Massimo Argo
Indefinibile, non umano, impossibile misurarlo con un qualsiasi stupido metro. Flash di passato, botte di futuro, discorsi di sommo solipsismo.
Ad un ascolto questo flusso di parole ti sembra una cosa, poi come un'idea nella caverna platonica, la riascolti e la vedi come un'altra cosa. Una corsa velocissima, pensieri parlati più veloci del tuo pensiero. Gli Uochi Toki affermano di aver voluto fare un disco pop, ma questo è un disco che và oltre, supera anche la parabola di un'eventuale recensione. Gli Uochi Toki sono irrecensibili, ma non per un discorso di qualità, qui altissima, ma perchè è un qualcosa che non si può misurare. Nel disco c'è anche un pezzo “ La recensione di questo disco “, che dice molto più di quanto potrei pensarlo io. Questo disco è una ricerca, un viaggio che gli Uochi Toki continuano da anni e questa è la loro settima prova, a mio avviso la migliore. Dicendo questo cado nel tranello di cui sopra, ovvero nella non recensibilità di questo disco. Impossibile recensire un grido, una richiesta d'intensità della lingua come direbbero loro; gli Uochi Toki ti si parano davanti all'imporvviso, gridandoti un qualcosa che non può non impressionarti. Le basi sono incredibili, mi ricordano i Techno Animal, e la strumentale è tremendamente funzionale alle parole, le vere protagoniste. Qui qualcosa incontra Rodari, Dante inventa una macchina con la quale parlare attraverso i suoni. E le storie, tutte le storie della biblioteca di Borges, entrano in questo capolavoro. Fanculo. Per una volta ascoltate, chiudete gli occhi ed ascoltate, sentite il fluido chiamato musica, senaa web, cd o cazzi.
Eccezionale. Sentite solo “ Tigre contro tigre “ e poi ripenserete la lingua italiana.
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