Un film per il Giorno della Memoria.
Rinchiuso dentro una gabbia di cristallo, Eichmann sembra più un burocrate sottoposto a un’indagine amministrativa che un genocida. Inappuntabile, formale, rispettoso, il volto chiuso dietro spessi occhiali che pulisce accuratamente, si alza in piedi per rispondere alle domande, consulta faldoni di documenti, prende appunti. La tensione è smascherata soltanto da ripetuti tic nervosi che lo scuotono come una foglia. Quanto lontana appare questa insignificante figura dal cliché del barbaro nazista che ci aspetteremmo. Eppure, l’orrore risiede proprio nell’apparente normalità dell’aspetto e dei modi. Soprattutto quando egli ripete con insistenza che, come soldato, era tenuto ad obbedire scrupolosamente agli “ordini superiori”. << Non potevo sottrarmi e non ho mai tentato di farlo >>. Eichmann vuole presentarsi non come complice consapevole ma come mero esecutore, nel tentativo di minimizzare le proprie terribili responsabilità di fronte all’accusa di aver compiuto crimini di guerra e contro l’umanità.
Ricordare non è soltanto un processo della mente. Ricordare significa ripassare dalle parti del cuore, vale a dire conservare in noi memoria del passato, perché il pericolo di altre Shoah è sempre attuale. Il mondo non è oggi migliore di ieri e neppure gli esseri umani sono migliori. Le situazioni possono ripetersi ancora. Anzi, in molte parti del mondo si ripetono continuamente. La Storia è maestra di vita, ma noi siamo pessimi allievi.
Uno specialista - Ritratto di un criminale moderno (Un spécialiste, portrait d'un criminel moderne) di Eyal Sivan, (Isr/Bel/Fra/Ger/Aut, 1999, 128’)