Appena il giorno prima in uno studio di Euroconsult si afferma che nello spazio si sta guardando al futuro tornando a crescere gli investimenti. E il governo britannico presenta a l’Air Show di Farnbourough il primo piano europeo per uno spazioporto. Non che non ne esistano. In teoria ogni base di lancio spaziale è uno spazio porto. Ma intanto non in Europa. L’ESA lancia dal centroamerica, l’Italia lanciava dal Kenia. E se si collega quanto annunciato dal governo inglese agli investimenti della inglesissima Virgin Galactic, allora ci stiamo avvicinando al futuro. O meglio il futuro sta diventando il presente.
Insomma il Regno Unito ha deciso e comunicato di voler diventare la nazione leader in Europa per lo spazio annunciando le 8 sedi ora in esame su cui realizzare il primo spazioporto della Gran Bretagna. Parlando al Day Space del Farnborough Air Show, il ministro dell’Aviazione Robert Goodwill e il Direttore Generale (Chief Executive) dell’Agenzia Spaziale Inglese David Parker, hanno presentato i risultati di un recente studio della Civil Aviation Authority (CAA), che individua 8 possibili campi di aviazione britannici che potrebbe ospitare uno spazioporto.
L’idea è di aprirne uno entro il 2018 e porre la Gran Bretagna quale leader del mercato spaziale che appare in rapida espansione. Insomma lo spazio vale già diversi milioni di euro e decine di migliaia di posti di lavoro. Lo spazio commerciale varrà ancora di più e immaginiamo quando i voli suborbitali diverranno realtà. E per aprire la strada a volo spaziale commerciale, c’è bisogno di stabilire uno spazioporto che permetta di operare voli regolari.
Le 8 località costiere che potrebbero essere utilizzati per uno spazioporto includono: Campbeltown Airport (Scozia), Aeroporto di Glasgow Prestwick (Scozia), Llanbedr Airport (Galles), Newquay Cornwall Airport (Inghilterra), Kinloss Caserma (Scozia), RAF Leuchars (Scozia), RAF Lossiemouth (Scozia), Stornorway Airport (Scozia).
I criteri che sono stati usati per individuare il luogo adatto per uno spazioporto, oltre ai fattori meteorologici, ambientali ed economici, includono una pista esistente che è superiore ai 3 km di lunghezza o potrebbe diventarlo, la possibilità di gestire il traffico aereo spaziale ad una ragionevole distanza dai centri abitati. Oltre a questi criteri, verrà seguito anche quello di ascoltare le popolazioni interessate.
Insomma, come abbiamo riportato citando gli altri due articoli, il mondo va avanti, l’Italia, che ne settore spaziale è sempre stata tra i primi, dopo un periodo di declino sembra impossibilitata, più che incapace, di tornare a correre.
Fonte: Media INAF | Scritto da Francesco Rea