Utilizzare terra arabile per i bio-combustibili: I carbon credits nella ‘Valle della Morte’

Creato il 07 dicembre 2011 da Tnepd

I brutti effetti dello ‘sviluppo pulito’ sostenuto dalle Nazioni Unite in Honduras.

di Jeremy Kryt
Global Research
In These Times – 30 Novembre 2011

  
Un ragazzo si trova vicino ad una capanna su una piantagione di palme nella Valle Aguan nel mese di agosto. Lo slogan recita "Area recuperata dal MUCA", che sta per "Movimento dei Contadini Uniti di Aguan". (Foto di Orlando Sierra/AFP/Getty Images)

VALLE di Aguan, HONDURAS- 3.000 chilometri quadrati, la valle del fiume Aguan nel nord-est dell’Honduras ha circa le stesse dimensioni della Death Valley in California. Ma pur essendo verde e fertile, il bacino dell’Aguan sta diventando famoso come "valle della morte." Dal gennaio 2010, almeno 45 contadini sfollati sono stati uccisi negli scontri per i diritti fondiari ad Aguan, e "il numero effettivo di omicidi è probabilmente molto più alto", secondo Annie Bird, co-direttore del gruppo di difesa dei diritti umani Rights Action (RA), che ha visitato l’Honduras nel mese di settembre.

Bird e altri critici dicono che la violenza ad Aguan è determinata dalla competizione per le risorse tra gli agricoltori locali e gli impianti di produzione di biocarburanti su larga scala. La valle è la patria di più di una dozzina di piantagioni di palma africana che forniscono energia "verde" in Europa e in Asia, così come di  un paio di impianti a biogas che funzionano come parte di una delle iniziative delle Nazioni Unite per la politica dei carbon credits.

"Le imprese agricole, dopo tutto, costituiscono il principale terreno agricolo ad Aguan," dice Bird. "Questo è quello che guida il conflitto qui".

Le piantagioni di palma africana sono state collegate anche alla violenza legata alla  terra in Indonesia, in Africa e altrove in America Latina, in quanto la domanda mondiale di biocarburanti è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. Ma l’uso del terreno agricolo per i carburanti, invece che per la produzione alimentare, ha provocato un picco dei prezzi alimentari a livello mondiale. Nel mese di ottobre 2011, il Comitato delle Nazioni Unite per la  Sicurezza Alimentare ha pubblicato un rapporto che cita la produzione di biocarburanti come una delle principali cause di carenza di cibo in tutto il mondo.

Ignorando il rapporto della loro stessa commissione, le Nazioni Unite continuano a sostenere i due impianti a biogas collegati alle piantagioni di palma africana nella Valle di Aguan, come parte del loro controverso programma Meccanismo per lo Sviluppo Pulito (CDM). Prodotto del Protocollo di Kyoto, il CDM permette ai governi e alle imprese dei paesi occidentali, il commercio dei crediti di carbonio con le imprese dei paesi in via di sviluppo che utilizzano energie rinnovabili e altre tecniche per risparmiare carbonio. I critici del programma CDM puntano al dilemma cibo-vs-carburante, come pure alla questione dell’"addizionalità", cioè se, o meno, un dato CDM esisterebbe senza gli investimenti decisi dalle Nazioni Unite. Ma Bird dice che c’è anche una componente morale.

"Con l’approvazione di investimenti in questi progetti, l’ONU si è reso complice di una crisi dei diritti umani," dice Bird. "E’ semplicemente vergognoso".

Uccisioni e sgomberi forzati

Entrambi i CDM ad Aguan utilizzano acque reflue ricche di batteri, derivate dall’estrazione di olio di palma, per la produzione di metano per il biogas. Ma il processo di cattura del metano è conveniente economicamente solo su larga scala e gli osservatori dicono che offre alle aziende locali un incentivo diretto a espandere le operazioni.

David Calix, portavoce del Movimento Campesino di Aguan (MCA), dice: "Negli ultimi due anni più di 1.500 famiglie contadine hanno perso le loro case, scuole e comunità a causa di sfratti forzati", tutti erano collegati agli sforzi per espandere la coltivazione di Palma Africana nella valle Aguan.

Nel mese di luglio, la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), ha pubblicato un rapporto sugli sfratti di Aguan e sugli attacchi armati contro le comunità locali, da parte delle "guardie di sicurezza della piantagione e milizie private", consentiti impunemente. Il documento FIDH ha costretto un paio di potenti investitori europei a recedere dal progetto CDM di Aguan e ha costretto il Parlamento europeo ad ordinare una missione d’inchiesta. Finora, tuttavia, queste misure non sembrano aver avuto alcun impatto sull’escalation della violenza.

Nel mese di agosto, più di due giorni di scaramucce tra le guardie e i contadini hanno provocato 11 morti. Pochi giorni dopo, altri due contadini sono stati assassinati, uno di loro, Pedro Salgado, è stato abbattuto nella sua casa insieme alla moglie. Un intero villaggio contadino è stato raso al suolo. La protesta internazionale è diventata così forte che ai primi di settembre, il governo honduregno ha inviato una forza di circa 1000 agenti speciali di polizia e soldati ad occupare la vallata.

Ma Bird  dice che invece di proteggere i diritti umani dei contadini, le forze di occupazione hanno dato una mano alla loro persecuzione. Sono emersi rapporti sul giro di vite sulle comunità contadine ,da parte di poliziotti e soldati che hanno anche preso parte degli sfratti. Gli attacchi  degli  "Squadroni della morte"  contro i contadini sono andati avanti quasi allo stesso ritmo che durante l’occupazione, con quattro omicidi nella stessa settimana all’inizio di ottobre. Nessun arresto è stato fatto per alcuna delle uccisioni, e nessun sospetto è stato rivelato.

Occupazione pericolosa

"Le truppe dicono di essere venute a portarci sicurezza, ma è una menzogna", dice il presidente dell’MCA Rodolfo Cruz. "Sono qui per servire gli interessi dei ricchi proprietari terrieri, gli stessi che controllano i politici nella lontana [capitale dell'Honduras] Tegucigalpa." Cruz è anche prosindaco di una piccola comunità contadina chiamata Rigores, che sostiene di essere stato minacciato di sfratto più volte, sia dalle guardie di sicurezza che dalle forze dell’ordine.

Cruz riferisce anche che i cittadini sono scelti in modo casuale, e che ci sono state retate di massa e arresti durante la caccia ai capi del movimento da parte delle autorità.

"Ci stanno accusando di avere armi, di formare una rivolta", dice Cruz, il cui figlio di 16 anni, Santos, sarebbe stato torturato per ottenere informazioni, mentre era in custodia della polizia, il 19 settembre. Cruz sostiene che l’MCA e altre organizzazioni sono movimenti pacifisti dediti alla resistenza non violenta.

Bird, che ha studiato il caso, ritiene che non vi è dubbio che il figlio di Cruz sia stato preso di mira dalle autorità perché suo padre è un portavoce di primo piano per la riforma agraria. "Fa tutto parte del loro modello di intimidazione", dice. "Non esiste un sistema giudiziario funzionante in Honduras". Come ulteriore prova della disfunzione legale, Bird fa notare che l’uomo d’affari con più partecipazioni ad Aguan, Miguel Facusse Barjum, secondo quanto rivelato recentemente da Wikileaks, ha forti legami con trafficanti di cocaina colombiani. "La polizia sta sfrattando i contadini dalla proprietà di un noto signore della droga", dice. "Questo dimostra quanto sia marcio il sistema."

Anche se a settembre ci sono stati accenni sulla stampa honduregna che la polizia ha catturato telefoni cellulari che dimostrano l’esistenza di un esercito ribelle forte di circa300 uomini, il capo della polizia honduregna Julio Benitez è molto più circospetto. "Noi veramente non sappiamo cosa sta succedendo ad Aguan", dice Avila. "Sappiamo che ci sono gruppi armati. Sappiamo che alcune persone sono state ferite in circostanze misteriose. Ma è molto complicato".

Quando è stato interrogato sulle accuse di brutalità della polizia, Avila ha rifiutato di rispondere, dicendo solo: "[La polizia dell'Honduras] è un’ organizzazione professionale. Ci comportiamo in modo professionale. Stiamo lavorando duramente per proteggere i contadini di Aguan e per proteggerli da criminali violenti".

Spingere per la riforma

"La situazione in Honduras è, ovviamente, molto preoccupante per noi", dice il presidente del consiglio del CDM Martin Hession. "Non vogliamo essere associati a questo tipo di cose in alcun modo". Hession dice che, a seguito della violenza ad Aguan, il Consiglio del CDM ha "aumentato la sorveglianza" riguardo all’approvazione di nuovi progetti.

Ma Eva Filzmoser, direttore del programma dell’Osservatorio sul CDM, con sede a Bruxelles, ritiene che sia troppo poco e troppo tardi. "Siamo profondamente delusi … che il progetto [Aguan] sia stato registrato nonostante le gravi preoccupazioni per presunte violazioni dei diritti umani", ha scritto Filzmoser in una e-mail.

Filzmoser denuncia il fatto che Hession e il resto del consiglio hanno scelto di ignorare i primi rapporti sulla violenza usciti dall’Honduras, quando hanno approvato il progetto nel luglio del 2011. Parte del problema è sistemico, scrive, derivante da una mancanza di controllo delle stesse parti interessate da parte dello stesso consiglio del CDM. "Il progetto [Aguan] non sarebbe mai dovuto essere registrato, se fossero in vigore le leggi appropriate", ha scritto Filzmoser.

Bird ravvisa anche un difetto nel programma CDM. "Se si porta via la terra alla povera gente per generare biocombustibili, in realtà  li si condanna a morte per fame", dice.

Hession dice che queste cose sono al di là della competenza del consiglio del CDM. "Non possiamo essere l’arbitro dei diritti umani in tutto il mondo." Al che Bird risponde: "Questo è l’unico, fondamentale mandato delle Nazioni Unite. I diritti umani sono ciò per la cui promozione l’Onu è stata creata. E il consiglio del CDM fa ancora parte delle Nazioni Unite"

Per Cruz, che è anche un contadino, la questione in gioco è più pratica che filosofica: "Vogliamo solo un posto per far crescere il nostro grano, far crescere i nostri fagioli," dice. "Tutto ciò che vogliamo è il diritto a lavorare la terra."

Jeremy Kryt è un laureato della Scuola di Giornalismo dell’Università dell’Indiana e del Writers’ Workshop dell’Università dell’Iowa . E’ inviato dall’Honduras dal mese di agosto 2009, e la sua cronaca della crisi è apparsa, o è in procinto di apparire, sull’Earth Island Journal, sull’Huffington Post, Alternet e sul Narco News Bulletin, tra le altre pubblicazioni.


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