Uscire dal blog: sulla mistica della Rete

Creato il 05 aprile 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Michele Marsonet. Penso sia difficile sottovalutare l’impatto che l’avvento di Internet ha avuto sulla vita quotidiana di ognuno di noi. Non siamo certo lontani dal vero dicendo che ha prodotto sia una nuova visione del mondo, sia un modo diverso di sviluppare i rapporti tra gli esseri umani.

Potente elemento propulsivo della globalizzazione, Internet ha letteralmente cambiato la realtà circostante, e non solo gli schemi concettuali che elaboriamo per interpretarla. E’ in un certo senso diventato esso stesso realtà, dando così ragione – a posteriori – a Jacques Ellul, Marshall McLuhan, e a tutti coloro che nel secolo scorso avevano delineato le caratteristiche della cosiddetta “società tecnologica”.

Era pure naturale attendersi che gli effetti si sarebbero manifestati in maniera pervasiva anche nella sfera della politica. Cos’è in fondo, quest’ultima, se non comunicazione destinata a convincere gli altri circa la bontà di un progetto volto a governare la società nel suo complesso? L’abilità comunicativa gioca in tale contesto un ruolo davvero essenziale.

Anche gli antichi lo sapevano. Senza tuttavia immaginare che, in un futuro che è poi la nostra epoca, sarebbe stato possibile automatizzare i processi comunicativi sino al punto di eliminare o quasi le barriere poste dallo spazio e dal tempo.

Le possibili conseguenze politiche di questo processo, che si è sviluppato in maniera molto rapida (se confrontato con i tempi della storia), in Italia sono divenute particolarmente visibili grazie all’esplosione del fenomeno grillino. Ci colpiscono senza scampo perché il movimento di Grillo non sarebbe ciò che è in assenza della Rete, né riuscirebbe a influire sulla fisiologica dialettica tra i partiti se il fondatore e i suoi seguaci non considerassero la Rete stessa quale giudice supremo del loro agire pubblico.

Su questo tema si possono trovare preziosi spunti di analisi e di riflessione nell’ultima opera di Evgeny Morozov, intitolata “To Save Everything, Click Here” (PublicAffairs, New York). Ancora più significativo il sottotitolo: “The Folly of Technological Solutionism”. Morozov è un giovane ricercatore di origine bielorussa che si dedica allo studio delle implicazioni politiche e sociali della tecnologia. Ha avuto incarichi alle università americane di Georgetown e di Stanford, ed è diventato famoso con il suo precedente libro “The Net Delusion”, tradotto in italiano col titolo “L’ingenuità della Rete” (Codice Edizioni). Attaccato duramente per l’aggressività dei suoi scritti, Morozov è comunque un punto di riferimento per chi cerca di capire quali potrebbero essere nel prossimo futuro le ricadute della sempre maggiore presenza di Internet in ambito politico.

“Il mondo – egli afferma – non deve funzionare come Internet”. Si sono a suo avviso diffusi su scala mondiale due assunti di base condivisi senza spirito critico. Il primo si chiama “Internet-centrismo”, il secondo “Soluzionismo applicato alla tecnologia”. I sostenitori dell’Internet-centrismo concepiscono la Rete come “una forza stabile e monolitica che domina qualsiasi ambito della società contemporanea”, forgiando addirittura la realtà a propria immagine e somiglianza. Da ciò consegue il “soluzionismo”, secondo il quale i problemi politici e quelli della vita quotidiana si possono risolvere al meglio pensando a cosa Internet ci chiederebbe in certe circostanze. Dal momento che il Web funziona (bene) in un certo modo e possiede regole precise, bisogna adeguarsi e far sì che ogni altra cosa si comporti alla stessa stregua.

Il risultato è la nascita di una sorta di religione o di mistica del Web, che porta gli adepti a credere con incredibile sicurezza di essere giunti alla “fine della Storia” nel momento di massima espansione della tecnologia. Ancora una volta siamo dunque alle prese con la pretesa “fine della Storia”, già prevista da Francis Fukuyama in un contesto diverso e poi smentita irrimediabilmente dalla storia stessa (con la “s” minuscola). Morozov però nota che “le tecnologie digitali non contengono soluzioni già pronte ai problemi sociali e politici che esse creano”. Di qui l’invito a non pensare che la complessità della politica si possa superare con lo streaming continuo o con un semplice click sulla tastiera del computer.

Parrebbe una classica analisi accademica, se non fosse che noi abbiamo a che fare in concreto con Beppe Grillo e il suo movimento. C’è da chiedersi quanti militanti del M5S si rendano conto, partendo dalla condanna della classe politica italiana, di essere imprigionati in un mondo virtuale di cui la Rete costituisce la vera ossatura. E quanti saranno capaci di sottrarsi alle scomuniche via Web per assumere posizioni di responsabilità personale.

Il mondo politico e sociale è composto da individui, o “persone” se si preferisce un termine più impegnativo. Gli individui si possono facilmente manipolare, ed è accaduto in continuazione nel corso della storia. Se questa è l’ultima frontiera della manipolazione ne prendiamo atto, augurandoci al contempo che l’Internet-centrismo non conduca i suoi adepti a diventare gli arbitri della politica che verrà.

Featured image, la piastrella del muretto di Alassio in provincia di Savona autografata da Grillo


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