è come se non ci fosse stato,
oh, ma che peccato!
Tiro un sospiro di sollievo e guardo all'anno nuovo.
Come avete passato le feste?
Assomigliate a dei capponi farciti?
Vi è venuta la gotta? Il diabete? Qualche scompenso?
Siete felici?
Ben per voi.
Durante le vacanze mi sono fatta punto d'onore di dedicarmi allo studio matto e disperatissimo, sapete com'è, i 4 esami che mi separano dalla tesi e quindi dalla corona di alloro, sono tutti spaventosamente vicini.
Infatti, ve lo dico prima, salvo qualche sporadica comparsata in società, il 10 gennaio è il fatidico giorno del primo appello, e gente, non ci sono per nessuno.
Detto questo continuo a cazzeggiare come se non ci fosse domani.
Ieri, tipo, ho voluto provare a fare i macarons, per esempio.
Ci pensavo già da un po'. Tutte queste bloggherz a tesserne le lodi, foto incredibili, cose che voi umani non potete neanche immaginare. Anche la Sigrid, giù a parlarne. Addirittura alla Prova del Cuoco li ho visti.
A me però non bastava SOLO mangiarli, io sono un tantinello più ambiziosa, volevo raccogliere questa sfida e superare me stessa in questa chicca culinaria, sperimentando frutti della passione e creme al caramello salato, rosa canina e chi più ne ha, più ne metta: io volevo farne di tutti i colori e poi ritrarli in foto stupende tipo questa.
Ho cominciato a documentarmi e ho scoperto che le maggiori autorità in materia sono un certo pasticcere che si chiama Pierre Hermè e tale Mercotte, che ha scritto addirittura un libro che si chiama Solutions Macarons, per cui, e si torna sempre lì, la Sigrid ha fatto le foto.
E, vuoi che alla Coop ci fossero per caso i passion fruit, guardacaso proprio in confezioni da 6 come nella ricetta, vuoi che era una vergogna non aver provato ancora neanche una ricetta di Regali Golosi, ho pensato che l'annuale cena dello scambio di regali con le mie amiche fosse l'occasione giusta per cimentarmi in questa impresa.
Ecchèssarammai! Mi son detta, qui è tutto un fare macarons! Vuoi che IO non ci riesca..pfff!!
Non so cosa sia andato storto.
Se non ho fatto invecchiare gli albumi per tre giorni (e se facevano la muffa?).
Se non ho setacciato lo zucchero o se la farina di mandorle non era abbastanza fine.
Fatto sta che quei cosi mollicci, gommosi e appiccicosi e soprattutto pieni di crepe e assolutamente giganteschi (sì perchè non sono rimasti sodi e spumosi ma sono implosi spargendosi ovunque e poi, non ci avevo mai pensato, ma io li ho visti sempre e solo in foto, quanto è grande esattamente un macaron?!) erano di quanto di più lontano ci potesse essere dalle foto paradisiache su cui sbavavo da mesi.
L'unica cosa venuta decentemente è stata la ganache da metterci dentro, ma insomma, non ci vuole la laurea in ingegneria al Mit per fare una ganache dignitosa, specialmente se gli ingredienti base sono cioccolato e burro.
Mia sorella ha addirittura avuto il coraggio di dire che erano belli da vedere.
Fortuna che le mie amiche, che forse non hanno mai visto un vero macaron, o forse li hanno scambiati per qualcos'altro, se li sono divorati in un sol boccone, apprezzando comunque i miei sforzi.
Una sorte migliore l'ho avuta con le prove generali della mia nuova, udite, udite, la mia nuova Singer.
Finalmente, dopo saecula saeculorum (ennò, che sennò i due anni di liceo classico in cui mi hanno trascinata per le orecchie, che cosa li ho patiti a fare?) in cui non ho avuto un cazzo da fare, comincio a preparare la tesi e cosa mi regalano? L'oggetto del desiderio secondo forse solo ad un paio di scarpe di Martin Margiela, quello che mi aprirà le porte della percezione e spero con tutto il cuore che mi chiuda una volta per tutte quelle di Zara e di H&M: una macchina da cucire.
So cucinare, so usare la lavastoviglie, ma non la lavatrice, me la cavo con il computer (nel curriculum in genere scrivo addirittura che so usare anche Linux, così, per fare la figa), leggo, vado al cinema e ho anche appreso la nobile arte della fotografia, riuscendo a sviluppare addirittura ben due rullini bw da sola e a stampare due o tre foto che sono appese in camera mia da quella vita e mezzo in cui non ho più fatto nulla, un tempo mi fabbricavo piccoli monili da sola, che provai anche a vendere con scarso successo, non per i monili in sè, ma per la mancanza di partita IVA, ho disegnato magliette, scatole, fatto plastici, costruito piccoli e grandi marchingegni, faccio l'uncinetto, il patchwork, la pasta di sale e mastico un po' di maglia, eppure, NON HO MAI IMPARATO A CUCIRE.
Ho sempre sofferto, nella mia vita, di questa grave lacuna.
Mia madre poi, mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote, poichè una delle sue fissazioni (e ne ha molte, tipo quella delle penne rigate, e anche altre a cui mi riprometto di ribellarmi non appena sarò fuori da questa casa) vedeva la totale inutilità di possedere una mia macchina da cucire, dato che c'era già la sua. Degli anni '60, una signora macchina, per carità, ma a mio avviso troppo complicata, da cui mi sono sempre tenuta alla larga.
Io e la mia Singer siamo fatte per amarci. Saltando da un tutorial a quell'altro sono riuscita per esempio a mettere il filo e un paio di ore dopo addirittura ad andare dritta.
Datemi la mia macchina da cucire, e conquisterò il mondo.
Già mi ci vedo, a disegnare cartamodelli con Autocad.
Che poi, dice, l'ultima frontiera, sono proprio gli architetti che si buttano nella moda.
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