USA: I grandi parchi 2014

Creato il 04 febbraio 2015 da Robertoveronesi

USA: I grandi parchi 2014

22 agosto – Emozione…si parte per gli USA! Volo Emirates fino a NEW YORK (8 ore) e poi 5 ore fino a LAS VEGAS con JET BLUE; se a questo sommiamo ben 9 ore di fuso, direi proprio che non è un viaggio da poco. Comunque non è noioso, perché si guardano film, si sente le musica, si gioca, si mangia e si beve a varie riprese, si dorme. Le ragazze sono entusiaste dello schermo interattivo personale che in effetti ci permette un’ampia scelta di occupazioni. Curioso l’aeroporto di LAS VEGAS, dove sono già presenti alcune slot machines, già occupate all’una di notte quando arriviamo…i “magnifici 7″ ritorneranno in questa pazza città tra alcuni giorni dopo aver gironzolato tra i parchi dell’Ovest. Per ora ci limitiamo a prendere l’auto (una DODGE bianca da 7 posti), che possiamo scegliere a nostro piacimento nel gigantesco parcheggio del noleggio (ci viene detto “Ci sono le chiavi su tutte le macchine, prendete quella che volete di questa grandezza”), poi ci avviamo verso il vicino HOTEL BEST WESTERN MC CARRAN INN per un riposo ristoratore nei nostri comodi lettoni queen size.

23 agosto – Interessante, abbondante e decisamente americana la colazione in hotel con waffel e sciroppo d’acero, pane tostato e burro di arachidi, muffins al cioccolato e frutti di bosco, ciambelloni, corn flakes e gran bicchieroni di caffè. Attraversiamo la STRIP e cominciamo a intuire la grandiosità kitsch degli hotel e dei casinò, sfarzosi e mastodontici, poi percorriamo una bella strada rettilinea nel bel mezzo del nulla del deserto fino a quando lasciamo il NEVADA e compaiono suggestivi canyons di roccia prima bianca e poi rossa e si entra nello ZION NATIONAL PARK. Ci procuriamo la PARK CARD per 80 dollari ad auto, che vale 1 anno per tutti i parchi degli USA, poi lasciamo l’auto al Visitor Center e prendiamo una navetta tra rocce rosse, strade panoramiche, pareti scoscese su cui è possibile fare free climbing, avvistiamo bambi e big horn e facciamo poi una bella passeggiata (la RIVERSIDE WALK) costeggiando il fiume, che si può anche risalire. Incontriamo numerosi scoiattoli per nulla intimoriti dagli umani, poi proseguiamo con l’auto tra splendidi paesaggi naturali con rocce levigate da vento e acqua: sembra un po’ un paesaggio dolomitico.

Usciti dallo ZION il panorama cambia radicalmente e troviamo fattorie con allevamenti di bufali e di struzzi.

Passiamo al RED CANYON, che ci anticipa quello che ci aspetta al Bryce Canyon con rocce arancioni-rosse che fiancheggiano la strada. Stiamo percorrendo la SCENIC BYWAY 12, che è considerata tra le strade più belle d’America con scenari mozzafiato e un susseguirsi di colori in contrasto con il cielo blu.

E’ stata una bella giornata di sole, ma alcune nuvolette si avvicinano coprendo il sole al tramonto, è comunque un impatto fantastico vedere il BRYCE CANYON dal SUNSET POINT, foresta di pinnacoli di pietra dai colori incredibili (gli HOODOOS). Facciamo una duplice curiosa scoperta: la prima è che qui in UTAH c’è un’ora di fuso di differenza rispetto al NEVADA dove eravamo stamattina e la seconda scoperta è che siamo a 2400 metri di altitudine e non ci siamo neanche accorti di essere saliti, è un altopiano: ecco perché appena scesi dall’auto abbiamo sentito un’aria frizzantina.

Pernottiamo al BRYCE CANYON LOG CAB in due splendidi cottage tutti in legno che profumano di resina, a TROPIC, un paesino (o meglio 3 case) appena fuori dal parco, ottimo punto di partenza per visitare il BRYCE. Siamo un po’ spiazzati dalla cena, perché a Tropic il miglior posto consigliato per la cena è il COWBOY GRILL, un camper circondato da tavolini, dove mangiamo hamburger e patatine, ma siamo all’aperto, non ci possono dare nemmeno la birra (!!!).

24 agosto – Un bel sonno ristoratore ci permette di svegliarci presto per affrontare con entusiasmo il BRYCE per il quale abbiamo grandi aspettative che non rimarranno deluse. Facciamo colazione in un locale molto simile a quello di Alfred di “Happy days” con muffins, pancakes, brioches, accompagnati da caffè e cioccolata messi nei classici bicchieroni in polistirolo che ti puoi portare in giro (rimangono sempre bollenti!).

Un branco di cerbiatti ci accoglie all’entrata del parco e cominciamo il trail affascinante (NAVAJO LOOP) di circa 3 Km tra profondi anfiteatri naturali e rosse formazioni rocciose (gli HOODOOS) dalle forme più strane, tozze, contorte o allungate. Il sentiero termina in una stretta insenatura per poi proseguire nella foresta di pinnacoli di pietra dai colori sempre più incredibili fino a un ruscelletto fresco. La temperatura è ottima, il cielo blu, c’è il sole e c’è una lieve brezza ristoratrice, il panorama è spettacolare e unico.

Continuiamo a percorrere la SCENIC BYWAY 12 sempre bellissima e dal panorama vario tra mini canyons, sterminate vallate di roccia bianca, verdi praterie, formazioni rocciose giallo-arancioni fino ad arrivare all’ESCALANTE, valle ampia che poi si trasforma in un susseguirsi di tornanti tra le pareti di roccia, arrivando addirittura a 3000 metri fra verdi boschi.

Nel pomeriggio ci fermiamo al CAPITOL REEF NATIONAL PARK, formato da un susseguirsi di rocce maestose di colore rossastro, in passato abitato dai mormoni. Improvvisamente il panorama cambia e si entra in un’ampia valle dalle rocce grigio-bianche. Poi ancora mutamenti: strada rettilinea che sembra finire in mezzo al nulla. In lontananza si vede un temporale e pare che ci avviciniamo, anzi è proprio verso la GOBLIN VALLEY dove dovremmo andare, perciò desistiamo e ci avviamo verso MOAB, dove abbiamo prenotato al MOTEL 6. Ceniamo alla BREWERY MOAB con bistecche, patatine e birrozze e poi curiosiamo in qualche negozietto del paese. Oggi abbiamo macinato molte miglia tra panorami sempre diversi e spettacolari, siamo molto soddisfatti!

25 agosto – Nuovo giorno, nuovo parco. Colazione da STARBUKS con muffins al cioccolato, poi entriamo all’ARCHES NATIONAL PARK che ci accoglie con scenari impressionanti, colori vivissimi, cielo terso, sole. Prima passeggiata al BALANCED ROCK, grande massa in equilibrio precario su una guglia, che sembra il grande sasso che Willy il Coyote cerca di far cadere con una leva su Bip-Bip. Il successivo trail di circa 6 Km è un po’ più impegnativo , siamo a 1500 metri, ma fa caldo anche perché prima si affronta un leggero saliscendi, poi si scala un sentiero completamente roccioso fino a che, dopo una svolta, si arriva all’impressionante DELICATE ARCH, adagiato su un ampio anfiteatro digradante in una conca naturale: è il simbolo del parco e dello UTAH ed è a dir poco affascinate. Non ci accontentiamo e affrontiamo altri 2 Km di passeggiata fino al LANDSCAPE ARCH, lungo più di 91 metri, il più grande arco naturale del mondo.

Entusiasti degli ARCHES ripartiamo nel pomeriggio attraversando ancora le tipiche strade dritte dritte nel nulla, caratteristica immagine dell’America: si canta, si chiacchiera, si ascolta una musica di sottofondo adeguata.

Per arrivare alla MONUMENT VALLEY attraversiamo la panoramica HIGWAY 163, entrando in ARIZONA fino alle nazioni NAVAJO: la terra è sempre più rossa, si incomincia a distinguere il profilo dei MITTENS in lontananza, antiche rocce gigantesche che si innalzano sopra un deserto che sembra sconfinato.

Ci fermiamo al GOOSENECK STATE PARK, poco segnalato ma scoperto da Beppe nei suoi approfonditi studi di viaggio: è un curiosissimo e affascinante canyon con tre ravvicinate anse del fiume ST. JUAN.

Ai lati della strada compaiono banchetti degli indiani che vendono oggetti di artigianato, si ha una forte sensazione di deja vu, perché Hollywood ha utilizzato questo scenario mozzafiato per moltissimi film sul selvaggio WEST. Purtroppo il cielo è piuttosto nuvoloso e i colori non sono vividi come dovrebbero essere, ma non ci scoraggiamo, entriamo nel parco e affrontiamo con la nostra auto la strada dissestata con grandi buche che serpeggia tra i mittens con varie soste panoramiche, Bobo è alla guida e Beppe fa da navigatore. Ci aspetta una splendida sorpresa per il tramonto…le nuvole si alzano, il sole fa la sua comparsa e le formazioni rocciose si tingono finalmente del rosso del tramonto: spettacolari le foto con le nuvolette di sfondo! Rimaniamo alla MONUMENT VALLEY fino a quando non diventa buio del tutto, per fortuna avevamo scelto un hotel nella vicina cittadina di KAYENTA, dove arriviamo dopo le 21. In realtà cittadina è un eufemismo, come per il resto dei centri abitati visti fino ad ora, ci sono solo alcuni hotel, qualche pseudoristorante e alcune anonime casette nel nulla; il nostro hotel (HAMPTON INN) è molto carino, accogliente e ha arredi e ambientazione navajo.

26 agosto – Al risveglio siamo un po’ sconsolati perché il cielo è nuvoloso e le previsioni non promettono bene proprio oggi che vogliamo visitare l’ ANTELOPE CANYON… partiamo contando anche questa volta nella magia bobica, che non ci tradirà: il cielo si rasserena parzialmente appena arrivati a PAGE e decidiamo di dedicarci subito alla visita del LOWER ANTELOPE CANYON, che, facendo parte dei territori navajo, può essere raggiunto solo con le guide indiane a pagamento. E’ una straordinaria “fessura” stretta del canyon formatosi per l’erosione di arenaria nella quale si può camminare, alto fino a 10-20 metri: è assolutamente impressionante sia per i colori sia per le ravvicinatissime pareti sinuose e levigate.                                    

Stanno tornando i nuvoloni, perciò facciamo subito una passeggiata verso un altro punto panoramico sensazionale, l’ HORSESHOE BEND, gigantesco sperone roccioso attorno al quale il Colorado disegna un’ansa che ricorda un ferro di cavallo, creando un colpo d’occhio magnifico. Ci fermiamo a riposare e a godere del panorama sullo strapiombo e poi, passando l’imponente DIGA DI GLEN CANYON, costeggiamo il LAKE POWELL, in cui il colore intenso del lago artificiale contrasta con le formazioni rocciose rossastre circostanti. Sostiamo in un’area pic-nic, mangiucchiamo patatine e frutta, ma comincia a piovere e ci rifugiamo in paese, dove non possiamo resistere e facciamo un po’ di shopping navajo. Poi andiamo in hotel (COMFORT INN E & SUITE PAGE) e ci rilassiamo un po’ in piscina. Buona cena messicana al ristorante EL TAPATIO a base di tacos e faitas, poi ci imbattiamo nella festa del paese e ascoltiamo un gruppo che canta musica country seduti su balle di paglia, circondati da ragazzi con cappelli da cow-boys.

27 agosto – Sole, sole…colazione all’aperto con waffels e ciambelloni e si parte entusiasti verso il GRAN CANYON, siamo a 2170 metri ma anche qui non sembra di essere così in alto perché si viaggia su un altopiano, la strada scorre tra bei boschi di pini e…improvvisamente lo troviamo lì sotto scavato da millenni dal Colorado con pareti vertiginose, impressionanti, enormi. Decidiamo di visitare il SOUTH RIM, più accessibile, anche se molto frequentato, dove percorriamo in parte a piedi e in parte con lo shuttle un bel sentiero che costeggia il canyon, fermandoci più volte ai numerosi view points da cui non si possono contare le foto degli imponenti e spettacolari strapiombi. Ci sono visitatori di ogni nazionalità, ma tantissimi sono gli americani, appassionati da sempre delle escursioni e del trekking nel GRAND CANYON.

