« Onde lunghe… », disse Thomas Buddenbrook. « Arrivano e s’infrangono, arrivano e s’infrangono, una dopo l’altra, senza fine, senza scopo, solitarie e vagabonde. Eppure danno un tal senso di quiete e di conforto, come le cose semplici e necessarie. Sempre più ho imparato ad amare il mare… forse un tempo preferivo la montagna, perché era così lontana. Ora non ci tornerei. Credo che proverei paura e vergogna. È troppo capricciosa, troppo irregolare, troppo varia… sicuro, mi sentirei in soggezione. Che uomini sono quelli che preferiscono la monotonia del mare? Mi sembra che siano di quelli che hanno scrutato troppo a lungo, troppo profondamente nel groviglio delle cose interiori, per non cercare in quelle esteriori una cosa sola, la semplicità… Non è il fatto che in montagna ci si debba arrampicare coraggiosamente, mentre al mare si riposa calmi sulla sabbia. Ma io conosco lo sguardo con il quale si accarezza l’una e l’altro. Occhi sicuri, audaci, felici, pieni di iniziativa, di coraggio e di risolutezza, vagano di vetta in vetta; ma sulla vastitià del mare, che trasporta le sue onde con questo mistico e snervante fatalismo, scorre uno sguardo velato, sognatore, sapiente e disincantato, che è già profondamente entrato in viluppi dolorosi… Salute e malattia: ecco la differenza. Si scala arditamente la meravigliosa molteplicità delle cime frastagliate, delle vette e dei dirupi, per mettere alla prova la propria energia vitale, non ancora consumata. Ma si cerca riposo sull’ampia semplicità delle cose esteriori, stanchi dei grovigli di quelle interiori. »
Da I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia, Thomas Mann.