lunedì 26 marzo 2012 di Rosita Baiamonte
Un lungo salto nel vuoto.
Così se n’è andata Fakhra Younas, una donna pachistana che nel
Fakhra era di una bellezza devastante: lunghi capelli corvini, occhi profondi, penetranti. Un corpo fatto per ballare, e ballava Fakhra, ballava la danza delle sue terre, col suo fisico perfetto ondeggiava sul ciglio della vita, una vita che voleva mangiare a morsi. Fino a quando non ha incontrato l’uomo che le avrebbe rovinato l’esistenza. Un matrimonio infelice il loro. Quando Fakhra chiede il divorzio, lui gliela fa pagare e nel silenzio della notte, per vendetta, le getta sul viso dell’acido corrosivo.
Trentanove interventi di chirurgia plastica non sono bastati a restituirle l’immagine ormai perduta, la pubblicazione di un libro, “Il volto cancellato”, non è servito ad esorcizzare i fantasmi che le giravano attorno, diventare un simbolo dell’emancipazione femminile in Pakistan non ha potuto colmare quell immenso vuoto che sentiva. Fahkra si è arresa, purtroppo, ma questo gesto spero possa fare da cassa di risonanza per le migliaia di vittime che ancora oggi, anche adesso, mentre scrivo, vengono sfregiate dai loro uomini, che credono così di ripagare l’onta del disonore.
“Ribellatevi donne”, sembrava dire Fahkra dalle pagine del suo libro, “non lasciateci sole, non emarginateci,” dicevano i suoi occhi, ormai ridotti a due fessure utili solo a guardare ancora un po’ un mondo crudele che lascia sole le donne sfregiate, ridotte a un mucchio di ossa e carne deforme.
Il fenomeno dello sfregio del volto colpisce ogni anno migliaia di donne, sopratutto le più giovani, e si attesta come pratica usuale, sopratutto nei paesi mediorientali. Tale gesto non viene neanche considerato reato, anzi, è riconosciuto a tutti gli effetti come un atto legittimo di rivalsa sulle donne che si ribellano ai loro mariti, in qualsiasi modo.
La cosa assurda è che, sempre più spesso, questo atto vile travalica i confini e viene perpetrato anche nei paesi occidentali, dove l’atto costituisce reato. In questo senso, l’uomo non si sente in alcun modo scoraggiato nel farlo, nonostante rischi la galera, anzi, continua a sostenere la propria supremazia sulla donna, picchiandola, rinchiudendola in casa, negandogli ogni tipo di libertà e infine togliendoli anche il piacere di guardarsi allo specchio senza sentirsi un mostro. Colpire laddove si è più fragili, nel fisico, nel volto, è oltremodo crudele, e dovrebbe essere punito in maniera esemplare, invece, anche in occidente, viene considerato alla stessa stregua di violenze di genere (senza voler in alcun modo sminuire la violenza di genere, anzi!).
Viviamo in un mondo profondamente etnocentrico, è inutile negarlo. Tutto ciò che non ci riguarda strettamente viene visto come lontano, impenetrabile; pensiamo che si tratti di usi e costumi culturali che non ci appartengono; perchè i nostri uomini non ci farebbero mai una cosa del genere. Certo, ci uccidono per strada, ma mai ci getterebbero dell’acido muriatico in faccia. Grazie a Dio, queste cose noi non le facciamo!
La comprensione delle cose passa sempre attraverso l’esperienza? Forse sì, ma di certo non ho bisogno di essere sfregiata per capire che uccidere una donna o rovinarle il volto per sempre è la stessa identica cosa. Anzi, a mio avviso è anche peggio. Si muore ogni giorno, ogni volta che qualcuno ti guarda con repulsione, ogni volta che nessuno ti dà la mano, ogni volta che ti viene data la colpa per tutto, perché hai disobbedito e te lo sei meritato, ogni volta che vedi il tuo carnefice camminare a testa alta con la dignità finalmente ripulita, mentre a te, donna sfregiata, non rimane altro che guardare il mondo da quelle due fessure che il buon Dio ti ha concesso di lasciarti. E non deve essere un bel mondo.