Percorriamo la DESERT VIEW DRIVE e troviamo i nostri panorami preferiti al MARIPOSA POINT, all’HOPI POINT e alla DESERT VIEW TOWER. Aspettiamo che lo spettacolo del GRAND CANYON raggiunga il suo apice al tramonto quando l’orizzonte si infiamma e le rocce diventano di un rosso quasi irreale. Con queste immagini negli occhi raggiungiamo il GRAND HOTEL TUSAYAN, ottima scelta anche questa perché è a pochi chilometri dallo strapiombo, è tutto in legno ed è molto carino. Cena in una bella STEAK HOUSE con un tipico piatto americano: bisteccona di manzo, pannocchia, patate al cartoccio e fagioli. Splendida l’idea che abbiamo di tornare a vedere il GRAND CANYON di notte, non c’è nessun inquinamento luminoso e la stellata che ci godiamo è indimenticabile.

28 agosto – Ultima occhiata mattutina allo strapiombo, troviamo tantissimi scoiattolini che si scaldano al sole sulle rocce. Capatina al Visitor Center per qualche simpatico acquisto (puzzle, libro fotografico, magnete). Poi si riparte, il viaggio oggi si prospetta lungo, ma non ci annoiamo soprattutto perché siamo in macchina (che tra l’altro è molto comoda) tutti e 7 insieme e così chiacchieriamo, leggiamo notizie su quello che visiteremo, sentiamo la musica, guardiamo il panorama…le ore passano davvero velocemente.

Una parte del percorso (da SELIGMAN a KIGMAN) si svolge sulla strada più famosa degli Stati Uniti, la ROUTE 66, simbolo del senso di libertà delle grandi strade americane. Molti edifici e cartelli stradali ricordano il periodo d’oro di questa strada negli anni Quaranta e Cinquanta e ci sono parecchi negozietti che vendono la gadgettistica più varia con il simbolo ROUTE 66. Tappa al villaggio minerario fantasma di CHLORIDE dove facciamo qualche foto ambientata nel vecchio FAR WEST. E poi…nel bel deserto meridionale del NEVADA compare quasi un miraggio: LAS VEGAS, città del divertimento che non dorme mai. Prima di tutto un po’ di shopping in un gigantesco outlet con alcune strisciate di carta di credito soprattutto alla LEVIS e alla VANS. Ed eccoci al nostro opulento e ridondante hotel: il LUXOR enorme ed elegante. Si entra nella piramide attraverso le zampe di una sfinge tra geroglifici del tempio di Karnak, obelischi e ascensori inclinati fino alle nostre camere all’11° piano (camera 11110) che ha la finestra anch’essa inclinata con vista sull’HOTEL EXCALIBUR. Il Luxor si trova all’inizio della STRIP, la via di circa 7 Km su cui si susseguono tantissimi mastodontici hotel dall’architettura fantastica, ciascuno con 5000-6000 camere e grandissimi casino’ con un numero spropositato di slot machines a tavoli da gioco. Lungo la strada c’è una folla vestita nel modo più vario e stravagante, di ogni nazionalità, davanti agli hotel tante limousine, tante cappelle per matrimoni-lampo, uno sfavillante insieme di luci al neon. Tra i lussuosi alberghi a tema, in ciascuno dei quali si può entrare, guardare, giocare, mangiare, ci avventuriamo nel BELLAGIO, lussuosissimo ma per i nostri gusti di un kitsch imbarazzante ispirato al lago di Como (non si sa come!), nel NEW YORK, nel CAESAR PALACE, nel perfetto stile degli antichi romani con statue e nel VENETIAN. Tra i numerosi spettacoli gratuiti presenti ovunque assistiamo ai giochi musicali davanti al BELLAGIO e all’eruzione del vulcano davanti al MIRAGE.

