Incolumità. In effetti, un paio di tacchi a spillo non possono essere irrispettosi, non si tratta di andare in giro mezzi nudi, nel qual caso si parlerebbe, legittimamente, di atti osceni in luogo pubblico, ma un paio di tacchi non hanno mai fatto male a nessuno, se non alla schiena e ai piedi. Di questo ne sarà stata consapevole anche la preside dell'istituto che ha preferito "ritirarsi nell'ombra" e non commentare la vicenda. Ci ha pensato però, il soprintendente Janet Crawley che, con un acrobatico gioco di arrampicamento sugli specchi, ha detto che l'ordine è stato impartito, non per discriminare lo studente, ma per motivi di sicurezza. Cotman, con i suoi 15 centimetri di tacco, rischiava di cadere e per questo la scuola si sarebbe premurata di farglieli togliere. Ci sarebbe stata la stessa attenzione da parte dell'istituto se ad indossare i tacchi fosse stata una donna?
Prevenzione. Non è la prima volta che si verificano episodi del genere. In passato un altro studente americano, Jamie Love, è stato espulso, per poi essere riammesso a scuola, in quanto indossava abiti femminili. Analoga alla vicenda di Asante, quella di un altro studente che ricevette dal vicepreside della sua scuola, la Riverview High School in Florida, la richiesta di non indossare più scarpe con i tacchi "per prevenire atti di bullismo". In quella occasione, gli studenti dell'istituto organizzarono una manifestazione di protesta perché trovarono l'esortazione del dirigente scolastico decisamente omofoba. Di fatto, se all'interno di una determinata istituzione sono in vigore delle regole note a tutti e pubblicamente condivise, ci muoviamo nell'ambito della legalità e della giustizia, ma se le norme sono dirette solo ad alcune categorie di persone, allora è legittimo bollarle come discriminatore e intentare azioni di protesta.