un'espressione biologica, nelle società degli animali organizzati in modo più complesso ha un'espressione sociale.
I primati e l'uomo Il paragone dell'uomo con i primati superiori proprio per quanto riguarda il matrimonio, tuttavia, è molto scorretto per un motivo capitale: i primati superiori non solo non hanno il matrimonio omosessuale, ma neanche quello eterosessuale.
Il massimo che può durare il "matrimonio" tra gli scimpanzé è quando alla femmina in calore e al maschio è riuscito accordarsi per unirsi per qualche giorno. Dopo la femmina cresce la prole da sola, gli altri membri del branco la aiutano un po', anche se ognuno di loro, tra cui anche un maschio, può adottare un piccolo di 5-6 anni, se sua madre è morta.
Fatto sta che la nostra principale differenza dalle scimmie superiori per l'appunto è costituita dal fatto che, grazie al suo grande cervello, il piccolo umano nasce del tutto inerme e la sua crescita prende sempre più tempo. La presenza del padre, che da un apporto importante all'educazione della prole, è una delle più fondamentali differenze dell'Homo dai suoi parenti più prossimi – accanto alla lingua, al grande cervello e alla capacità di utilizzare attrezzi da lavoro.

Homo Come tutti gli altri animali con un grande cervello, l'Homo sapiens è un essere evidentemente bisessuale. Quanto bisessuale è difficile da dire, si possono solo fare esempi. Nelle società, in cui l'omosessualità era permessa, tra i primi 14 imperatori romani, tredici sono stati notati in legami: un numero micidiale.
Anche nelle società, in cui l'omosessualità era proibita, la cosa era messa maluccio. Quando nel 1432 a Venezia crearono un'organizzazione che doveva conteggiare i sodomiti, in 60 anni di attività nelle sue liste finirono 17 mila persone – questo con una popolazione della città di 100 mila persone a un tempo.
Nel 1948 negli USA (in una cultura intermedia, in cui per omosessualità già non si bruciava più nessuno, ma in cui questa come prima figurava nella lista dei disturbi psichici) il famoso "rapporto Kinsey" conto un 27% di americani che qualche volta aveva fatto sesso omosessuale e un altro 10% che ci aveva pensato.
In ogni caso, come vediamo, il numero di maschi e femmine inclini tra l'altro al sesso omosessuale è piuttosto grande ed evidentemente supera il famigerato10%.
Tra l'altro diverse comunità umane hanno istituzionalizzato vari tipi di legami omosessuali.
Nelle culture degli Indiani d'America gli sciamani-berdaches avevano uno status particolare – erano uomini che si comportavano come donne. Gli antichi Germani, evidentemente, praticavano legami tra guerrieri di pari status (come tra i gorilla) e per le scuole giapponesi dei samurai (come tra i macachi delle nevi) era caratteristica l'idea di tre età dell'uomo: il giovane guerriero di 14-17 anni, che assimila coraggio ed esperienza dal suo amato più vecchio, il giovane maschio di 20-28 anni, che insegna al suo giovane amato e infine l'uomo, che all'età di circa 30 anni crea una famiglia ed esce dal periodo dell'attrazione per i ragazzi.
Le varietà sono innumerevoli: è più semplice elencare quei tipi di legami omosessuali che nelle società umane sono mancati. Per esempio, tra gli uomini non c'è mai stata, come tra i bonobo, una coalizione di femmine lesbiche dominanti. (Nella commedia di Aristofane "Le donne al parlamento" ci fu una simile coalizione, ma nella vita reale non c'è stata.) E tra gli uomini mai, in nessuna società, in nessuna circostanza c'è stato l'istituto del matrimonio omosessuale allo scopo di crescere la prole.
A prima vista questo è del tutto stupefacente.
Prendiamo, per esempio, gli shogun Tokugawa, che, come pure gli imperatori romani, erano tutti quanti sodomiti. Il quinto shogun, Tsunayoshi, sotto cui lo shogunato raggiunse un insolito splendore, fece il suo amato Yanagisawa cancelliere e uno dei maggiori daimo. Domanda: cosa impediva all'onnipotente shogun di sposare legalmente Yanagisawa e adottare qualcuno al modo dei cigni neri?
Oppure prendiamo i greci. Il dio Poseidone aveva l'amante Pelope. Parrebbe che niente impedisse a Poseidone di avere prole da Pelope – era un dio, alla fin fine avrebbe potuto partorire anche da una coscia.
Invece, come narra Pindaro, "quando il primo ciuffo abbellì il suo mento", Pelope decise di chiedere in sposa Ippodamia, figlia del re della città di Pisa e poiché per questo bisognava battere suo padre nella corsa con i carri, Pelope chiese al suo amante un carro magico tirato da cavalli marini. Pelope vinse la gara, uccise il padre della fidanzata e dette inizio alla sua stirpe regale e il nome alla penisola del Peloponneso e ai Giochi Olimpici.
Perfino in quei rari casi, in cui l'unione omosessuale aveva forma di matrimonio (come l'istituto dei "ragazzi-mogli" nel popolo africano degli Azande o le unioni matrimoniali a Fujian), esisteva la concezione che questa unione era temporanea: tra gli Azande, per esempio, se un guerriero si è comportato bene con un ragazzo, poi la famiglia grata gli dava la sorella con uno sconto.
La storia di Pelope, proprio come l'istituto dei "ragazzi-mogli", illustra molto bene una fondamentale particolarità biologica dell'uomo. Fino all'inizio del XX secolo sia in quelle società, in cui l'omosessualità era permessa, sia in quelle, in cui era ritenuta un peccato, era considerata non la particolarità psichica di una qualche persona concreta, ma come forma di comportamento/peccato, di cui era capace qualsiasi uomo o donna, in particolare in alcuni periodi della sua vita.
