In origine la parola vacanza ha indicato solo la condizione di ciò che è vacante, cioè privo di un capo, di una direzione: per esempio la vacanza della sede pontificia indica il periodo in cui non è stato ancora eletto il Papa. Poi, a partire dall’Ottocento, la parola ha indicato anche il periodo di interruzione dalle normali attività di lavoro o il periodo in cui restano chiuse le scuole, e le espressioni andare in vacanza; vacanze estive; tornare dalle vacanze sono diventate molto comuni. Così la parola vacanza si è aggiunta alla parola villeggiatura, che oggi si usa un po’ di meno. Villeggiatura deriva dal verbo villeggiare, che in origine significava passare un periodo di riposo e svago in una villa. Anticamente solo le persone ricche, quelle appunto che possedevano una villa, durante l’estate si trasferivano per lunghi periodi in un altro luogo più fresco riposante; poi il verbo villeggiare ha preso il ignificato generico di trascorrere un periodo di riposo in un posto adatto. La parola villeggiatura, rispetto a vacanza, fa pensare a un periodo più lungo di assenza dal luogo in cui si vive di solito. Sia vacanza sia villeggiatura alludono a un periodo di riposo e svago. La parola svago, a sua volta, deriva dal verbo latino exvagare, che significava distrarre da pensieri tristi, da preoccupazioni, e svago significa, quindi, distrazione piacevole, divertente, dalle normali attività di lavoro o di studio. Allora, sia che rimaniate in città, sia che partiate per una vacanza (o per una villeggiatura), divertitevi, riposatevi ma non siate troppo svagati. Svagato, infatti, significa distratto, disattento.
Valeria Della Valle in Popotus del 25 giugno 2013