L’uomo s’affaccia.
La mano tra i folti capelli
sembra voler continuare
ciò che le forze hanno abbandonato;
l’aratro, immobile riposa.
Rigoli di fatica,
ricordano
i tiepidi e pungenti raggi
sul rude volto;
volto ch’ora è rivolto
al riflesso puntuale e luminoso
delle dorate briciole di cielo
ch’incastonano materno ventre.
Luci e ombre si susseguono
al ritmo della vita.
Il corpo matura.
L’uomo s’affaccia,
disseta l’orgoglioso olfatto,
sazia l’impaziente sguardo.
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane