Italia, così non va. Perdere meritatamente in pedana e poi attaccarsi ai cavilli del regolamento appare un comportamento deprecabile dal punto di vista sportivo e morale. Certo, le regole vanno rispettate, ma che sapore avrebbe una vittoria maturata grazie alla gioiosa esultanza dei fiorettisti cinesi, saliti sulla piattaforma convinti di avere ormai vinto (e sviati in questo dall'ambiguo comportamento dell'arbitro, a sua volta condizionato dalla moviola)? Ed il mancato saluto a fine gara vale davvero più di 45 stoccate? Appelliamoci alla giustizia, sperando che il ricorso della selezione tricolore venga respinto: la Cina merita questo titolo iridato. Il team asiatico, infatti, ha avuto il merito di non lasciar mai scappare gli azzurri oltre le 7 lunghezze e nel finale l'argento iridato in carica Sheng Lei ha umiliato lo spaesato Andrea Baldini con un perentorio 9-3. Nello sport attuale le motivazioni sono tutto ed il 24enne di Livorno, per sua stessa ammissione, non ne aveva a questi Mondiali parigini, come dimostrato anche nella prematura uscita nell'individuale. Probabilmente l'ultimo assalto sarebbe dovuto toccare ad Andrea Cassarà, in giornata di grazia e artefice della grande rimonta tricolore nei quarti di finale contro la Corea Del Sud (da 29-35 a 40-35!). La storia, tuttavia, non si cambia con i sé e con i ma, né tanto meno con ricorsi extra-sportivi. La virtù del saper accettare la sconfitta a volte vale più di una medaglia d'oro.
Federico Militello