Una storia delicata, di non detti: sull’autostrada tra Asunción del Paraguay e Buenos Aires, un camionista deve trasportare una donna che non conosce e che ha con sè una bambina.
Una storia semplice, ma intensa, che ha già conquistato molti Paesi, partecipando con successo a numerosi Festival, oltre a quello di Cannes: dal London Film Festival, dove ha vinto il premio come miglior opera prima, al Festival di Biarritz.
In Italia il film è distribuito da Cineclub Internazionale Distribuzione, giovane realtà che ha già distribuito “Aspromonte” e “The Parade – La sfilata” e che sarà nelle sale nelle prossime settimane anche con il documentario “Era meglio domani”, presentato con successo durante la scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia e che avrà la sua anteprima nazionale allo Sciacca Film Festival, il 10 settembre. E ancora, in uscita altri film, come Aqui y alla (Premio Semaine de la critique Cannes 2012), Choco (Panorama Berlino 2012), Beyond the circle (Selezione Ufficiale Toronto 2011).
SINOSSI
Lʼautostrada tra Asunción del Paraguay e Buenos Aires. Un camionista deve trasportare una donna che non conosce. La donna non è sola. Ha con sé una bambina. Ci sono 1500 chilometri da percorrere.
NOTE DI REGIA
Non siamo certi del perché vogliamo fare un certo film finchè non è finito. Poi lo lasciamo andare. Mi sono chiesto ripetutamente perché stavo facendo questo particolare film. E durante il processo di realizzazione vennero fuori differenti risposte, ma non ero mai soddisfatto da nessuna di esse, nessuna mi dava la tranquillità di cui avevo bisogno.
Ora, guardando in retrospettiva, sento che il viaggio è iniziato quando mio padre si è ammalato, circa dodici anni fa. Da quel momento, ed essendo conscio di ciò, quello che consideravo il mio mondo cominciò a crollare, velocemente. Senza rendermene conto, mi sono sempre più isolato dalla mia famiglia e da me stesso. Da un giorno allʼaltro, dopo 10 anni di vita insieme, mi sono separato dalla mia moglie dellʼepoca e la spietata crisi che subì il mio Paese mi lasciò senza lavoro e quasi senza casa. Allo stesso tempo, in un periodo di pochi mesi. Era troppo.
Questo film parla della sofferenza per le perdite. Della solitudine che ho sperimentato. Del mio bisogno di sentirmi protetto da qualcuno. Del figlio che ero allora e del padre che non sono ancora diventato. Dellʼenorme sollievo che sentii quando realizzai che ancora avevo una famiglia, dopo che mio padre era morto. E che potevo riconnettermi con loro, e con me stesso. E della nuova famiglia che ho trovato quando ho incontrato Maria, mia moglie.
Una volta ho letto che noi scriviamo per qualcuno che è seduto nella terza fila del teatro. Questo film è dedicato alla mia famiglia, in particolar modo a mio padre, insieme al quale ho cominciato ad innamorarmi dei film. Ed è per Maria, e per i bambini che non abbiamo ancora ma che vogliamo avere. Mio padre non è più con noi per vederlo. Spero che i miei bambini verranno presto e che, un giorno, vedranno questo film.