Lotto 130, l’ultimo per questa giornata. Si tratta di un pezzo unico, raro, prestigioso. La recensione mai pubblicata prima di Cannibal Kid del film realizzato dai tre pezzi precedenti, Giuseppe Tornatore in veste di regista e sceneggiatore, Geoffrey Rush e Jim Sturgess come interpreti principali. Eccovela qui di seguito.
La migliore offerta non sembra un film italiano. Forse perché del film italiano non c’ha molto. Andando a spulciare i nomi del cast, quel razzista di Giuseppe Tornatore ha estromesso tutti i connazionali. Manco il ruolo da comparse, gli ha dato. Considerando lo scompartimento attoriale nostrano, non sembra certo una mossa sbagliata. Le scelte di casting fatte allo stesso tempo non mi esaltano certo. Geoffrey Rush non mi è mai piaciuto ed è uno di quegli attori che sembra scegliere apposta di girare film che mi daranno sui nervi, come Shakespeare in Love o Il discorso del re. Come attore, per carità, è bravo e qui se la cava bene nei panni dell’antipatico e scontroso battitore d’aste ed espertone d’arte di ‘sta cippa. Ma per questa parte sarebbe stato perfetto Toni Servillo e Geoffrey Rush invece continua a non piacermi e basta, gnegnegnegnegné. Jim Sturgess ai tempi di Across the Universe mi sembrava piuttosto promettente piuttosto che no, mentre negli ultimi tempi mi sembra piuttosto che no che piuttosto promettente. Qui nei panni del piccolo aiutante del battitore d’aste mi sembra piuttosto fuori parte e basta. C’è poi anche Donald Sutherland, padre del mio preferito Kiefer, che è perfetto. Come Gandalf il Bianco del Signore degli anelli è perfetto. Come collezionista onnipresente a tutte le aste, non tanto.
"Cannibal dice che somiglio a Gandalf? Fatemi guardare meglio..."
"Mannaggia, c'ha ragione!"
Al di là di questo aspetto, la prima parte del film si dispiega come un thrillerone dal sapore internazionale ben costruito. A colpire è soprattutto la storia: il battitore d’aste protagonista viene chiamato al telefono da una tizia per un consulto. La ragazza ha appena ereditato uno sproposito di oggetti d’arte e vuole che a occuparsi della vendita sia il suddetto espertone d’arte di ‘sta cippa. La cosa intrigante e misteriosa è che questa tipa è sfuggente. In qualche modo riesce sempre a evitare il contatto fisico con il battitore d’aste, fino a che…
"Lynch, che aspetti a chiamarmi?"
Fino a che il mistero si svela. La prima parte del mistero. Per un’ora il film viaggia bene grazie a quest’aura di curiosità che si appiccica addosso. La sceneggiatura funziona. La regia del Tornatore un po’ meno, classicheggiante come al solito e priva di guizzi. A uno script stranamente in grado di stupire, corrisponde quindi una messa in scena molto tradizionale e sbadigliosa, che diminuisce la tensione costruita dalla vicenda. Poco ci può fare l’inserto, comunque curioso, di una nana molto in stile David Lynch. A dare una mano ci pensano allora le musiche di Ennio Morricone che, insomma, Morricone è sempre Morricone, eccheccazzo. Però è un Morricone che, per quanto super professionale e in grado di costruire adeguate atmosfere, ha perso la genialità e la poesia di un tempo e adesso sembra comporre musiche col pilota automatico. Un pilota automatico di talento, ma pur sempre un pilota automatico. Niente al livello ad esempio dello splendido tema “Ninna nanna per adulti” composto per il film Cuore di mamma e di recente riciclato in maniera splendida in Come un tuono.Pur con i limiti evidenziati, ci troviamo allora di fronte finalmente a una pellicola italiana degna di essere vista? La risposta è sì. Però la prima ora è intrigante, poi il film comincia a precipitare. Come molti altri thriller, anche La migliore offerta perde via via fascino mano a mano che si scoprono le sue carte. La pellicola se la cava bene quando indossa la sua poker face, quando riesce a bluffare, poi però quando è il momento di far vedere ciò che ha in mano, scopri che non aveva manco un tris. O, meglio ancora, per restare nel tema delle aste trattato dalla pellicola, è come se un compratore si fosse aggiudicato tutti i lotti più importanti e costosi e poi alla fine, quando arriva il momento di pagare, si scopre che in tasca non ha un euro ed è il classico perdaballe che ha preso in giro tutti. Si tratta insomma di un thriller dalla prima parte avvincente, dalla seconda parte meno convincente, e con un finale che ho trovato pessimo, per non essere volgare e dire che è una cagata pazzesca. Ci ho anche riflettuto su un po’, al termine della visione, e mi è sembrato decisamente meno profondo di quanto vorrebbe apparire. Nel complesso, comunque, una visione che ha superato le mie più rosee aspettative, considerando come Tornatore arrivasse da quel pasticcio cinematografico di Baaria, eppure allo stesso tempo è anche la classica occasione mancata per realizzare qualcosa che lasci davvero il segno e non sia solo un thrillerino a tratti avvincente. Meglio del solito film italiano medio, a cui non assomiglia per niente, però le 13 nomination avute ai David di Donatello 2013 appaiono un tantino, diciamo pure parecchio, esagerate. Non che la concorrenza offra molto altro, ma se questa è La migliore offerta del cinema italiano, ‘nnamo bene, ‘nnamo. (voto 6,5/10)
Il lotto 130 è dunque questa splendida recensione cannibale che abbiamo appena letto. L’offerta di partenza è 1 euro. Nessuno offre 1 euro? Nessuno, nessuno? Il signore in prima fila con una bandana in testa e truccato come uno dei Kiss che mi sembra di conoscere ha alzato la sua paletta. Non mi pare abbia intenzioni benevole nei confronti della recensione e sta ondeggiando la fiamma di un accendino immagino per mostrare la sua intenzione di bruciarla, però non ci sono altre offerte in sala, quindi il lotto 130 è suo.
Si è aggiudicato la recensione di Cannibal Kid de La migliore offerta. Congratulazioni, signor Ford!