Quando un terrorista minaccia l’America con 3 bombe nucleari, pronte ad esplodere in 3 grandi città degli Stati Uniti, l’unico modo per poter giungere alla verità sembra essere quello di ricorrere alla tortura più radicale ed estrema… Unthinkable (inconcepibile) è un ottimo thriller, ma prima di tutto è una bella riflessione sulla libertà, la democrazia, i limiti che impongono e l’eventualità di ignorare quei confini. Il fulcro del film è racchiuso nella lecita e legittima giustificazione di un atto semplicemente inconcepibile, reso accettabile dall’enorme posta in gioco: fino a che punto ci si può o ci si deve spingere per preservare la vita, quando si inizia a perdere la propria umanità, cosa fa davvero la differenza? Un enorme Samuel L. Jackson, un Michael Sheen da brividi e un’ipnotica Carrie-Anne Moss prendono il film sulle spalle e lo portano lontano, molto lontano, là dove spesso lo spettatore normale ha paura di spingersi, nel profondo della propria anima. Unthinkable, film duro, che non mostra mai praticamente nulla, film necessario, perché mina le nostre certezze e ci fa vergognare di noi stessi, film generoso, che regala un lampo di lucida riflessione in un desolato abisso di folle disperazione. L’assurda messa in scena della pietà e della sua negazione, il fallimento dell’umanità, il trionfo del fanatismo, della guerra, dell’odio e della pazzia… non male per quello che è solo un film, peccato che in Italia non abbia visto la dignità del buoi di una sala cinematografica.
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