Uova fresche: dalle atrocità della produzione intensiva agli inganni pubblicitari

Creato il 17 dicembre 2010 da Spesacritica

Oggi tratteremo un argomento piuttosto delicato e spinoso, ovvero la produzione delle uova (di gallina).

Le uova di gallina sono un alimento imprescindibile della nostra alimentazione: le usiamo in cucina, per preparare dolci e piatti di vario genere, o le consumiamo direttamente cucinandole in svariati modi. Nell’industria poi, sono altrettanto utilizzate, in quanto costituiscono uno degli ingredienti principali dei prodotti dolciari (e non solo) della grande distribuzione, come merendine e prodotti da forno, o i panettoni e pandori che per tradizione si consumano in questo periodo.

Le uova fresche che comunemente troviamo negli scaffali del supermercato non sono però tutte uguali. All’apparenza possono esserlo, anche grazie alle confezioni, ma la maggior parte delle persone ignora ciò che si nasconde dietro quelle simpatiche e accattivanti etichette “bucoliche”.

Innanzitutto si nasconde un mondo fatto di atrocità e condizioni di vita disumane per i poveri pulcini e galline. Come testimoniano i video che troverete di seguito (cui sconsigliamo la visione alle persone impressionabili) la produzione delle uova si basa su metodi di selezione degli animali a dir poco atroci. I pulcini maschi, quindi non utili alla produzione delle uova, vengono trasportati su dei rulli come se fossero merce, separati dalle femmine che diventeranno galline ovaiole, e buttati VIVI nel tritacarne per farne mangime. Ci fermiamo volutamente qui con la descrizione delle atrocità perpetrate su questi poveri animali e lasciamo la parola ai video. Ci teniamo solo a precisare che ciò che mostrano questi video sono procedimenti standard, utilizzati negli stabilimenti di tutto il mondo, Italia compresa.

Fatta questa doverosa premessa, torniamo a parlare di uova. Esse, secondo la legge, sono selezionate in 4 diverse origini, cui è assegnato un numero da 0 a 3, e che è riportato sulla confezione o su ogni singolo uovo presente nella stessa.

Ecco cosa si nasconde sotto questi numeri:

0: Uova da allevamento biologico

  • Allevamento all’aperto, con almeno 4 mq di spazio al coperto e 6 all’esterno per ciascuna gallina, vegetazione e laghetto all’esterno, nidi trespoli e lettiere al coperto. Le galline sono libere di razzolare e alimentate esclusivamente con mangimi biologici.

1: Uova da allevamento all’aperto

  • Allevamento all’aperto con vegetazione ed almeno 2,5 mq di spazio per ogni gallina.  Le galline vengono alimentate con mangimi standard, a discrezione dell’azienda.

2: Uova da allevamento a terra

  • Allevamenti al coperto. Le galline (ben 7 per ogni metro quadro) sono stipate in enormi capannoni senza finestre e con luce artificiale, con paglia e sabbia sul terreno e distributori di cibo e acqua comuni. Le condizioni igieniche sono ovviamente indicibili, alle galline viene amputata la punta del becco per evitare lesioni nelle lotte che si scatenano a causa del sovraffollamento.  I mangimi di questi allevamenti intensivi contengono spesso farine di carni di animali vari (spesso gli stessi pulcini triturati vivi di cui parlavamo pocanzi) misti a cereali e OGM vari di bassa qualità.

3: Uova da allevamento in gabbie

  • Le galline sono stipate in enormi capannoni muniti di gabbie a batterie, senza finestre e con luce artificiale. Vi sono ben 25 galline in 1 mq, ed ogni gallina ha a disposizione per tutta la sua breve vita uno spazio equivalente a un comune foglio A4 per stampanti… Anche in questo caso viene amputato il becco, le condizioni igeniche sono pessime e i mangimi usati contengono ogni genere di amenità,  anche farine di carni di animali (scarti di macellazione) e viene fatto largo uso di antibiotici e altri farmaci… In molti stabilimenti tra l’altro, le galline vengono sovralimentate e tenute sotto illuminazione artificiale per più ore rispetto a quelle del giorno, per farle “crescere” più rapidamente.

Inoltre le uova sono classificate per categorie di freschezza:

  • Categoria  “A EXTRA”:  uova “freschissime”, non trattate e non refrigerate, con camera d’aria non superiore a 4 mm , e utilizzabili fino al 7° giorno dall’imballaggio o al 9° giorno dalla deposizione; trascorso tale periodo le uova possono essere commercializzate con il solo riferimento alla categoria A.
  • Categoria “A”: uova fresche comuni, non lavate, né refrigerate o sottoposte a trattamenti di conservazione, camera d’aria di altezza inferiore ai 6 mm, meno di 28 giorni dall’imballaggio.
  • Categoria “B”: tutte le uova che non rientrano nella categoria precedente, comprese uova di categoria A declassate. Sono destinate alle industrie alimentari di trasformazione (pastifici, produttori di maionese e prodotti dolciari), generalmente previa pastorizzazione.

Purtroppo, ad oggi, la produzione delle uova fresche deriva al 90% da allevamenti in gabbie, nonostante quest’ultimi saranno banditi dall’Unione Europea a partire dal 1° Gennaio del 2012.

Inutile dire quali varianti siano da preferire o da evitare. Noi ci limitiamo a consigliare, per la nostra salute e il nostro benessere, oltre che per una questione etico/morale, di scegliere solo uova da allevamenti biologici o all’aperto, compatibilmente con le proprie possibilità, oppure rivolgersi ai piccoli allevatori di fiducia nelle proprie zone, informandosi sempre bene sui mangimi utilizzati. Consigliamo anche, come sempre di non lasciarsi ingannare dalle pubblicità o dalle etichette bucoliche e rurali, in quel caso l’etichetta serve a distogliere l’attenzione dalla laconica scritta “uova da allevamento in gabbie”, che fra l’altro, in tali confezioni è  quasi introvabile, poichè stampata sempre in caratteri minuscoli e in posizione poco visibile.


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