Comporre buona musica pop è un duro lavoro ma, per fortuna, c’è ancora chi riesce a farlo con ottimi risultati. Saper cantare d’amore senza scadere nelle solite melense banalità, creare melodie semplici ma senza sbavature in grado di entrarti in testa al primo ascolto, accarezzare le parole senza ricorrere a inutili virtuosismi, unire tutti questi puntini per dare vita a un “disegno” godibile, spensierato e ironico non è datutti, ma il buon Giuseppe Peveri ha già dimostrato nel corso di questi anni di saper giocare al meglio con questi elementi diventando oggi uno dei punti di riferimento del panorama cantautoriale pop italiano.
“Io tra di noi” si presenta così come l’album della maturità per Dente e non delude le aspettative, pur mantenendo il riconoscibilissimo stile del cantautore emiliano, senza stravolgimenti ma in una veste sicuramente più immediata e “radiofonica” (in senso tutt’altro che dispregiativo) rispetto agli esordi.
L’apertura è affidata a “Due volte niente”, delicata introduzione basata tutta sul binomio chitarra-voce e su un testo abilmente costruito come un gioco di negazioni (“Non mi spaventano / le cose che non ho mai temuto / e non mi mancano / le cose che non ho mai avuto”). Gli arrangiamenti si fanno più corposi, ma sempre senza eccessi, già dalla seconda traccia “Piccolo destino ridicolo”, altro divertissement, sia musicale che lirico, che mette in risalto le ormai note capacità di Dente di giocare con spensieratezza con parole e note e che fa da preludio a quel piccolo gioiello che è “Saldati”, pezzo scelto anche come primo singolo dell’album, che, una volta ascoltato, difficilmente si riesce a non canticchiare senza sosta.
L’atmosfera non muta con “Casa tua”, traccia arricchita da una brevissima coda più che vagamente battistiana, mentre “Cuore di pietra” condensa in appena 48 secondi una dolcissima poesia minimalista (“Per la tua gonna turchese / per i fogli e le matite / io so, da lì te non ti muovi / anche se io ho palesemente voglia di te”) da cantare a voce bassa ed occhi lucidi, che, dopo qualche secondo di smarrimento, lascia spazio a “Giudizio universatile”, altro “piatto forte” di cui fare volentieri indigestione.
Battisti è inevitabilmente ovunque (“Io sì” e “Pensiero associativo” ne fanno incetta, oltre alle sfumature più o meno evidenti nelle tracce già citate) ma la tradizione cantautoriale italiana è presente anche con altre proficue influenze: impossibile non pensare a Dalla, ad esempio, ascoltando “Da Varese a quel paese”.
“Io tra di noi” scorre dunque in maniera piacevole, senza cadute né sbavature e tutti i pezzi si mantengono al di sotto dei 4 minuti, ad eccezione della traccia di chiusura “Rette parallele”, filastrocca sull’incompatibilità (“Se noi fossimo dei semafori / io sarei vicino a te / quando mi spengo io ti accendi tu /quando mi accendo io ti spegni tu” (…) “Io sono il lungo inverno e tu la bella estate / siamo rette parallele”) dall’incedere veloce che sfocia in un lungo epilogo al ritmo di samba.
Un album bello, senza troppi giri di parole ,forse poco indicato a chi è in cerca dei più impervi percorsi sperimentali, ignaro che a volte l’abbandonarsi alla dolcezza e alla semplicità possa regalare più di qualche minuto di buon umore, ma già da inserire tra le uscite più piacevoli di questo 2011 e far suonare a ripetizione nei prossimi mesi per riscaldare il cuore “anche se è inverno”.
Mario Esposito
Voto Mario: 7+
Voto Nico: 6,5
Tracklist:
1. Due volte niente
2. Piccolo destino ridicolo
3. Saldati
4. Casa tua
5. Cuore di pietra
6. Giudizio universatile
7. Da Varese a quel paese
8. Io sì
9. Puntino sulla i
10. La settimana enigmatica
11. Pensiero associativo
12. Rette parallele