Vado alle Shetland: l’antidocumentario dalle remote isole britanniche

Creato il 26 gennaio 2014 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Dal docufilm Vado alle Shetland:

Pronto… pronto…
Come vedi la linea c’è solo in cima a questa collina… qualcuno dice nella stanza undici, qualcun altro nella camera quattordici… siccome mi hanno dato la dieci non è… non è possibile parlarci dall’albergo.
Come?! E infatti… ora mi senti?
Ora sì. Non è stato semplice arrivare fin qui, perché la signora nicolson… miss nicolson… aveva ragione, non passa l’autobus da bré… mi ha lasciato dieci chilometri da bré e sono dovuto arrivarci con il garzone del fornaio… infatti ho tutto lo zaino sporco di farina… poi questo ragazzo, molto gentile invero, mi ha invitato domani a una grossa fiera zootecnica, dove mi ha spiegato… ci sarà una… una tenda dove si potrà bere birra tutto il giorno, ma non credo che ci andrò.
Da bré… su consiglio del padrone del fishencips più a nord della gran bretagna… ho fatto l’autotop per isuic… mi ha preso su prima una gentile signora che mi ha lasciato a metà strada in cima a una collina dove stava per piovere… dopodiché sono passati due pescatori di ghlesgou che mi hanno portato qui in albergo a isuic… che sembra l’overluc hotel di… del film shaining.
Ad ogni buon conto… non sarà una… non sarà una cattiva idea se tu lo individui su internet… sì, così sai dove rintracciarmi… si chiama sent meghnus hotel… SAINT MAGNUS HOTEL…

Collocate come sono alla considerevole altezza del 60° parallelo di latitudine nord, nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, in posizione che ne faceva la prima tappa delle antiche rotte vichinghe per l’Islanda, la Groenlandia e Terranova, le Isole Shetland possono ben definirsi un vero primo avamposto di Scandinavia su di un estremo lembo di terra britannica.

Qui infatti, in barba all’appartenenza politica, geografica ed amministrativa al Regno Unito e alla Scozia, tutto sa di Vichingo più che di scozzese, a partire dai toponimi locali costruiti con i suffissi norreni invece che anglosassoni, continuando con bellezze naturalistiche, la fauna e i siti archeologici, per finire con il grande Festival del Fuoco di fine inverno – l’Up Helly Aa – che si tiene l’ultimo martedì di gennaio nelle strade del capoluogo dell’isola, la piccola cittadina di Lerwick, e nel corso del quale degli antichi Vichinghi vedrete addirittura rivivere armi, uniformi, torce e falò!

L’eccentrico viaggiatore che osasse intraprendere la coraggiosa visita di queste lontane isole, che restano a tutt’oggi uno degli angoli più remoti ed isolati d’Europa, non resterà certo deluso ove tra gli obiettivi del suo viaggio figuri quello di riuscire ad assaporare atmosfere ed emozioni che sembrano quelle del Medioevo e dei libri di fiabe: egli saprà così compensare i rigori del rigido clima, contraddistinto da piogge frequenti e gelido vento onnipresente in ogni stagione, con la magia del silenzio, dei panorami naturali mozzafiato, dei milioni di uccelli marini che non percepiscono la scarsa presenza umana come minaccia al loro incontrastato dominio.

Il tutto condito dalla sorprendente cordialità e allegria di una popolazione isolana che ancora accoglie i pochi ospiti giunti fin lassù con ammirazione, curiosità ed entusiasmo, coinvolgendoli spesso in tutte quelle piccole girandole di divertenti ed a tratti commoventi situazioni e amenità varie che sempre caratterizzano le estreme periferie del mondo.

Quindi, contrariamente a quello che forse vi aspettavate, non avrete mai il tempo di sentirvi soli alle Shetland, perché a tenervi compagnia, esattamente come è successo a me, ci saranno con tutta probabilità e in ordine sparso: piste aeroportuali attraversate da strade provinciali prima di terminare in mare, foche, lontre, cavallini pony e gabbiani feroci, fish & chips da guinness dei primati e birre locali che nulla alla Guinness hanno da invidiare, case infestate e scogliere infestate (le prime ovviamente da spettri, le seconde invece da urie e cormorani), puffini disinvolti e strolaghe impacciate, drakkar in costruzione con annessi cantieri di capanne vichinghe, hippie mascherati e graziose damigelle in costumi d’epoca, pensiline dell’autobus impeccabilmente arredate ed autisti di bus impavidi e spericolati, traghettamenti di pochi minuti e magiche zuppe di pesce, tratti di spiaggia cancellati dalle maree e pazzesche telecamere sottomarine, e chiaramente cornamuse ma anche e soprattutto violini, e poi pecore, pecore,  pecore e pecore, fiere zootecniche, e lana e maglioni e berretti e guanti e…

Ma a questo punto date un’occhiata da voi, no? Il mio docufilm è lì per quello!


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