Prefazione
Questo racconto di pura fantasia in cui ogni riferimento con fatti e personaggi reali è puramente casuale, nasce dalla nostra esperienza quale famiglia affidataria. Per una volta ci siamo calati nei panni di un bimbo travolto da avvenimenti di cui non ha controllo ma con cui deve fare i conti quotidianamente. Spero che vi faccia piacere leggerlo come a noi ha fatto piacere scriverlo. Buona lettura.Uno zaino sempre pronto
La, la, la. Questa era la frase con cui iniziavo ogni discorso quando ero piccolo. Ora sono grande, cioè da stamattina perché oggi è il mio compleanno. Oggi compio 10 anni e sono diventato grande, quindi non devo più iniziare ogni frase con la, la, la. Il problema che non ho ancora provato e ho paura a farlo. Ho paura che nulla sia cambiato.La signorina Laura che viene a farmi fare i compiti mi ha detto che dopo i dieci anni non si balbetta più ma io non so se crederci. Comunque ora mi metto davanti allo specchio e provo. Aspettami qui piccolo amico mio.L’ho fatto e ho detto: - La macchina va veloce! – senza balbettareCaro diario mi sa proprio che funziona! Aveva ragione la signorina Laura, sono proprio diventato grande. Chissà cosa diranno a scuola i miei compagni e le maestre. Ti immagini? Poi la zia Marta e o zio Ugo saranno contentissimi e anche il mio papà, così non si arrabbierà più come quando al telefono per raccontargli una cosa ci mettevo così tanto tempo. Non ho sempre balbettato. Mi ricordo che quando mamma e papà erano ancora con me non sapevo neanche cosa volesse dire balbettare ma non voglio pensare a queste cose perché se no mi viene da piangere. Non pensare male però, mamma e papà non sono mica morti, solo che li vedo proprio poco. La mamma è sempre via per lavoro mentre papà è sempre via al lavoro, quindi io sto con la zia Marta che non è proprio una zia ma è come se lo fosse per me, almeno così mi hanno detto. Mi piace la zia Marta e anche lo zio Ugo anche se mi fa un po’ paura perché è molto severo con me.L’ultima volta che ho visto la mamma è stato a Natale dello scorso anno, poi è partita per andare all’estero, credo che sia andata in posto che si chiama Nuova Zebranda o qualcosa del genere, forse perché sarà pieno di zebre. Mi piacerebbe andarci ma mi hanno detto che è molto lontano. Forse lo chiederò a Babbo Natale nella lettera, forse lui mi ci potrà portare, tanto deve andarci lo stesso per portare i regali ai bimbi che vivono la. Il mio papà invece vive ancora qui in paese ma vedo poco anche lui perché, poverino, deve sempre lavorare. Esce alla mattina presto e torna alla sera tardi e quindi non può occuparsi di me. I pochi attimi di libertà li trascorre con gli amici così si rilassa un po’. La zia Marta non lo può vedere, questo l’ho capito anche se lei non mi ha detto niente. Certe volte l’ho sentita parlare con lo zio senza che loro sapessero che io ero li e quello che dicevano non mi è proprio piaciuto. Dicevano che il mio papà era un perdi giorno e uno scansa fatiche perché passa tutto il tempo con gli amici. Ma cosa ne sanno loro? Lui mi dice sempre che lavora tutto il giorno e fa anche un lavoro faticoso per pochi soldi, questo mi dice e io ci credo perché quando lo vedo sembra sempre arrabbiato.La zia Marta credo mi voglia molto bene anche se qualche volta mi urla contro tanto che mi fa alzare i capelli. Si arrabbia molto quando faccio i compiti, non perché li faccio, intendiamoci, ma perché secondo lei li faccio male. Lei dice che non mi concentro. Non mi piace fare i compiti e non mi piace la scuola, questa è la verità ma a lei non posso dirlo. Non posso dirle che il momento dei compiti è il peggior momento della giornata, quasi peggio di quando devo alzarmi per andare a scuola. Odio la grammatica, odio la matematica, odio leggere, insomma odio tutto quello che è legato alla scuola e ai maestri ma tutto questo a lei non posso dirlo, mi darebbe un castigo che durerebbe un mese. Un giorno mi ha detto che non ce la faceva più, così ha chiamato la signorina Laura per aiutarmi a fare i compiti. Da allora va un po’ meglio perché la signorina Laura è molto paziente e mi fa anche giocare ma non troppo però. Da quando sono a casa degli zii faccio tante cose che prima non ho mai fatto. Sai che ho imparato ad andare in bicicletta? E anche con i pattini. Lo zio Ugo poi mi porta anche a giocare a pallone nella squadra dell’oratorio e poi, non ci crederai, adesso vado in vacanza come tutti gli altri bambini. La prima estate in cui mi sono trasferito in questa casa, lo zio Ugo mi ha detto: “Dove ti piacerebbe andare, in montagna o la mare?” Io non ero mai stato ne in un posto ne nell’altro, quindi ho scelto quello più corto “a-al m-m-mare!” ho risposto. E’ stato bellissimo con tutte quelle luci di sera e la musica che usciva da tutte le parti. Il mare, cioè intendo proprio l’acqua non il posto, mi ha fatto paura. Loro volevano che facessi il bagno. “Non s-scherziamo” ho detto, “ io in quella m-massa d-d’acqua non ci entrerò m-mai” e invece ci sono entrato e mi è piaciuto tantissimo. Mi mettevo