Cena all’HARD ROCK CAFE’, per la gioia delle ragazze, con l’acquisto di rito di alcune magliette. Curiosità e stupore ci spingono a camminare tantissimo, tornado al LUXOR con i piedi distrutti.

Ci manca una cosa: una puntata alla roulette per tentare la fortuna…piccole giocate, piccole perdite…pazienza! Curioso che in un ambiente così libero, dove tutti possono fare tutto, le ragazze (che hanno meno di 21 anni) neanche si possono avvicinare a vedere i tavoli da gioco e non possono nemmeno entrare nei bar dove vendono alcolici (!!!)

29 agosto – Pur essendo l’apoteosi della follia umana, dell’opulenza e del kitsch, LAS VEGAS ha il fascino della curiosità e ci dispiace un po’ lasciarla. Basta fare pochi Km e dalla folla si passa allo sconsolato nulla del deserto fino ad arrivare alla meta di oggi, la DEATH VALLEY. E’ un luogo decisamente inospitale per il clima molto molto caldo, un vero forno naturale soprattutto in estate, ma nello stesso tempo ha un incredibile fascino per la vastità e la varietà del panorama tra rocce, dune, piccoli canyons, laghi salati asciutti. La prima sosta è a BADWATER, imponente distesa di sale che si trova a 85 metri sul livello del mare e sulla quale si può passeggiare. Bellissimo il loop di ARTIST DRIVE, una strada che conduce attraverso una zona in cui le rocce della DEATH VALLEY assumono le più varie sfumature di colore, con il clou all’ARTISTS PALETTE, che per la quantità di colori ricorda la tavolozza di un pittore. Ci fermiamo per godere un attimo del refrigerio dell’aria condizionata al VISITOR CENTER di FURNACE CREEEK, perché il caldo è davvero infernale, sembra di essere in un forno e si arriva fino a 48 gradi!

Malgrado la temperatura, è imperdibile la piccola passeggiata allo ZABRISKIE POINT, dove distese di rocce che sembrano dune si estendono per 360°; per sopportare il caldo qui Rossana versa acqua sulla testa delle ragazze e i capelli si asciugano quasi istantaneamente. Affascinanti anche le SAND DUNES, dove si può gironzolare sulla sabbia bollente con alberi secchi sullo sfondo.

Usciti dalla DEATH VALLEY la temperatura diventa più sopportabile, il panorama però è sempre spettrale fino a che si arriva in una zona un po’ più abitata e al paese in cui pernotteremo, BISHOP, al TRAVELODGE, che ha l’aspetto del classico motel dei film con le file di camere e le auto parcheggiate davanti. Scopriamo che la specialità del posto sono i gamberi e ci viene segnalato il ristorante annesso al bowling, con atmosfera da “Happy days”, dove ceniamo con ottimi gamberi fritti o marinati o bisteccone. Non possiamo resistere dal fare una partitona a bowling, anche se con un po’ di vergogna per il paragone con i nostri vicini di corsia americani che fanno uno strike via l’altro!

30 agosto – Prima di lasciare BISHOP facciamo una tappa in una panetteria segnalata da Tripadvisor (ERICK SCHAT’S BAKKERY) decisamente invitante sia per il salato (pane, focaccia) sia per i dolci (plumcake, muffin, biscotti…).

Oggi si cambia totalmente panorama, altitudine e temperatura, infatti ci attende lo YOSEMITE NATURAL PARK, affascinante, anche se per molti aspetti è simile alle nostre Dolomiti. Si entra nel parco attraverso la fantastica TIOGA ROAD tra pini, dune e ampie formazioni di roccia bianca, laghetti attorno ai quali ci fermiamo a passeggiare, prati e alte montagne…si arriva ai 3000 metri del TIOGA PASS e qui siamo a 15 gradi (bel contrasto con i 48 gradi di ieri!). Al VISITOR CENTER ci sono tanti escursionisti, ma oggi è sabato e c’è anche chi viene qui solo per l’week-end, ammiriamo l’incredibile parete dell’ HALF DOME, ma purtroppo non è la stagione per vedere le cascate (io e Bobo le avevamo viste nel nostro precedente viaggio negli Stati Uniti a maggio ben 18 anni fa!). Proseguiamo la strada di montagna tra gli alberi fermandoci in vari spettacolari punti panoramici fino a MARIPOSA GROVE, dove passeggiamo tra le impressionanti sequoie giganti.

