Il ricavato della vendita sarà devoluto interamente ai fondi Northeastern Japan Earthquake e Tsunami Relief Fund, istituiti per aiutare le popolazioni giapponesi colpite dal tremendo tsunami dell’11 Marzo di quest’anno.
Il Lady Blunt era stato acquistato dalla Nippon Foundation nel 2008 da un possessore anonimo per la cifra record di 10 milioni di dollari, valore che si spera ora di superare, considerando anche le quotazioni incredibili raggiunte negli ultimi anni dagli strumenti musicali antichi di maggior pregio.
D’altra parte il Lady Blunt ha fama di essere uno strumento assolutamente straordinario e in perfette condizioni di conservazione, forse il migliore Stradivari esistente insieme al famoso “Messiah”, conservato al Ashmolean Museum di Oxford.
Come tutti gli Stradivari, anche il Lady Blunt ha una storia intrigante e avventurosa.
Fabbricato da Antonio Stradivari nel 1721, il suo periodo d’oro per gli eccelsi livelli qualitativi raggiunti, il violino scomparve per oltre un secolo fino a riapparire a metà dell’800 nelle mani del Conte Cozio di Salabue che lo vendette nel 1864 a Jean-Baptiste Vuillaume, famoso liutaio e uomo
d’affari francese di quel tempo, che a sua volta lo rivendette a Lady Anne Blunt, figlia del Conte di Lovelace e nipote del poeta Lord Byron, al cui nome fu da quel momento per sempre associato. Da allora il Lady Blunt è passato per le mani di importanti mercanti e collezionisti, tra cui W. E. Hill & Son, il barone Johann Knoop e Sam Bloomfield.
Già nel 1971 il Lady Blunt aveva, suo malgrado, creato uno scandalo quando era stato venduto per la cifra per quei tempi astronomica di 200.000 $ .
Quasi certamente dopo il 20 Giugno il Lady Blunt scomparirà di nuovo nascosto nella cassaforte di qualche ricco milionario russo, cinese o indiano, come usa ora, e difficilmente avremo la fortuna di sentirne il suo suono, che viene garantito essere puro e potente nella migliore tradizione Stradivari.
E’ il destino, forse un po’ amaro, di molti capolavori, prigionieri della loro stessa straordinarietà : troppo preziosi per essere usati per la funzione per la quale erano stati concepiti.