Questa particolare viticoltura arrivò nel Mediterraneo nel 600 a.C grazie ai Fenici e si diffuse per opera dei Romani. In Italia arrivò tardi, verso la metà del XX secolo, e solamente agli inizi degli anni ‘70 si affermò in maniera rilevante, specialmente nella zona di Canicattì, dove prese il posto delle tradizionali colture di cereali, mandorli e legumi.
Quella che chiamiamo oggi ‘uva Italia di Canicattì IGP’ è in realtà una ‘creatura’ dell’illustre genetista Alberto Piovano. Lo studioso, grazie all’incrocio di due varietà di viti, Bicane e moscato d’Amburgo, ottenne un’uva dal bell’aspetto, di grossa pezzatura e talmente resistente da conservarsi per oltre un mese se collocata in ambienti umidi a basse temperature. Oltre al canonico consumo fresco, l’uva Italia di Canicattì IGP può essere impiegata come ingrediente nella preparazione di dolci, marmellate e succhi.