Arriviamo per cena a MERCED, ceniamo con fish and chips, pollo fritto e polpettone, ci chiedono il passaporto per bere la birra, Rossana l’ha lasciato in albergo e non gliela danno (ma come porta bene i suoi 47 anni!). Anche oggi pernottiamo in un tipico motel (RODEWAY INN), un po’ rumoroso in verità.

31 agosto – Si riparte alla volta di SAN FRANCISCO, considerata la città statunitense di aspetto più europeo. Approfittiamo del fatto che è una splendida giornata di sole per salire sulle due colline gemelle, TWIN PEAKS, da cui si gode una gran vista su tutta la baia e la città. Poi tappa al quartiere MISSION per ammirare qualcuno dei numerosi murales che coprono le case.

Pic-nic nel parco di ALAMO SQUARE, ottimo punto di osservazione delle belle case vittoriane in legno con sullo sfondo i grattacieli del FINANCIAL DISTRICT. Prendiamo possesso delle camere del’albergo (TOWN HOUSE MOTEL), in ottima posizione in LOMBARD STREET e da qui cominciamo ad esplorare la vivace parte della città del litorale da FISHERMAN’S WHARF, con i numerosi banchetti che cucinano granchi e vari frutti di mare, ai vari PIER tra cui il PIER 39 dove vive una colonia di leoni marini che prende il sole sulle boe. E’ domenica, c’è il sole anche se non fa caldo (a San Francisco non fa mai caldissimo), perciò oltre ai turisti ci sono tantissime persone del luogo che passeggiano tra moli, negozietti, banchetti e bar. Assaggiamo quello che ci viene decantato come un pane speciale, incuriositi anche dal fatto che è “pane al formaggio ASIAGO”…niente a che vedere con il nostro pane né con il vero Asiago, poi acquistiamo qualche maglietta e caramelle in un invitantissimo negozio stracolmo di caramelle di ogni genere.

Cena al RISTORANTE ALIOTO’S, dove il piatto più particolare, che non possiamo fare a meno di prendere e che ci piacerà molto, è il CLAM CHOWDEN, zuppa di granchio servita in una pagnotta.

1 settembre – Un’altra bella giornata di sole pieno che sara’ dedicata all’esplorazione di San Francisco a piedi, per noi il mezzo migliore per visitare la città che permette di cogliere i dettagli, di curiosare per le vie e di guardare la gente. Proseguiamo sulla via del nostro hotel, LOMBARD STREET, fino ad arrivare al famoso tratto tortuoso pieno di curve: niente di particolare!

Passeggiamo per le vie di CHINATOWN, dove è presente la più vasta comunità cinese fuori dall’Asia, qui ritroviamo autentici negozi con inquietante cibo e prodotti di vario genere esposti ovunque. Sbirciamo nella fabbrica dei biscotti della fortuna (che naturalmente assaggiamo e acquistiamo: buoni!) e poi passiamo per il FINANCIAL DISTRICT fino ad arrivare al di sotto della TRANSAMERICA PYRAMID, simbolo di San Francisco. Scopriamo che oggi è la festa del lavoratore e, pur essendo lunedì, tutti gli uffici sono chiusi, perciò il quartiere non è molto movimentato. Arrivati a UNION SQUARE mangiamo un hot-dog e poi facciamo una tappa alla CHEESE CAKE FACTORY, che si trova all’ultimo piano di MACY’S (buona!). Per la gioia di Beppe shopping selvaggio per i numerosissimi negozi di ogni genere e specie che si trovano qui attorno. Sempre a piedi torniamo in hotel, per le vie troviamo tanti caratteristici CABLE CAR con i passeggeri appesi ai sostegni.

