I Polacchi amano i gatti e i morti e viceversa, e da questo connubio tra uomini e felini domestici è nata questa poesia di Wisława Szymborska che ho tradotto con vero piacere.
Un gatto nell’appartamento vuoto
Morire – a un gatto questo non si fa.
Perché cosa può fare un gatto
in un appartamento vuoto.
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Tutto sembra rimasto com’era,
eppure tutto è cambiato.
Nulla sembra fuori posto,
eppure tutto è spostato.
E la sera la lampada è spenta.
Risuonano dei passi sulle scale,
ma non sono quelli.
La mano che mette il pesce sul piatto,
non è quella che lo metteva.
Qualcosa qui non comincia
alla solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qualcuno qui era ed era,
e poi a un tratto è scomparso
e caparbiamente non c’è.
Si è guardato in tutti gli armadi.
Si è cercato negli scaffali,
e sotto il tappeto.
Si è violato perfino
il divieto di sparpagliare le carte.
Che altro si può fare.
Dormire e aspettare.
Che torni finalmente,
che appaia di nuovo.
Che sappia una buona volta,
che un gatto non si tratta così.
Gli andrà incontro,
come controvoglia,
lentamente,
sulle zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né miagolii.
(Versione di Paolo Statuti)