Sanders e Trump, ovvero la rivincita degli outsider. Il New Hampshire così ha deciso, lasciando a bocca asciutta Hillary Clinton da una parte, Ted Cruz e Marco Rubio dall’altra. Tra i prepubblicani sorridono, senza esagerare, John Kasich e Jeb Bush.
In campo democratico, a sorprendere non è tanto la vittoria di Sanders, quanto i voti di scarto sulla rivale ex First Lady. In termini percentuali 21 punti (60 a 39), che non è affatto poco per un socialista di 74 anni. Il New Hampshire è uno Stato strano, spesso “indeciso”, ma decisamente attivo (di solito la partecipazione alle urne è molto elevata). Dal 1952 al 1992 chi ha vinto qui, poi è diventato presidente e la campagna si fa (anche) porta a porta. Di recente, però, il New Hampshire non era stato altrettanto premonitore come in passato, chiedere a Hillary Clinton che nel 2008 sembrava rilanciarsi dopo la sconfitta in Iowa. L’attuale corsa, per lei, non è affatto compromessa. Anzi. A conti fatti il reale vantaggio di Sanders al momento è minimo, anche se quest’ultimo sta legittimando sempre più la sua candidatura. Che sarà pure anti-establishment, ma con il passare delle settimane appare sempre più credibile.
Alla “rivoluzione” di Sanders (“Il governo appartiene alla gente”), Clinton continua a proporre la sua visione universale e allo stesso tempo razionale. Così razionale da avere già archiviato il New Hampshire, pronta a strappare consensi in Nevada (il 20 febbraio per i democratici) e in South Carolina (il 27 dello stesso mese).
Ironia della sorte, vale per Trump quello che vale per Sanders. Di certo il New Hampshire non ha consegnato all’uomo d’affari le chiavi della Casa Bianca, ma almeno ha confermato che sarà un osso duro ancora a lungo (se non fino a fine corsa). Marco Rubio, l’eroe dell’Iowa che aveva fatto sperare la base del Gop in un candidato più moderato in grado di contrastare i populismi di Trump e Cruz, è rimasto indietro, complice un dibattito televisivo disastroso alla vigilia del voto. Alle spalle di Trump si è posizionato John Kasich (lui un vero moderato), che molti osservatori stanno indicando quale plausibile (e comodo) candidato vicepresidente in quanto governatore di uno Stato di norma decisivo per la presidenza, l’Ohio. Jeb Bush resta a galla, e per lui questa può dirsi la migliore notizia. Insomma, il rischio di dover archiviare anzitempo questa esperienza (come successo a Chris Christie, nonostante il recente massacro mediatico andato a segno ai danni di Rubio) era concreto, ma è stato scongiurato avendo superato, seppure di poco, l’ex delfino Rubio. A breve Bush avrà al suo fianco il fratello già presidente, George W.: il South Carolina – prossimo appuntamento per i repubblicani, il 20 febbraio – sarà un test fondamentale per l’ex governatore della Florida.
(anche su T-Mag)
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