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Vacanze in Friuli Venezia Giulia: un potenziale da sviluppare

Creato il 19 agosto 2012 da Fioridilylla @c_venturini

Vacanze in Friuli Venezia Giulia: un potenziale da sviluppare

Lago di Cavazzo - Cavazzo Carnico (UD)

Le vacanze in Friuli Venezia Giulia sono la mia scelta da diversi anni. La mia regione offre tutto quello che si può desiderare. Se non fosse che questo potenziale è ancora da sviluppare. Gli ambienti ci sono, le persone che potrebbero essere impiegate anche, le scuole che formano personale specializzato non mancano (Anzi! Sono punti di riferimento persino nazionali). Io stessa studiai in una di esse (indirizzo turistico), la quale scuola vinse e vince premi su premi con i cuochi che sforna ogni anno. Eppure, quando si parla di turismo e quando al concetto di business si aggiunge una visita in regione, ci si accorge che qualcosa manca. 
Questo qualcosa si condensa in tre aspetti: cultura, visione, mentalità. La grandissima disponibilità naturalistica e le occasioni offerte dall'ecologia potrebbero (e dovrebbero) essere il perno di riferimento per il rilancio green del Nord Est. Parlo dell'uso delle energie rinnovabili, dell'utilizzo del legno e dei materiali biodegradabili, ma parlo anche della realizzazione di percorsi in linea con le nuove sensibilità ambientalistiche, culturali e di business imperniate sull'esperienza diretta, sulla qualità della vita e su un divertimento ricordabile nel tempo abbracciato a un rispetto costante dei luoghi, delle storie e della sensibilità regionale. Amo la mia regione e mi piacerebbe poter realizzare qualcosa in favore della mia terra. Ecco cosa farei, se potessi, per sviluppare i flussi turistici. 
Il Friuli Venezia Giulia ha bisogno di ingenti investimenti e fondi da destinare al turismo; in particolare, questo denaro andrebbe speso per la realizzazione di un aeroporto internazionale a Udine (competitivo e appetibile tanto quanto Milano Malpensa e Roma Fiumicino) e la riqualificazione del porto di Trieste. I collegamenti su strada e su treno andrebbero ripensati con la netta intenzione di aumentare il flusso di persone che riescono a raggiungere agevolmente la regione (per esempio si potrebbe convincere Trenitalia e Italo dell'esistenza del Friuli Venezia Giulia e che l'alta velocità su base Napoli-Milano dovrebbe essere realizzata anche per la parte "destra" della penisola italiana, includendo, quindi, anche il FVG). 
Sfruttando il potere delle direttive regionali, inviterei tutte le strutture turistiche sul territorio, che ancora non lo hanno fatto, a ripensare la loro presenza in ottica ecologica (pannelli solari, riciclo dell'acqua piovana etc.). Inoltre, obbligherei tutte le strutture ricettive (dall'affittacamere all'hotel iper lusso) a presentare un progetto di riqualificazione dei servizi e degli ambienti, con l'intenzione precisa di offrire ai propri clienti un alto gradi di qualità, attenzione e divertimento. La stessa cosa dovrebbero farla i castelli, i musei, le ville coloniche adibite a centri culturali, le cantine, le aziende agricole, le librerie, le biblioteche e le università.  Il tutto, partendo dal presupposto che ogni singolo comune e provincia dovrà dare l'esempio, agendo in modo tale che la politica diventi realmente a servizio del territorio e delle persone. Ogni singolo comune dovrebbe attivarsi affinché il proprio piccolo borgo diventi interessante, prendendo come esempio quei piccoli centri che sono diventati Patrimonio dell'UNESCO tutelando e ristrutturando le loro caratteristiche medievali.
Sarebbe bello se tutte le strutture entrassero nell'ottica di una nuova accoglienza turistica, dove non è più sufficiente la registrazione del documento, i saponcini di benvenuto, il sorriso, la colazione  in camera e, al massimo, un cesto di frutta come massima espressione di ospitalità. Possibile che ospitalità e servizi alberghieri siano tutti qui? Non credo. Non con le nuove tecnologie a disposizione. Com'è cambiata l'ospitalità nel resto del mondo? Mi riferisco all'approccio alberghiero degli hotel di piccole e medie dimensioni e alle catene mastodontiche. Penso ai dettagli degli arredamenti e dei servizi interni ed esterni. Penso alla tradizione regionale come punto di forza per caratterizzare nel colore, negli odori, nei sapori, negli addobbi. Abbiamo ancora i muli in montagna? Abbiamo ancora le antiche stalle? Abbiamo ancora le contrade e i cortili?  Come, quanto e con che risultati sfruttiamo i nostri doni e patrimoni per stare bene tutti, per creare occupazione, per migliorare la nostra immagine all'estero e per invitare le persone a tornare e alimentare un benessere condiviso? Nella mia terra la disoccupazione è una piaga che si respira ovunque, con intensità differenti. Così come la depressione e la chiusura.
