Può un anno passato tra deserti e spiagge incontaminate omanite, farti venire nostalgia della buona, vecchia Liguria? Sì, può: e infatti eccomi qui.
Sono sdraiata su una spiaggia libera di una nota località turistica della provincia di Imperia, una di quelle in cui si riversano milanesi e torinesi misti, più qualche appendice dal sud (emigrati a Torino o a Milano). Volendo staccare il cervello da scelte varie, anni sabbatici, presidi di scuola, Oman e omaniti, ho scelto di rifugiarmi qualche giorno – in solitudine stretta – nella casa al mare dei miei genitori.
Coccolata da odori conosciuti (salsedine ligure: le vacanze della mia infanzia), facce più o meno conosciute (i negozianti sotto casa) e una fauna conosciutissima (i tipi da spiaggia libera), mi sto riprendendo. C’è chi prende pappa reale, alghe e ginseng, e torna in forma. A me basta sdraiarmi con asciugamano e tutti i sensi attenti su una qualsiasi spiaggia libera della Liguria. Fingo di leggere, ma in realtà analizzo i bagnanti. E torno rigenerata.
Guardate la signora sdraiata alla mia sinistra: in età pensionabile e di fisico asciutto, se ne sta al sole beata (rigorosamente in bikini) con la pelle avvizzita come quella di un pollo arrosto. C’è anche il grasso di cottura, perchè la nostra non utilizza alcuna crema solare protettiva: si unge ben bene di olio solare protezione zero, e via con lo spiedo di quaglia. La mattina si sdraia color Terra di Siena naturale, la sera si rialza Terra di Siena bruciata. Sulle palpebre è appoggiato un paio di occhialini di plastica arancioni, di quelli che regalano ogni estate le riviste di moda.
Pare stia dormendo, ma sospetto sia sveglia quando la vedo sorridere alle dichiarazioni del signore seduto dietro di lei, il quale sta allegramente conversando con il vicino di asciugamano. Se qualcuno di voi volesse dormire sentendo il rumore delle onde infrangersi sulla spiaggia, scordatevelo: lui non chiuderà mai bocca. Avrà sempre qualcosa da dire, spiegare o narrare, finchè lo stomaco non comincerà a brontolare, e allora si avvierà verso casa con la moglie.
Osservatelo: di età media, molti peli sparsi dal petto alla schiena, un accenno di pancia (sudata) e di calvizie (incipiente), se ne sta seduto su una seggiola di plastica blu (portata da casa) e conversa passando dalla politica alla prostata con la naturalezza di un professore universitario. E sempre contraddicendo il suo interlocutore. Di stamattina ho già sentito politologi, antropologi, scienziati e medici di base – che all’occorrenza diventano cardiologi, tricologi e (credetemi) ginecologi. Ci sono anche una manciata di tuttologi, che inglobano tutte le precedenti figure, con risultati interessanti.
Su questa spiaggia c’è di tutto: Cosmopolitan e DiPiù, Panorama e L’Espresso, La Stampa e La Repubblica; signore cotte al sole e mariti annoiati, donne con bambini e mariti che guardano le altre, donne che guardano gli altri e mariti con bambini, capelli tinti e onde naturali, donne spettinate e signore ingioiellate, tacchi alti e ciabatte infradito, uomini rassegnati e giovani incazzati, bambini che giocano, sorelle che litigano, fratelli che si ignorano; mamme che discutono su cosa preparare per pranzo e nonne che parlano al telefono come fossero da sole; un nugolo di settantenni di Cuneo in costume intero e le fedi agli anulari gonfi, che – (s)parlando – scoprono di conoscere – tutte quante – la sorella dell’amica della nuora della parrucchiera.
I tipi da spiaggia libera sono assai diversi dai tipi da sdraio: mentre questi ultimi alzano l’aristocratico naso avviandosi sereni verso le proprie cabine, i primi inventano metodi più o meno ingegnosi per cambiarsi il costume bagnato. Guardate la signora alle mie spalle: il marito le sta tenendo un telo attorno alla vita, mentre lei si dimena non tanto per togliersi la parte inferiore del bikini, quanto per mettersi quello asciutto: roba che neanche Ambra Orfei.
La spiaggia libera non è tale senza venditori ambulanti. Quand’ero piccola provenivano tutti dall’Africa: ricordo un simpatico signore marocchino con i denti guasti, che chiamava tutte le signore Maria Giuana. Ora noto con stupore che, insieme a uno scurissimo venditore di parei e una ragazza senegalese che propone di fare le treccine ai capelli, compaiono anche alcuni giovani dell’Europa dell’Est, a offrire sottopentole e portafrutta.
Ho osservato abbastanza: decido così di abbandonarmi sull’asciugamano, supina, per riposare i gomiti e il collo. “Lei è qui in vacanza da sola?”, sento una voce provenire da sinistra. Apro gli occhi e mi giro: non mi ero accorta che un uomo sulla cinquantina – sovrappeso, un anello con pietra nera al mignolo e una spessa collana d’oro con pendagli al collo – aveva sistemato l’asciugamano quasi accanto al mio. “Mi ha fatto ridere quando parlava al telefono della ex del suo ex, ah ah ah!”. “Mi scusi, ma… ha sentito tutta la mia conversazione?”, chiedo. “Sì”, risponde lui, sorridendo compiaciuto.
Non smetterà di parlare per un’ora buona. Di cosa? Delle sue (non scherzo) avventure sessuali in giro per il mondo, quando viaggiava per lavoro: Moldavia, Russia, Brasile, Slovacchia, per poi concludere con una donna di Napoli, che si concedeva solo per rapporti anali, “per non perdere la verginità”. Non so più cosa dire: che sia in Italia o nel mondo, possibile che li incontri tutti io, i tipi bizzarri?
L’orologio del campanile sta battendo le dodici: la spiaggia comincia a svuotarsi per il pranzo, alcuni lasciano chi una stuoia, chi un asciugamano, chi un mucchietto di pietre, per non farsi prendere il posto. Decido di congedare il mio interlocutore (tale Marco da Ferrara) dicendogli che i suoi discorsi sono molto interessanti, però devo proprio andare. Salutandolo, gli dico “Immagini se fossi una scrittrice e lei con i suoi racconti finisse in un mio libro!”, e lui mi risponde “Beh, tanto di Marco, a Ferrara, ce ne sono tanti!”. Mi vesto con i suoi occhi addosso, e mentre sto per andarmene mi chiede “Ma… non è che per caso lei è una giornalista?”. “No. Però sono una blogger. Arrivederci!”.
Andandomene, incrocio lo sguardo malizioso di una delle settantenni di Cuneo, l’ultima rimasta ancora in spiaggia: ha ascoltato tutto. E quello sguardo mi dice che sa già con quale argomento intrattenere le amiche, nel pomeriggio.
Roba da far scoppiare le fedi al dito.