Secondo tutti i sondaggi e i dati, il picco di interesse per il proprio sesso nell'Homo giunge nella tarda età adolescenziale, quando la quantità di testosterone o di estrogeni nell'organismo è massima, ma il giovane non è ancora pronto per creare una famiglia. Probabilmente proprio per questo in tutte le società, i cui i legami omosessuali erano permessi, non si legavano mai all'educazione della prole.
Perché proprio così è avvenuto al momento della formazione dell'uomo come specie, possiamo solo ipotizzarlo. Forse, come pure tra altre scimmie superiore, il sesso omosessuale presso gli uomini è servito come mezzo di regolazione dei rapporti sociali nel collettivo. Forse è servito come utile meccanismo socio-biologico, che ha rinviato il processo di procreazione di figli al tempo della maturazione sociale e non biologica del maschio e della femmina. Forse la presenza di esemplari senza figli (quello stesso 1% di omosessuali esclusivi, che hanno cambiamenti a livello ormonale e non solo comportamentale) e di giovani coppie omosessuali senza figli ha fatto aumentare le chance di sopravvivenza di tutto il gruppo.
Ma si può constatare un fatto: l'istituto del matrimonio omosessuale con l'adozione di un bambino non si incontra nella storia delle società umane e questo quando di per se il meccanismo dell'adozione è noto ovunque.
Oggi E qui, essenzialmente, torno alla cosa principale.
Il matrimonio è il mezzo di crescita della prole. Presso l'Homo sapiens il matrimonio (cioè il maschio che si preoccupa della prole) è comparso perché, a differenza della femmina dello scimpanzé, la femmina dell'Homo sapiens non poteva crescere la prole da sola.
La situazione è cambiata nel ХХ secolo. Il progresso tecnico ha portato a mutamenti fondamentali nel processo di riproduzione biologica della specie: il numero di figli è crollato nettamente, le femmine hanno preso a crescere i piccoli senza i maschi.
Questo ha portato lentamente all'estinzione dell'istituto del matrimonio. L'estinzione è giunta da due parti. Da una parte si è formata una massa di femmine che dicevano al maschio: "vai via, me la cavo anche senza di te", dall'altra si è formata una massa di maschi che dicevano: "vai via, educhi anche senza di me".
Non è che il matrimonio si estinguerà del tutto. Al contrario, è il meglio possibile quando due persone che si amano possono vivere insieme per tutta la vita. Ma, pare, con il matrimonio succede lo stesso che con il teatro. Se ai tempi di Aristofane ognuno andava a teatro, adesso al cinema vanno più che a teatro. Ecco, il matrimonio, come pure il teatro, sarà un notevole istituto sociale, ma non per tutti. E qui torniamo al paradosso principale.
Che diavolo succede? Per tutto il ХХ secolo le donne hanno lottato per il diritto di divorziare e educare i figli fuori dal matrimonio. Perché le coppie omosessuali lottano per il diritto di contrarre matrimonio?
Tutto ciò che sappiamo della società contemporanea testimonia che per il matrimonio come istituto sociale di tutti i luoghi necessario per la crescita dei figli è giunta in generale la fine.
Tutto ciò che sappiamo della biologia umana testimonia che, quale che sia il grado di bisessualità dell'uomo, i suoi legami omosessuali, in generale e nel complesso, sono più brevi e passeggeri dei suoi legami eterosessuali e più spesso caratterizzano più un periodo della vita che un'inclinazione generale.
Tutto ciò che sappiamo dei legami omosessuali testimonia che, per quanto siano forti, tragici, elevati e così via, non sono mai stati legati all'educazione della prole. Gli imperatori romani talvolta adottavano i propri amanti, ma non hanno mai adottato nessuno insieme agli amanti.
E non si tratta di limiti biologici, che sono superati facilmente perfino da una coppia di cigni neri. Si tratta, evidentemente, di un altro carattere sociale principale dei legami omosessuali.
Si può guardare in modo diverso al sesso omosessuale. Si può ritenere che la sodomia sia un peccato contro natura e che i pagani, dagli antichi greci ai samurai giapponesi, siano destinati alla Geenna di fuoco.
Si può ritenere che il tabù posto sul sesso omosessuale da tutte le religioni monoteistiche sia un esempio di grave nevrosi, che forma nei seguaci di una data religione l'amore per un solo soggetto – Dio – e che non a caso nella storia del cristianesimo questa nevrosi è stata unita ad altre cose assai vergognose. Così la caccia ai sodomiti, che fiorirono come un fiore rigoglioso a partire dal XIV secolo, secolo di raffreddamento e di peste, andò avanti parallelamente ai pogrom di ebrei e alla caccia alle streghe. Ebrei, streghe e sodomiti – erano ritenuti tutti causa di fame e epidemie.
Ci si può tenere a un punto di vista neutrale e pensare che una nevrosi è una nevrosi, ma che in qualche modo paradossale proprio la cultura che soffriva di questa nevrosi ha generato scienza, civiltà e progresso.
Ma in ogni caso si può constatare: non merita superare una nevrosi con l'aiuto di un'altra nevrosi. Anche un'eccessiva correttezza politica è una nevrosi. Il matrimonio omosessuale, alla fin fine, è la decisione di due persone adulte che rispondono delle proprie azioni. Si può fare spallucce e aspettare con malignità i divorzi omosessuali, con gli inevitabili scandali e la divisione del patrimonio. Ma l'adozione nelle famiglie omosessuali è più che un esperimento dubbio, che non si è mai incontrato nella storia dell'umanità ed è condotto su bambini-cavie.
Julija Latynina, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/59238.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Rilievo grafico dell'autrice (qui e altrove). [2] Non trovo conferma di questo fatto.

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