Inoltre, tutte le aziende dovrebbero essere sostenute nel loro sbarco sul web. Ancora troppi alberghi non hanno un sito web e ancora troppi centri culturali zoppicano sui social network; moltissimi sono i ristoranti assolutamente anonimi agli occhi di Google. Il sito della regione è migliorato, ma si potrebbe fare molto, molto di più con Instagram, Pinterest, Twitter e compagnia cantando. Il paradosso è che sono le persone, gli abitanti singoli, che spingono il FVG sui social, pubblicando fotografie o articoli sui loro blog. E' bello sapere che ci sono 7 blogger stranieri a zonzo per la regione che raccontano le loro esperienze al mondo, all'interno di un programma culturale simile a quanto realizzato dall'Australia con "il lavoro più bello del mondo". Non bisogna fermarsi qui. C'è ancora molto per noi!
I cuori pulsanti della tradizione tipica friulana dovrebbero essere schierati in prima linea: la lavanda di Venzone, i salumi di Sauris e San Daniele, le farfalle di Bordano, i Longobardi di Cividale, i Krampus di Tarvisio, le terme di Lignano, le trincee del Goriziano, i libri degli autori Udinesi, i teatri dei micro paesi e tutte le altre tipicità imprescindibili del FVG dovrebbero essere un coro che canta a cappella, nelle principali lingue del mondo, un'inno alla vita, alla gioia, alla rinascita, colmando i vuoti informativi attraverso una buona rete sul web e una pubblicità a tappeto dal Sud America alla Cina. La nostra università sforna a raffica traduttori, interpreti ed esperti nelle lingue straniere dell'Est: perché non accompagnare questi giovani in un percorso di arricchimento condiviso? Perché facilitare la loro fuori uscita, invece di potenziale la loro permanenza con utilizzo nel mondo del lavoro? Gli esperti in russo, ucraino, polacco, sloveno, rumeno e via dicendo sono una manna per la nostra terra di confine, soprattutto in considerazione del fatto che i nuovi turisti provengono dall'Est Europa e portano moneta tonante, utilissima per la regione. Vogliamo parlare, poi, dei nostri archeologi ed operatori dei beni culturali, archivistici e librari? Abbiamo siti romani tutti da scoprire, abbiamo ritrovamenti lasciati a loro stessi perché a nessuno importava o non c'erano fondi: ma siamo sicuri che sia questa la via? Davvero arriveremo lontano rimanendo a coltivare il nostro orto, per la nostra piccola famiglia, per il nostro ristretto commercio?
Se avessi grandi disponibilità economiche e se fossi politicamente rilevante, fornirei un buono annuale ad ogni struttura ricettiva e ristorativa sul territorio affinché ogni dipendente (dal lavoratore appena assunto a quello in via di pensionamento) possa usufruire di percorsi formativi all'estero della durata variabile. Se non avessi disponibilità, solleciterei la formazione continua e inviterei tutti i dirigenti a spronare i propri dipendenti allo studio individuale e alle esperienze in terre straniere. 
Nella mia regione gli animali dovrebbero essere i benvenuti ovunque, divertendosi un sacco. Guardate questo lago alpino e ditemi se il vostro cagnolino adorato non si farebbe una nuotata rilassante! Il Lago di Cavazzo è solo un esempio delle tante località a prova di uomo e animale. E, tra l'altro, sono certa che se non avessi posto la didascalia alla foto e non aveste letto nulla, una domanda sul luogo ritratto vi sarebbe sorta spontanea. L'acqua, soprattutto, non ricorda quella di mari normalmente frequentati e con reputazione alla moda? 
Ebbene, se potessi, farei tanto per la mia terra. In realtà, mi piacerebbe iniziare, un granello di sabbia, per potare sviluppo. Non sono molto diversa da tutti i giovani del sud che vanno a cercare formazione e fortuna lontano da casa per poi tornare convinti di potercela fare contro la mafia. La mia piovra non si chiama Cosa Nostra, si chiama mentalità. Guardo mio cugino in Trentino Alto Adige e vedo lo stesso fuoco che arde nel suo cuore per la sua stessa regione. Anche lui, come me, come tanti, vuole fare qualcosa per concretizzare un miglioramento del nostro mondo italiano. Siamo in tanti. Dobbiamo capire come fare e dobbiamo farlo.
Una volta c'era un partito che si chiamava "Forza Italia", i cui adepti sono impuniti traditori dello Stato, dal primo (il boss) all'ultimo lucida scarpe a 90°. Ci vorrebbe una nuova forza. Quella dei giovani. Non credo che alla politica interessi. Ma credo che a noi debba interessare. Che all'Italia debba interessare. 

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