Uno spazio personale

Creato il 26 febbraio 2012 da Laperonza

Faccio una cosa strana ai più usando questo spazio per uno sfogo del tutto personale. Essendo però questo, nonostante tutto, uno spazio del tutto personale dove sostanzialmente trovano sfogo i miei pensieri, credo di fare sì cosa strana ma non disdicevole parlando di me e di quello che sento a livello, appunto, squisitamente personale. Oggi ho seppellito mia madre.

Volevo scrivere di questo guazzabuglio di sensazioni, pensieri, riflessioni, emozioni che la perdita di un genitore comporta ma, a quanto pare, ho dovuto attendere di perderli entrambi per trovare lo spazio emotivo per farlo. La morte di mio padre è stata devastante ma prevista. Ho avuto il tempo di elaborare il lutto prima che esso si presentasse e, per quanto terribile sia stato, il distacco era preparato. Con mamma è stato diverso. Il tempo non c’è stato e non ho metabolizzato il colpo. Forse lo farò nei prossimi giorni, settimane, mesi. Dovrò farlo ma, per ora, resta solo questo senso di vuoto e di solitudine, nonostante i tanti affetti che sento intorno, che viene dalla consapevolezza di non avere più la mia famiglia di origine, di essere un orfano di quarantaquattro anni.

Babbo è stato un uomo grande che ha occupato uno spazio grande nella nostra famiglia e nella società. Babbo era formidabile comunicatore, estroverso, artista nell’anima prima che nella mano e nella voce, calamita di sentimenti, siano essi stati avversi o favorevoli. Un uomo che amavi o odiavi. Ad amarlo, molto, eravamo in tanti. Mamma era diversa: mite ma decisa, madre amorevole, presente ogni istante, a volte invisibile ma feroce nella tutela dei figli. Entrambi i miei genitori sono stati, fino all’ultimo istante, presenza imprescindibile della mia vita, la certezza di avere qualcuno che ti amasse senza condizione alcuna. Ecco il senso di vuoto di questo momento.

Ho avuto la fortuna immensa di nascere e crescere in una famiglia. Potrei dire sana, all’antica, con valori. Dico solo famiglia, dove i coniugi si sono amati di un amore assoluto e hanno trasmesso questo amore ai figli senza che esso si trasformasse in qualcosa di diverso dall’amore tra un uomo e una donna. Mio padre e mia madre erano una cosa sola e la nostra famiglia ha beneficiato di questo loro amore come di uno scoglio sul quale aggrapparsi qualsiasi fosse il mare.

Oggi che, in tre mesi, li ho persi entrambi, dietro le lacrime e il dolore, trovo la consapevolezza di avere avuto tanta sorte benevola. E questo mi si conferma dall’affetto degli amici che li hanno conosciuti e apprezzati. Le parole di don Tarcisio, fratello di mio fratello e un po’ anche mio lo testimoniano, così come la presenza di tanti amici, parenti, persone che hanno incrociato le loro vite con le nostre. Chi non ha amato Cesare e Franca non è venuto al loro funerale, lo so. Ma chi li ha amati c’era, personalmente o nello spirito. E io li ho sentiti tutti.

Ho stretto tante mani, sono stato abbracciato da tante braccia e baciato da tante labbra. Erano abbracci e baci per loro prima che per me e lo so, ma ho sentito forte quanto sia stato fortunato ad averli avuti. Ora indulgerò nei ricordi per trovare conforto e pianto. Sono tanti i ricordi, innumerevoli. Lo condividerò con la mia famiglia: mio fratello Paolo, che amo ora più che mai, sua moglie Daniela e il mio futuro nipote che porta in grembo, testimonianza della vita che va avanti; la mia Franca, insuperabile, bastione contro le tempeste, adorata donna mia senza la quale non sarei nulla; i miei figli, orgoglio e motivo di guardare al futuro con obbligata fiducia. E tutti gli amici veri, quelli su cui puoi contare davvero, coi quali conta più uno sguardo che parole. Li ringrazio ora e per sempre, per aver alleviato il dolore e per avermi fatto sentire meno solo: Cristiana, Dino, Sabina, Roberto, Uliano, Mauro. Dio quanti siete…la lista diventa troppo lunga ma lo sapete di essere nel mio cuore senza che io scriva il vostro nome.

Domani è lunedì. Forse riprenderò il lavoro, forse mi prenderò un giorno di pausa. Ma il fatto che domani cominci una nuova settimana è un simbolo. E lo coglierò. Si riparte, lo sguardo verso il futuro, con fiducia. La notte finisce, prima o poi. Arriva l’alba che porta via i brutti sogni. C’è ancora un giorno nuovo da vivere. Bisogna farlo con nuova forza. Spero di trovarla.


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