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Usa: le stampanti 3D si preparano a produrre organi umani?

Creato il 06 aprile 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Vengono usate per costruire giocattoli, armi, pezzi di ricambio per le stazioni spaziali, ma un giorno le stampanti 3D potrebbero addirittura produrre organi umani. Lo riporta Bloomberg News.

Un cuore creato con una stampante 3D (ridble.com)

Un cuore creato con una stampante 3D (ridble.com)

La tecnica è già usata nell’odontoiatria per costruire protesi e ponti e l’anno scorso ha permesso di creare una struttura di polimero modellabile che sostituito più del 75 per cento del cranio di un paziente. Ma a pensare di usarla per la produzione di organi umani e’ la società Organovo Holdings.

Negli Stati Uniti alcune aziende ci stanno già pensando: una start-up californiana, la Organovo, ha già “stampato” un piccolo frammento di fegato che misura 4mm x 4mm x 1mm: la procedura dura 45 minuti di tempo e altri due giorni, affinché le cellule riescano a crescere e maturare. E così, per anni, i ricercatori hanno tentato di costruire tessuti in laboratorio per creare lembi di pelle, vasi sanguigni, ureteri, ma fabbricare un organo è molto più complicato. Occorre avere, infatti, un supporto su cui far crescere simultaneamente diversi tipi di cellule. Questo sarebbe permesso dalla stampante 3D, con la quale sarebbe molto più facile perché si possono collocare le cellule giuste al posto esatto.

Pe prima cosa, i ricercatori coltivano cellule umane, che possono derivare da biopsie, oppure da cellule staminali sulle cosiddette capsule di Petri in modo che si moltiplichino. In questo modo si ottinene una sorta di “inchiostro biologico” con cui viene “caricata “ la stampante: quest’ultima è programmata per distribuire diversi tipi di cellule nelle tre dimensioni. Secondo gli esperti, però, il procedimento non è difficile: l’unico problema è rappresentato dal fatto che si usa materiale biologico, ben diverso, per esempio, dalla plastica che non muore se si lascia all’aria aperta anche per un pò di tempo.

Dalle pagine del Corriere.it, arriva il commento di Anthony Atala, direttore del Wake Forest Institute of Regenerative Medicine di Winston-Salem (North Carolina) ed uno dei pionieri della ingegnerizzazione dei tessuti. “Non penso che sarà possibile produrre organi da trapianto se non fra alcuni anni o forse decadi. Ma credo che il prossimo passo sarà quello di stampare lembi di tessuto che servano per riparare un fegato o altri organi che hanno subito un danno.” A quest’ultimo proposito gli studi clinici potrebbero cominciare entro cinque anni.

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