Urgono le fondamenta della Pace in un mondo guerrafondaio /Riflessione

Creato il 25 novembre 2012 da Marianna06

Oggi, domenica, è la festa di Cristo Re, un Cristo che, per i credenti, è portatore di amore e di concordia.

Un Cristo che,con la sua venuta nel mondo, ha proposto,  attraverso l’ esempio personale, che un ordinamento nuovo delle relazioni  tra gli uomini è possibile.

E questo in un mondo che,alla fin fine, se ci fosse stato maggiore ascolto della Parola e maggiore coerenza nell’agire umano,sarebbe stato e sarebbe  vissuto  con spirito di servizio, rispetto della libertà di coscienza e dell’autonomia di ciascuno e di tutti.

Pago,assolutamente ,di ciò.

E, dunque, privilegiando quel “bene” prezioso, che è la pace tra le genti.

Dopo duemila anni sappiamo, invece, che questo è stato ed è sistematicamente sconfessato nella realtà storica e, purtroppo, a qualsiasi latitudine.

 Le guerre,  i milioni di morti , le sofferenze gratuite di secoli continuano a non insegnare nulla alla nostra contemporaneità.

 E’ bene ricordarlo, specie quando siamo presi da altre frenesie.

Hanno prevalso e continuano a prevalere, sempre e soltanto, interessi di parte ed egoismo.

E spessissimo fa capolino anche il protagonismo di certi “capetti”.

 Per tacere poi di altre “sozzure”(la corruzione),che sono costume corrente, nei confronti delle quali gli uomini paiono essere, oggi, addirittura anestetizzati: ( “così fan tutti!!! ”).

 Basta sfogliare un quotidiano,accendere la tv, seguire le news su internet, che la verifica è presto fatta.

 Occorrono, in effetti, pochi attimi.

Vediamo, ai nostri giorni, che gli stessi Stati,ridotti quasi a ”gusci vuoti”, sono divenuti ostaggio dell’economia e della finanza e chiamiamo tutto questo ,con una denominazione generica, “inconvenienti” della globalizzazione,di cui per altro non sempre riusciamo neanche a comprendere i reali  meccanismi.

La democrazia all’interno degli Stati, invece, può esistere se la volontà popolare è rappresentata da politici che non sono i “padroni” delle genti bensì espressione degli autentici bisogni della collettività e, per la realizzazione di queste esigenze, s’impegnano e lavorano con serietà e rigore.

Utopico per certe logiche correnti il "lavorare" ma non impossibile certo per “uomini di buona volontà”.

Nel lontano 1949, in una conferenza all’università di Chigago, Jacques Maritain, il filosofo francese, sosteneva che una pace duratura è possibile solo se si riesce a costituire un’autorità mondiale sovranazionale, che si doti di strumenti politici idonei  e sia in grado di vegliare sulla pace.

 Ma aggiungeva anche il pensatore francese che, perché questo sia,  occorre" lavorare" sulle “preparazioni lontane” a mutamenti antropologici e sociali profondi.

Innanzitutto la promozione e il rispetto dei diritti umani, che si può tradurre in presa di coscienza di quel bene comune universale, che si chiama pace.

Urge, allora, fermarsi a riflettere un attimo (la”Pacem in terris” ha compiuto cinquant’anni e i suoi contenuti sono ancora oggi di estrema attualità per chi volesse rileggerli), prescindendo dai modestissimi risultati ottenuti, ad esempio, dall’Onu nei diversi conflitti, che si sono poi  ugualmente susseguiti nel mondo e persino dopo la fine della seconda guerra mondiale. 

Semmai, bisogna in fretta rimboccarsi le “maniche” perché pace sia.

Non è più tempo di tramandare se si vuole evitare il peggio.

Non esistono guerre “giuste” (e questo lo dico in particolare per la “mia” Africa ) come non hanno avuto senso in passato e  hanno senso ,meno che mai, oggi come oggi , “guerre sante”.

Guai poi , per inciso, agli istigatori.

Occorre, allora, ricordarlo e ricordarlo sempre, sia per non essere indotti in assurde tentazioni  a casa nostra ma anche per deprecare, senza attenuanti o giustificazioni  di sorta, ciò che accade in casa d’altri.

  a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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