Di Andrea Degl’Innocenti
Il Cambiamento
Bastino i due esempi riportati da Kenneth Schortgen Jr in un articolo dell’Examiner: “Durante la Guerra Civile americana, l’allora presidente Abraham Lincoln sospese le libertà di parola e di stampa, revocò l’habeas corpus e il diritto a un processo giusto tutelato dal Sesto Emendamento. In occasione della Prima Guerra Mondiale il Congresso si rifiutò di dare al presidente Woodrow Wilson nuovi e più estesi poteri su risorse di vario tipo per collaborare con gli sforzi della guerra. Wilson, in risposta, emise un Ordine esecutivo che gli permise l’accesso a un controllo completo sugli affari, l’industria, il trasporto, l’alimentazione così come pure facoltà discrezionali per progettare e attuare politiche economiche”.
Nel dettaglio la legge varata da Obama assegna a lui ed ai suoi ministri un potere enorme nei campi di tutte le forniture di energia civili, tra cui petrolio e gas naturale, dei trasporti, basati quasi per il 97 per cento sul petrolio, dell’alimentazione, della sanità.
La legge regola la distribuzione delle le competenze in caso di disastro. Al Ministro dell’Agricoltura spetta la distribuzione e il razionamento delle risorse alimentari; al Segretario per l’Energia l’ottimizzazione di tutte le fonti energetiche; il Segretario per la Salute e i Servizi Umani si occuperà delle risorse sanitarie mentre il Ministero dei Trasporti di tutte le forme di trasporto civile; il Segretario della Difesa avrà il controllo delle risorse idriche e il segretario al Commercio rispetto a di tutti gli altri materiali, servizi e strutture, compresi i materiali da costruzione.
Si tratta di un controllo capillare che il governo americano sarà in grado di attuare sull’intero paese e sui suoi abitanti. Ciascuno di questi segretari, secondo la sezione 201, dal titolo "Priorità e degli Enti assegnazioni," sarà abilitato ad analizzare fin d’ora “i potenziali effetti di emergenze nazionali sulla capacità di produzione, tenendo conto di tutto il ciclo produttivo, compresa l’eventuale scarsità delle risorse, e sviluppare le misure di preparazione consigliate per rafforzare e aumentare le capacità di produzione in caso di emergenze nazionali”.
Il loro potere si può estendere, se necessario, fino a "controllare la distribuzione generale di qualsiasi materiale (compresi i servizi applicabili) nel mercato civile". Nella sottosezione D, l’Ordine dispone che, "Se un accordo non può essere raggiunto tra due segretari, allora la questione è deferita al Presidente”.
Nel suo complesso, la legge si basa sul principio che “gli Stati Uniti devono avere una base industriale e tecnologica in grado di soddisfare le esigenze di difesa nazionale e in grado di contribuire alla superiorità tecnologica del suo equipaggiamento di difesa nazionale in tempo di pace e in tempi di emergenza nazionale”. “In caso di una potenziale minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti” dovrebbero mettere in grado il governo di “intraprendere le azioni necessarie per garantire la disponibilità di risorse adeguate e capacità di produzione, compresi i servizi e la tecnologia critica, per esigenze della difesa nazionale”.
Molte voci autorevoli del giornalismo statunitense collegano l’approvazione dell’ordine esecutivo con l’eventualità, ritenuta sempre più probabile, di una guerra contro l’Iran, che scatenerebbe dure reazioni in Medio Oriente e complicherebbe molti rapporti diplomatici internazionali. In un articolo sull’Huffington Post, Edwin Black, saggista e giornalista investigativo del New York Times, collega il provvedimento ad un prossimo inasprimento dei rapporti con Teheran e alla probabile chiusura dello stretto di Hormutz, che taglierebbe gran parte delle forniture di petrolio al mondo occidentale.
Secondo il precedentemente citato articolo dell’Examiner, addirittura, la decisione sarebbe stata precipitata dalla certezza che i piani israeliani per attaccare l’Iran sarebbero entrati in una fase di conto alla rovescia che Washington si è dimostrato incapace di arrestare.
C’è però, a mio avviso, una seconda ipotesi, che pure non esclude categoricamente la prima. La legge potrebbe essere il definitivo compimento di quel capitalismo dei disastri teorizzato da Naomi Klein nel libro “Shock Ecomomy”. Dare il pieno potere di azione al governo in caso di guerra o disastri significa consentirgli di soffiare ancor più denaro in quel circuito di aziende e multinazionali che si occupano di sicurezza e ricostruzioni che da un po’ di anni a questa parte rappresentano il cuore dell’economia Usa.
Immaginiamo che accada un disastro naturale, o scoppi la guerra. È difficile immaginare che l’amministrazione americana, svuotata di funzioni e personale e ridotta a mero guscio rappresentativo dalla gestione Bush, sia in grado di prendere in mano la situazione e gestirla in prima persona, così a fondo come previsto dalla nuova legge.
Ciò che con ogni probabilità farà, sarà appaltare alle aziende private ogni singolo aspetto della vita dei propri cittadini, dalla spesa, alla sicurezza, all’energia, all’acqua. Un paragrafo della legge sembra confermare in parte questa teoria. In caso di emergenza, l’Ordine dovrebbe autorizzare "il capo di ogni agenzia impegnata negli appalti per la difesa nazionale" a procurarsi "e installare ulteriori attrezzature, impianti [...]."
L’amministrazione Obama sembra voler portare a compimento il cammino intrapreso dalla precedente. L’emergenza potrebbe tradursi in pratica in uno “shopping della sicurezza” da parte del governo, che potrebbe appaltare alle industrie private ancora più funzioni di quelle attuali. Che ci sia una guerra oppure no, si prepara un periodo buoi per la democrazia americana e, di conseguenza, per quelle di tutto il mondo occidentale.