Prendiamo la macchina per arrivare al GOLDEN GATE BRIDGE per l’ora del tramonto e poterlo poi ammirare anche dall’altro lato, dove si trova il paese di SAUSALITO, decantato come “Portofino dell’Ovest” dalle guide, ma che non ha nessuna parentela neanche lontana con Portofino. Vorremmo fermarci a mangiare qui, ma è carissimo con piatti di pesce fino a 30 dollari e pizze addirittura a 22 dollari (!!), perciò decidiamo di ripassare al di là del ponte e cenare in un altro ristorante a FISHERMAN’S WHARF con insalate di gamberi e pesce fritto per poi tornare a vedere il GOLDEN GATE di notte.

2 settembre – Perfetto: oggi al risveglio c’è la tipica nebbia di San Francisco, quindi facciamo ancora qualche foto al GOLDEN GATE che emerge dalla nebbia, passiamo al GOLDEN GATE PARK e poi via verso l’aeroporto per quello che sarà un pomeriggio di transito verso lo YELLOSTONE con scalo aereo a SALT LAKE CITY. San Francisco, che a detta di quasi tutti dovrebbe essere una delle città più belle degli Stati Uniti, in realtà non ci ha entusiasmato, forse perché imparagonabile con qualsiasi altra città anche piccola europea e in particolare italiana per monumenti e attrazioni e anche perché veniamo dagli splendidi parchi; certamente gli americani sanno vendere bene la loro merce e spacciano per grandi attrazioni LOMBARD STREET o le CASE VITTORIANE che non sono proprio niente di particolare.

Arriviamo in serata a JACKSON, graziosa cittadina punto di partenza per la visita dei PARCHI NAZIONALI TETON E YELLOSTONE. Pernottiamo al VIRGINIAN LODGE, già prenotato mesi fa da casa con Booking. E’ stata un’ottima scelta decidere a priori tappe e alberghi, perché ci permette di arrivare con tranquillità anche tardi senza rischiare di non trovare posto (e sarebbe un bel problema perché a volte l’hotel successivo non è vicino), per di più non ci sono mai stati problemi e in tutti i casi la posizione era eccellente.

3 settembre – Passeggiata in mattinata per le vie di JACKSON HOLE che ha tanti bei negozi con vestiti e oggetti in stile western, gallerie e bei bar e saloon, nella maggior parte dei quali è appesa alla parete una quantità di animali impagliati mai vista da nessuna parte.

Si parte per il GRAN TETON NATIONAL PARK, c’è un bel sole e il cielo è terso al di sopra delle cime che si stagliano imperiose, evocando un senso di grandiosità. Negli spazi enormi che danno la sensazione di libertà si incontrano rare casette in legno. In una di queste BARN con i monti Teton sullo sfondo troviamo una coppia di sposi che fanno le foto di rito: mancava il matrimonio in cui una volta o l’altra ci imbattiamo sempre nei nostri viaggi!

Lo YELLOSTONE NATIONAL PARK ci accoglie con un bel cervo ai lati della strada, poi sostiamo ad una cascata e…proviamo l’emozione di vedere il primo dei tanti BISONTI che incontreremo, simbolo di Yellostone. Siamo a 2500 metri ma la temperatura è buona, mitigata dal sole. Qui la terra fuma ovunque e ci offre panorami dalle più svariate sfumature di colore in ognuna delle numerosissime “fumarole” che ci è possibile ammirare in tranquillità dalle passerelle allestite in vicinanza dei punti dove i fenomeni geotermici si svolgono, il più suggestivo dei quali è il GRAND PRISMATING SPRING.

Una delle attrazioni principali del parco sono i geyser, che fumano, rombano e restituiscono acqua alla terra, in particolare il più alto, l’ OLD FAITHFUL, imponente, anche se ci impressiona di meno dello STOKKUR islandese, perché il geyser europeo ha una bolla che sembra scoppiare improvvisamente, mentre l’OLD FAITHFUL, anche se molto alto, è più regolare.

Di nuovo in auto (ah, dimenticavo che è esattamente identica a quella noleggiata a Las Vegas, perciò la conosciamo già bene, anche se purtroppo anche questa non ha la porta USB), usciamo dal parco per raggiungere il bellissimo 320 RANCH, posto in MONTANA nel nulla più assoluto. Dormiamo in uno splendido cottage in legno con veranda e ceniamo nel ristorante con squisite bistecche di bisonte (sarà la cena più cara del viaggio, ma ne vale assolutamente le pena sia per l’atmosfera sia per il cibo).

