Preceduto dai singoli “Get some” e “I follow the river”, ecco “Wounded Ryhmes”, il nuovo disco della svedese Lykke Li, che, a tre anni di distanza dall’album di debutto “Youth Novels”, conferma la sua fama di astro nascente della musica indipendente europea. Prodotto ancora una volta da Bjorn Yttling (Peter Bjorn and John) e pubblicato per la LL Recordings, “Wounded Rhymes” è un’originale miscela di indie rock, blues e quel pop anni ’60 tutto al femminile, dalle Supreme alle Ronettes, qui impreziosito da inserti elettronici che strizzano l’occhio a gruppi nordici come Fever Ray e Royksopp, con i quali la cantante ha collaborato più volte. Rispetto al disco precedente, stavolta Lykke Li dimostra un curioso interesse per percussioni e basi ritmiche (digitali e non) che accompagnano tastiere e sintetizzatori capaci di arricchire pezzi altrimenti scarni o poco convincenti. Oltre allo studio sulle ritmiche e su avvolgenti ambienti sonori, emerge un notevole lavoro sulla voce, decisamente meno acerba, e sull’armonizzazione vocale, efficace nei pezzi più orecchiabili. La giovane artista - classe 1986 - sembra sicura di sé, a suo agio anche in pezzi più “sporchi” come “Love out of lust” o “Get Some”, rock indiavolato in cui perfino le parole graffiano le orecchie di chi è ancora attaccato alla versione più angelica della musicista: “Like a shogun need an outcome / I’m your prostitute / you gone get some”. C’è spazio per un ritorno alle origini con “Silent my song”, solenne inno d’amore tra fiati, percussioni e cori sognanti, e la toccante ballad folk “Unrequieted Love”, dall’atmosfera carica di sentimento, capace di toccare nel profondo. Forse il pezzo più maturo del disco. L’album, dietro l’apparente semplicità che lo circonda, nasconde un cuore pulsante, un perfetto equilibrio di energia e lirico intimismo. Pur rientrando nella miriade di dischi prettamente indie rock, i cui cliché sono ormai ben noti, “Wounded Ryhmes” si rivela un’opera originale e irresistibile. Lykke Li conferma quella versatilità canora e musicale che già trapelava dal primo disco, mescolando con disinvoltura generi differenti in un album fresco e, senza ombra di dubbio, piacevole fino all’ultimo ascolto.
Voto Filippo: 7/10
Voto Nico: 7/10
Voto (Media): 7/10
Filippo infante
Tracklist: