E arriva il momento degli Unreal City, introdotti da Fabio Zuffanti. La band è composta da Emanuele Tarasconi (tastiere multiple e voce), Francesca Zanetta (chitarra), Francesco Orefice (basso, acustica e seconda voce) e Federico Bedostri (batteria e percussioni). Gli U.C. sono freschi di esordio discografico e il loro album, La Crudeltà di Aprile, sarà eseguito per intero nel corso dell’esibizione. Vorrei anticipare il giudizio, su cui cerco di non far cadere la mia conoscenza diretta dei musicisti. Occorre intanto dire che sto parlando di giovanissimi, maturandi e laureandi, e sottolineo l’aspetto anagrafico perché lo assumo come simbolo di un’immagine di speranza, quella che la musica di impegno - non necessariamente seriosa - sia proposta da un sempre maggior numero di ragazzi. Un prodotto in studio può essere costruito ad arte, ma poi è il palco che fa la differenza, ed io mi aspettavo… di meno, dagli U.C., musicisti di cui conosco il talento, ma obiettivamente inesperti, e tra emozione e situazione, si paga sempre un certo scotto. E invece hanno superato ogni mia più rosea aspettativa. Diciamo intanto che la loro musica è estremamente complicata, e gli U.C. non sono stati immuni da errori o imprecisioni, ma occorre guardare oltre, e intravedere i margini di miglioramento, che mi sembrano elevatissimi. Diciamo anche che, mentre tutti associano la loro musica alla definizione “Prog”, gli U.C. il Prog lo fanno davvero, forse ancor più degli artisti “antichi” che con quel genere sono nati. Prendiamo le tastiere di Emanuele… difficile vedere sul palco un qualsiasi mostro sacro che ne utilizza più di un tipo - ormai tutte super accessoriate e sintesi di più categorie di strumenti - ma in questo caso la suddivisioni dei suoni ha a che fare - anche - con l’aspetto teatrale e riporta a scene di un tempo che emozionavano anche alla vista. Sezione ritmica potente, anch’essa predisposta alla concessione visual verso l’audience, ma c’è davvero tanta sostanza. Francesca è, on stage, l’elemento razionale, misurata, precisa e super concentrata (alla fine mi confesserà di aver suonato senza essere riuscita a sentirsi in spia), e il suo know how è un’altra di quelle cose che sanno di miracolo. Si parte con un paio di sorprese che mettono subito in chiaro qual è l’argomento. Apre 21 st Century Schizoid Man dei King Crimson impreziosita e resa unica dall’utilizzo del già citato Theremin, e si proseguire con Tarkus degli ELP: il DNA degli Unreal è lo stesso degli appassionati di musica e musicisti in piena forza oltre 40 anni fa… da rifletterci su! Sono due versioni godibili, che scaldano i presenti, e viene da chiedersi cosa sarebbe successo se anziché le 19 fossero state le 21! Dopo aver svelato il vero credo artistico, inizia la proposizione del nuovo disco, e risulta chiara la continuità di intenti, una sorta di bridge tra passato e presente, abbastanza intuitivo. Circa un’ora di musica che evidenzia la forza dell’album e un’interessante “stare in scena”, quasi inaspettato. E veniamo agli spunti miglioramento, utili forse a qualche riflessione per il cammino futuro in fase live. Il super lavoro a cui si sottopone Tarasconi penalizza la voce. Anche un vocalist possiede uno strumento pregiato, che necessita di uso “con concentrazione”, e rincorrere le tastiere, programmare e modificare diventa complicato - e lo è per chiunque. Insomma, fare tante cose, tutte al top, non mi sembra cosa terrena. Sarebbe forse utile sfruttare maggiormente il backing vocals Orefice, che ha mostrato buona qualità vocale. Una spartizione ponderalmente differente dei ruoli potrebbe aiutare nei live. Altra osservazione riguarda il ruolo sul palco - non quello tecnico - di Francesca Zanetta, che appare il contrappunto all’esuberanza degli altri componenti: forse qualche concessione allo spettacolo andrebbe fatta, anche se immagino che il suo amore per Gilmour incida anche sullo stare in scena. Vista la buona teatralità gestuale richiesta, andrebbe forse più sfruttato il Theremin, che in particolari situazioni può mandare in estasi i presenti. Piccole cose, osservazioni e commenti che sono d’obbligo quando si vuole affinare il percorso, e da quanto visto questa sera c’è da essere davvero fiduciosi! Un caldo e soddisfacente pomeriggio di musica…
Unreal City dal vivo al CRE.STA FESTIVAL di Genova
Creato il 13 luglio 2013 da Athos Enrile @AthosEnrile1E arriva il momento degli Unreal City, introdotti da Fabio Zuffanti. La band è composta da Emanuele Tarasconi (tastiere multiple e voce), Francesca Zanetta (chitarra), Francesco Orefice (basso, acustica e seconda voce) e Federico Bedostri (batteria e percussioni). Gli U.C. sono freschi di esordio discografico e il loro album, La Crudeltà di Aprile, sarà eseguito per intero nel corso dell’esibizione. Vorrei anticipare il giudizio, su cui cerco di non far cadere la mia conoscenza diretta dei musicisti. Occorre intanto dire che sto parlando di giovanissimi, maturandi e laureandi, e sottolineo l’aspetto anagrafico perché lo assumo come simbolo di un’immagine di speranza, quella che la musica di impegno - non necessariamente seriosa - sia proposta da un sempre maggior numero di ragazzi. Un prodotto in studio può essere costruito ad arte, ma poi è il palco che fa la differenza, ed io mi aspettavo… di meno, dagli U.C., musicisti di cui conosco il talento, ma obiettivamente inesperti, e tra emozione e situazione, si paga sempre un certo scotto. E invece hanno superato ogni mia più rosea aspettativa. Diciamo intanto che la loro musica è estremamente complicata, e gli U.C. non sono stati immuni da errori o imprecisioni, ma occorre guardare oltre, e intravedere i margini di miglioramento, che mi sembrano elevatissimi. Diciamo anche che, mentre tutti associano la loro musica alla definizione “Prog”, gli U.C. il Prog lo fanno davvero, forse ancor più degli artisti “antichi” che con quel genere sono nati. Prendiamo le tastiere di Emanuele… difficile vedere sul palco un qualsiasi mostro sacro che ne utilizza più di un tipo - ormai tutte super accessoriate e sintesi di più categorie di strumenti - ma in questo caso la suddivisioni dei suoni ha a che fare - anche - con l’aspetto teatrale e riporta a scene di un tempo che emozionavano anche alla vista. Sezione ritmica potente, anch’essa predisposta alla concessione visual verso l’audience, ma c’è davvero tanta sostanza. Francesca è, on stage, l’elemento razionale, misurata, precisa e super concentrata (alla fine mi confesserà di aver suonato senza essere riuscita a sentirsi in spia), e il suo know how è un’altra di quelle cose che sanno di miracolo. Si parte con un paio di sorprese che mettono subito in chiaro qual è l’argomento. Apre 21 st Century Schizoid Man dei King Crimson impreziosita e resa unica dall’utilizzo del già citato Theremin, e si proseguire con Tarkus degli ELP: il DNA degli Unreal è lo stesso degli appassionati di musica e musicisti in piena forza oltre 40 anni fa… da rifletterci su! Sono due versioni godibili, che scaldano i presenti, e viene da chiedersi cosa sarebbe successo se anziché le 19 fossero state le 21! Dopo aver svelato il vero credo artistico, inizia la proposizione del nuovo disco, e risulta chiara la continuità di intenti, una sorta di bridge tra passato e presente, abbastanza intuitivo. Circa un’ora di musica che evidenzia la forza dell’album e un’interessante “stare in scena”, quasi inaspettato. E veniamo agli spunti miglioramento, utili forse a qualche riflessione per il cammino futuro in fase live. Il super lavoro a cui si sottopone Tarasconi penalizza la voce. Anche un vocalist possiede uno strumento pregiato, che necessita di uso “con concentrazione”, e rincorrere le tastiere, programmare e modificare diventa complicato - e lo è per chiunque. Insomma, fare tante cose, tutte al top, non mi sembra cosa terrena. Sarebbe forse utile sfruttare maggiormente il backing vocals Orefice, che ha mostrato buona qualità vocale. Una spartizione ponderalmente differente dei ruoli potrebbe aiutare nei live. Altra osservazione riguarda il ruolo sul palco - non quello tecnico - di Francesca Zanetta, che appare il contrappunto all’esuberanza degli altri componenti: forse qualche concessione allo spettacolo andrebbe fatta, anche se immagino che il suo amore per Gilmour incida anche sullo stare in scena. Vista la buona teatralità gestuale richiesta, andrebbe forse più sfruttato il Theremin, che in particolari situazioni può mandare in estasi i presenti. Piccole cose, osservazioni e commenti che sono d’obbligo quando si vuole affinare il percorso, e da quanto visto questa sera c’è da essere davvero fiduciosi! Un caldo e soddisfacente pomeriggio di musica…
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