4 settembre – Sole pieno anche oggi, ma decisamente freddo con la punta più bassa dell’escursione termica del viaggio (-2°C), impressionante se si pensa che pochi giorni fa eravamo alla DEATH VALLEY con +48°C!!!

Ottima colazione e poi si rientra nel parco in WYOMING per ammirare ancora bisonti, fumarole sempre suggestive al LOWER BASIN (con puzza di zolfo minore che in Islanda) e poi iniziare il DRIVE delle BOCCHE DI FUOCO. Oltre ai bisonti troviamo cervi, papere, capre, scoiattoli, ma purtroppo decidono di nascondersi alla nostra vista le alci (anche in Norvegia ci avevano snobbato!) e gli orsi bruni, che in realtà sono piuttosto pericolosi e non troppo socievoli (altro che Yoghi e Bubu…).

Nel pomeriggio arriviamo alle MAMMOTH HOT SPRINGS, maestose terrazze di travertino solcate da cascate di acqua, ma molto simili (anche se più piccole) a Pammukale in Turchia. E’ il momento delle belle cascate, la TOWER FALL alta 40 metri, scenografica tra i boschi e le UPPER AND LOWER FALLS, vicino alle quali facciamo una bella passeggiata.

Per raggiungere l’hotel scelto oggi dobbiamo uscire dal parco verso EST tra boschi di pini che si specchiano nel calmo YELLOSTONE RIVER e ampie aree di montagna martoriate dagli incendi con filiformi residui biancastri di alberi e nuovi pini che stanno crescendo.

Dopo aver avvistato una marmotta, arriviamo stanchi alla cittadina di CODY, leggendaria perché vi è sepolto BUFFALO BILL. Qui si respira ovunque un’autentica atmosfera da vecchio WESTERN, anche nel ristorante dove ceniamo benone (IRMA), disseminato di animali impagliati, bandiere americane e cimeli western. Stessa sensazione anche nel bell’HOTEL AMERIC INN dove pernottiamo.

5 settembre – Interessantissima la visita che facciamo in mattinata all’ OLD TRAIL TOWN, villaggio western con case, arredi e carrozze originali. Prima di lasciare CODY, capitale mondiale del RODEO, non possiamo mancare una piccola tappa dove si svolgerà questa sera il rodeo e dove ora tanti ragazzi e ragazze si stanno allenando, tutti con gran cappelli da cow-boy (Giada che ha comprato il cappello all’inizio del viaggio lo ha messo spesso sentendosi sempre a suo agio): sembra di essere in un film!

Percorso a ritroso tra laghi, colline e rocce dalle forme più strane, ranch con tante mucche e cavalli. Fortunatissimo avvistamento di un’aquila segnalataci da Beppe, poi costeggiamo il JACKSON LAKE e facciamo una passeggiata al JENNY LAKE. Ovunque troviamo molti escursionisti, pescatori, scalatori, fotografi naturalisti di ogni età, rarissimi gli italiani.

Ritorno a JACKSON dove pernotteremo ancora al VIRGINIAN LODGE. Decidiamo di chiudere in bellezza con la cena al BAR J CHUCKWAGAN, carino non tanto per il cibo, quanto per lo spettacolo musicale di un simpatico gruppo di locali cow boys.

6 settembre – Sveglia all’alba per affrontare il lungo viaggio di ritorno con scalo a SALT LAKE CITY e a NEW YORK.

Le grandi aspettative che avevamo nei confronti dei parchi dell’WEST degli USA sono state ampiamente confermate e il nostro viaggio è stato davvero spettacolare tra grandissimi scenari naturali, ampi spazi e sensazione di libertà. Il successo del viaggio non dipende solo dalla magia dei luoghi, ma soprattutto dalla splendida compagnia che siamo noi 7. E’ il caso di complimentarsi in modo particolare con le ragazze, che, forse perché abituate fin da piccole ai nostri viaggi pazzi, hanno affrontato ciascuno dei 4700 Km percorsi con una gioia e un entusiasmo che rende noi genitori felicissimi.

USA: I grandi parchi 2014


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :