Quasi tre miliardi di euro in più. L'azienda di Cupertino ha una maggiore liquidità del governo degli Stati Uniti.
Il 2 agosto è la deadline per gli Stati Uniti. Se arriva l'accordo repubblicani-democratici all'aumento del tetto del debito (stampando carta-moneta, emettendo treasury bond aggiuntivi sul mercato) tutto come prima. Crescerà l'indebitamento degli Usa e gli investitori istituzionali dei Bric (soprattutto la Cina e il Brasile in virtù dell'enorme surplus della propria bilancia commerciale) correranno a finanziarlo. Ma a pochi giorni dall'insolvenza tecnica (con la probabile sospensione del pagamento di stipendi e pensioni) arriva un dato shock: la Apple ha più liquidità del governo degli Stati Uniti.
IL CASO - Lo riporta venerdì la Bbc mettendo a confronto le cifre sullo sfondo del braccio di ferro a Washington sul tetto del debito. La liquidità dell'amministrazione Usa secondo le ultime stime del Tesoro è di 73,7 miliardi di dollari, mentre gli ultimi risultati finanziari del colosso di Cupertino parlano di 76,4 miliardi. Certo, il caso del "gioiellino" nato dalla volontà di Steve Jobs, in questi due ultimi ha aumentato a dismisura gli utili, macinando profitti su base mensile, trascinati dal cambiamento epocale provocato dai vari modelli di iPhone e ora di iPad, autentico fenomeno di consumo di massa in ogni parte del globo. Ecco perché in questi ultimi mesi si sono succeduti i rumors che indicano come Apple stia pensando alle acquisizioni di aziende hi-tech (si era parlato anche di Samsung) e abbia in pancia una dote finanziaria inesauribile, tale da far impallidire le possibilità di spesa degli Stati. Ora la notizia più clamorosa: la Apple, con sede sociale negli Stati Uniti, potrebbe pagare meglio e con più celerità gli stipendi dei dipendenti pubblici yankees. Soltanto avendo accumulato risorse economiche grazie alle sue "killer application", al suo vantaggio competitivo. E gli Usa, per rispondere alle richieste dei propri contribuenti, è invece costretta a stampare moneta, emettendo ulteriore debito (il cui effetto è anche la svalutazione competitiva del dollaro, utile per l'export) che andrà ad appesantire - anche al netto degli interessi - le possibilità di spesa delle future generazioni.
Via corriere.it