... unti i polpastrelli

Da Minimanieio
 Un pò di parole in prestito:… Non dico che abborriamo tutto quello che luccica; è tuttavia evidente che preferiamo, alle tonalità chiare, fredde e scintillanti, quelle un po’offuscate, e caliginose. Nella pietra preziosa come nel vasellame, ci piacciono quei riflessi profondi e velati che sono inseparabili dalla patina del tempo. Fuor d’eufemismo, questa cosiddetta patina altro non è che sudiciume accumulato nel corso dei secoli. Lustro delle mani la chiamano i Cinesi; noi Giapponesi la chiamiamo (con espressione analoga) nare. È lo sporco e l’untume di cui gli oggetti, toccati e accarezzati da molte mani, finiscono per impregnarsi con il passare degli anni. […] per essere veramente eleganti […] è necessario non temere la sporcizia. Spesso il pregio degli oggetti che chiamiamo belli e raffinati è costituito, almeno in parte, da una certa sordidezza, e da un certo grassume. Se dicessi che gli Occidentali fanno di tutto per asportare lo sporco dalla superficie degli oggetti, e che gli Orientali lo conservano con cura, come il più prezioso dei cosmetici, si penserebbe che intendo stupire con un’affermazione paradossale. Ma in essa v’è più di un grano di verità. Prediligiamo la patina del tempo, ben sapendo che è prodotta da mani sudate, da polpastrelli unti, da depositi di morte stagioni; la prediligiamo per quel lustro, e quegli scurimenti, che ci ricordano il passato, e la vastità del tempo. Vivere fra oggetti bruniti, e in una casa antica, ci trasmette un senso di pace profonda, e inesplicabilmente ci calma …    Jun’ichiro Tanizaki, Libro d’ombraun pò di disegni nostri: 

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