Iniziamo la giornata con l'obiettivo di andare a visitare Tarragona, importante sito archeologico di epoca romana, città capoluogo di provincia, a sud-ovest di Barcellona.
Le mie mappe-in-tasca dicono che ci arriverò percorrendo circa 90 km, in un tempo stimato di circa 50 minuti, percorrendo un'autovia, la C-32, e poi l'Autopista de la Mediterrània, l'A-7.
Mi sembra troppo veloce, troppo interna, così decido di prendere la Nazionale N-340, che corre in gran parte lungo la costa. La distanza da percorrere è più o meno la stessa, anche se il tempo stimato di arrivo raddoppia.
A Castelldefels c'è il Canale Olimpico, un laghetto artificiale stretto e lungo dove si svolsero le gare olimpiche di canottaggio, attorno al quale ci sono tante attività, ed anche una scuola di sci d'acqua con gli allievi trainati da una teleferica.
Qui abbandono la Nazionale per spingermi fin sulla spiaggia.
Poi la lunga spiaggia di sabbia termina con un porticciolo, e da lì inizia una scogliera rocciosa e la strada ne segue la sinuosità attraversando il parco nazionale della Costes del Garraf.
A Villanova i la Geltrù, la cittadina più grande che si trova sulla costa, tra Barcellona e Tarragona, ci fermiamo per pranzare in un ristorante del lungomare, gustando tapas di pesce.
Scopriamo che a Vilanova c'è il Museu de Ferrocarril, con una collezione di locomotive a vapore, elettriche e diesel e materiale ferroviario di vario tipo, ma riapre alle 17. A malincuore ripartiamo.
A Calafell scorgiamo un castello che si eleva sopra all'abitato storico. Lo raggiungiamo.
Il Castello è chiuso, ma noi avevamo visto uscire due ragazzetti, quindi curiosi, anche noi siamo entrati.
La vista sul panorama circostante ne valeva la pena.
La parte alta del Castello è chiusa per ristrutturazione. Su quello che doveva essere il cortile del castello si aprono, come avevamo già visto anche fuori, alla base del costone di roccia su cui è costruito, dei pozzi. Agnese ne ha saggiato la profondità gettando dentro dei sassi. Mi mostra quello che a lei sembra più profondo, un foro nella roccia di qualche decina di centimetri di diametro. Mi dice:
—Questo deve essere il più profondo. Non ho sentito toccare il sasso.—.
Ne prende un'altro, un po' grossino, e lo getta dentro. Subito si sente il sasso che batte, forte, su delle tavole. Metto la testa sulla bocca del foro e vedo dei pannelli illustrati: è il museo del castello!
Usciamo di corsa, calandosi dalle mura in prossimità del cancello.
Furtivi passiamo davanti al portone d'ingresso del museo. Un cartello dice che aprirà alle 17, guardo il mio orologio, che segna le 16,55!
Scendiamo fino alla piazza del paese. Stanno allestendo una festa. Da questa sera, fino a domenica notte, ci sarà il Mercat Medieval.
Agnese vuol vedere il museo dei treni a vapore, e quindi riprendiamo la strada per Vilanova e i Geltrù.
A metà strada, a Cubelles, un cartello dice che "vendono femmine".
E' un allevamento ippico, dove fanno anche scuola per bambi che iniziano a montare a cavallo.
I cavalli sono quasi tutti di razza andalusa, ma hanno anche una nutrita colonia di pony.
Mi fermo a parlare un po' con il proprietario. Mi chiede dell'Italia, di come va l'economia, e naturalmente notizie sulle donne e le condanne di Berlusconi.
Mi chiede e mi racconta curioso, del fatto dallo scorso anno l'Italia stava comprando tantissimi cavalli per farne carne, ma proprio tanti, una cosa enorme, e poi da qualche mese non ne compra quasi più.
Così tra una cosa e l'altra arriviamo al museo alle 19, e chiude alle 20.
Ce lo gustiamo un po' di corsa, e alla fine il personale di servizio viene a cercarci tra i treni per chiudere.
Ci trovano dentro al Talgo, un treno di fabbricazione spagnola della fine degli anni '40, particolarissimo. Sembra una navicella spaziale dei film di fantascienza degli anni '60, con un'aria profondamente romantica.
Incuriositi dalla festa medioevale di Calafell, ormai abbandonata l'idea di arrivare fino a Tarragona, torniamo al castello.
Per le strade del paese stanno allestendo i banchi del mercato, che in realtà comincerà da domani.
Stasera la gente del paese, ciascuno con il proprio costume d'epoca del personaggio che nei giorni successivi interpreterà, cena in piazza, portandosi ognuno tovaglia e vivande.
Ci dicono che nelle prossime sere si svolgeranno delle rappresentazioni messe in scena dagli abitanti stessi. Tra questi, "Il Castello di Calafell", che racconta la leggenda della giovane Calaphel che alla fine dà il nome al castello e la città;
"il fisco", che spiega come Rusco Palou, signore del castello, e la sua guardia cercando di raccogliere le tasse, e la "Festa del Patto della Concordia", uno spettacolo con il re Ferdinando II e nobili della regione.