seduto sulla spiaggia dove l’onda si rompe e mi facevo cullare dal movimento. Se l’onda era forte io urlavo come un matto, più era forte e più urlavo. Un giorno che c’era il mare mosso sono andato a casa senza voce. Il mio papà mi ha promesso che mi porterà anche lui al mare quando potrà: non vedo l’ora.Al ritorno delle vacanze avrei voluto partire ancora, magari per andare in montagna che anche quella non l’avevo mai vista e invece sono dovuto tornare a scuola. Che tristezza!L’anno dopo mi hanno portato in montagna. Bella, anzi bellissima ma faticosa. Volevano sempre farmi camminare: andiamo di qui, andiamo di la, quel sentiero è favoloso. Sempre a camminare. Mi è piaciuta ma non come il mare.Da quando sono a casa della zia Marta ho conosciuto tanti bambini: i miei compagni di scuola, quelli della squadra di calcio e quelli del catechismo, si perché gli zii vogliono che vada a fare anche il catechismo ma io mi annoio da morire. Non so neanche di cosa parlano quando sono la. Zia Marta vuole però che io ci vada perché … non ho mica tanto capito il perché, so solo che vuole che io ci vada. Mamma e papà non mi facevano andare in quel posto li, dicevano che tutte quelle cose di preti e Santi erano fatte solo per fregare quelli come loro. Non ho capito neanche questo ma sicuramente è vero.Ogni tanto chiedo alla zia per quanto tempo dovrò restare con loro ma non mi sa mai rispondere. Dice che lei non centra niente e che dipende tutto da papà. Ma cosa dice? Cosa centra il mio papà? Se fosse per lui mi riporterebbe subito a casa, solo che non può farlo per via del lavoro. Mica può lasciare il lavoro per riportarmi a casa. Non ci capisco niente. Una volta ho sentito lo zio Ugo dire che io resterò con loro fino a quando diventerò grande, allora forse presto tornerò a casa perché adesso sono grande, ho quasi più di dieci anni! Quando mi telefona papà la prossima volta glielo chiedo.Il mio papà mi telefona quasi tutti i giorni per sapere come sto. A me non piacciono le sue telefonate. Non è che non voglio che mi telefoni, è che quando lo fa mi racconta solo cose tristi, cose che non mi piace sentire. Per esempio ieri mi ha chiamato per dirmi che forse non potrà venirmi a trovare neanche domenica prossima perché deve lavorare. Io ci sono rimasto un po’ male perché avrei voluto proprio passare una giornata con lui, però se deve lavorare non possiamo farci niente. Meglio non pensarci.Caro diario, oggi è il mio compleanno e la zia mi ha dato il permesso di invitare a casa 4 o 5 bambini. Mi ha fatto proprio arrabbiare perché io avrei voluto invitare tutta la classe e anche i miei amici della squadra di calcio ma lei non ha voluto perché ha detto che siamo in troppi. Ma io non volevo portarli a casa, io volevo fare la festa al bowling come fanno tutti i miei amici perché li è bello e si mangiano tante cose buone. La zia mi ha detto che il bowling costa troppo e non se lo può permettere. Mi ha detto anche che se volevo potevo chiederlo al mio papà di organizzare la festa li. Certe volte la zia mi sembra proprio matta, ma come fa il mio papà a pagare per una festa la bowling, mica ce li ha i soldi lui. Insomma io mi sono messo a gridare e la zia si è arrabbiata moltissimo. Mi ha anche detto che se avessi continuato a fare il cattivo non avrebbe invitato neanche i 4 amici a casa. Non mi sembra proprio giusto, non vedo l’ora di tornare dal mio papà per sempre. La zia mi ha anche detto che Matteo dovrà giocare con noi quando verranno i miei amici. Io non voglio! Questa è la mia festa e quelli sono i miei amici.Forse non ti ho ancora parlato di Matteo. Matteo è il figlio della zia e ha un anno meno di me, quindi è ancora piccolo e non mi sembra giusto che un bambino piccolo possa venire alla mia festa. La zia mi ha detto che al compleanno di Matteo io sono stato invitato e quindi è giusto che io inviti lui. Ma cosa c’entra? Mica sono obbligato a invitare chi non voglio, allora dovrei invitare tutti quelli che mi hanno invitato ai loro compleanni! Io sono andato al compleanno di Andrea … beh Andrea è uno degli invitati quindi non va bene come esempio. Ah ecco il compleanno di Sara, la compagna di classe di Matteo, quella volta io e Matteo, siamo stati invitati e io Sara non l’ho invitata al mio. Visto? Quando torna dalla spesa lo dirò alla zia.
E’ Domenica finalmente! Diario mio, oggi si parte. Di papà nessuna notizia ma questo penso sia parte del piano per non dare nell’occhio. Ormai manca poco al suo arrivo. Tu e la penna siete l’unica cosa che non ho messo nel mio zaino, il resto è tutto li dentro. L’ho dovuto nascondere perché se lo trova la zia sono guai. Continuo a guardare dalla finestra se lo vedo arrivare ma la strada resta vuota come ogni Domenica. Tutti sono a divertirsi. Prima ho visto un signore che sembrava lui ma quando è arrivato sotto il portone ha continuato per la sua strada. Un momento! Sento delle voci dal piano di sotto … Sento dei passi che salgono le scale. E’ arrivato e non me ne sono neanche accorto. Ciao diario, ci vediamo nella nuova casa.