uno spuntino a Livorno

Creato il 30 gennaio 2011 da Chiaracataldi

Siete a Livorno e avete un buchino nello stomaco? allora vi trovate nel posto giusto! e comunque, anche senza fame vale la pena di assaggiare le tipiche specialità livornesi del fuori pasto.

Se state facendo la spesa in piazza Cavallotti, al mercato della frutta e verdura, sarà il vostro naso a portarvi verso l’angolo dove, da più di 100 anni, sta l’Antica Friggitoria. Entrando da una delle due porte si viene investiti da un profumino di fritto dolce/salato. Io stessa quando entro non so mai se darmi al dolce, con l’intramontabile frate (le ciambelle di pasta lievitata fritta, ripassate nello zucchero), oppure optare per gli scagliozzi, pezzetti di polenta fritta fritta salata e croccantina (prodotto ahimè solo stagionale, visto che d’estate vanno in letargo). I ragazzi che friggono e servono sono sempre sorridenti e tanto pazienti con la clientela che, come me, cambia idea mille volte prima di decidere. Anche perchè la scelta è ampia: oltre alle patatine, ci sono i bomboloni, da riempire con crema, cioccolata o marmellatai, e i  cenci, anche questi stagionali, solo durante il carnevale. Il frate invece non ti tradisce mai, si trova sempre, e morderlo riempendosi di zucchero è sempre una grande gioia, che mi riporta indietro di tanti anni, quando da piccina il mio babbo mi portava qui e mi diceva “ora si prende un frate, ma non lo dire a mamma!”

30 passi più giù, prima di arrivare sui fossi, proprio a destra del mercato coperto, sta l’altro tempio dello spuntino, la torteria Gagarin, così chiamata per la somiglianza del proprietario con il famoso astronauta russo. Si riconosce perchè spesso la fila dei clienti si trova già fuori. Ma cosa si mangia qui, chiederete voi? la torta! ma mica la torta tipo il pandspagna! no! a Livorno, quando si dice Torta, si intende la torta di ceci, una torta salata bassa, cotta nel forno a legna, croccante fuori e soffice dentro, a base di farina di ceci. Si può gustare così come esce dal forno, con una bella spruzzatina di pepe nero, oppure farsela mettere nella schiacciatina tonda (il famoso “5 e 5″, nome che arriva dl passato, quando si prendevano 5 lire di torta e 5 di pane), o nello sfilatino, detto anche “francesino”. Il tutto si può arricchire con delle fettine di melanzane sott’olio, una vera chiccheria! ma l’attrazione di questo posto sono i proprietari, una simpatica famiglia composta da mamma e due figlioli, che si alternano tra forno, bancone e cucina. Mentre lavorano cantano Guccini e De Andrè, battibeccano tra loro e servono la clientela, che se la ride mentre aspetta il proprio turno. Io, lo confesso, ho sempre un pò di soggezione al momento di ordinare: ho paura di sbagliare e chiedere la CECINA, nome che viene utilizzato a Pisa. “Qui esiste solo la torta!” -disse una volta la padrona allo sventurato cliente che l’aveva chiesta- “la cecina non c’è, è cattiva”!

Se costeggiate la strada del porto, che dal centro porta all’imbocco della superstrada, noterete la folla di auto, motorini, camion parcheggiati ai bordi della strada. Siete a Piazzale Zara, dove da 20 anni staziona il camioncino de La Banda der Panino. La clientela è molto varia: camionisti solitari, gruppi di giovani, famiglie intere coi bimbi piccoli. Si può mangiare di tutto, dai primi, al fritto misto, ma la vera specialità sono i panini fantasiosi: con la salsiccia, con l’arrosto arrostito, l’hamburger, il cartoccio (un fagottino di prosciutto cotto con dentro funghetti e formaggio che fonde, il tutto scaldato sulla griglia), a cui aggiungere pomodori-insalata-peperoni-melanzane-cipolle cotte e crude, e poi le salsine: maionese, ketchup, salsa verde, salsa rosa, salsa alle olive, agli asparagi, e tabasco per i più coraggiosi. Una menzione particolare meritano le vaschette di patatine e wurstel/salsiccia. Prima esisteva perfino la vaschetta del terrore, in cui si poteva mettere TUTTO. Poi sono stati costretti a eliminarla, perchè il TUTTO era troppo difficile da gestire.

Si arriva, si prende il numerino come in macelleria, e si attende che passino quei 20 numeri che hai davanti, tempo che si può utilizzare per guardare bene il bancone e decidere. E’ una grande catena di montaggio, ma il cuore di tutto è la griglia, dove sta Alberto, un ragazzo simpatico col pizzetto e i capelli lunghissimi avvolti nel cappellino. Quando chiama il tuo numero devi essere velocissimo a ordinare, senza dimenticare niente. Lui si ricorda la tua faccia e cosa hai ordinato, e una volta cotta la carne passa il panino alla collega per la guarnizione verdurine-salse. Cerco di infilarci più ingredienti possibile, allungo il braccio e afferro il mio paninozzo, che pesa almeno mezzo kg. Finalmente mi siedo a uno dei tavolini tondi e mi godo la vista delle gru del porto al tramonto. Che goduria!



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