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Vado in montagna. In caso di mancato ritorno, non cercatemi
Creato il 30 giugno 2015 da Massimo CitiParto per la montagna dopodomani mattina. Fa caldo, questo è indiscutibile, e in più sta arrivando - o forse è già arrivato - Flegetonte, ovvero il consueto anticiclone africano che ci brucerà vivi tutti quanti. Più o meno. Cosa non farebbero i giornali per «fare notizia» anche quando le notizie latitano. Eppure non è un momento nel quale manchino le notizie, anzi. Ma di questo parleremo dopo, adesso mi limito ai fatti miei. Leggerò, innanzitutto. Ho i brani inviatimi da Davide Zampatori, che leggerà Silvia ma che comunque leggerò anch'io, pur non avendo in proposito diritto di voto, e il racconto di Samuel Marolla, inviatomi, in realtà, da tempo ma sul quale devo scrivere un commento o qualcosa del genere, come è normale e serio faccia un curatore. Poi leggerò anche altro, ovviamente, ma soprattutto scriverò il brano per il prossimo ALIA, e metterò in pratica suggerimenti e critiche di due dei tre lettori - il terzo non ce l'ha fatta ma non si preoccupi, gli voglio bene ugualmente - a suo tempo eletti per la lettura di Settembre. A Dio piacendo per metà di luglio dovrei riuscire a pubblicarlo. Dovrei rientrare la prossima settimana, più o meno il giorno dopo il referendum greco, ovvero, come dice (male) il Renzaccio nostro, il referendum tra l'Euro e la Dracma. In questi ultimi giorni ho letto Habermas, Piketty e Krugman, un bel terzetto di loschi figuri che non mi sono sembrati esattamente sostenitori della cara Trojka, alcuni articolisti di «Repubblica», impegnatissimi a non prendere una posizione seria e motivata sulla vicenda Grexit e, infine, il nostro beneamato primo ministro italiano, un certo Matteo Renzi, impegnato a fare la figura di quello che non si fa prendere in giro da un furbastro bischero greco.
Personalmente ho una disistima seria, motivata e robusta nei confronti del nostro caro rottamatore, ma non lo facevo così imbecille da riempire diverse colonne del Sole-24 Ore per riaffermare di non essere un povero pirla, che Tsipras è in realtà un peracottaro e che l'Italia non corre rischi da un eventuale Grexit. Posso capire che sia il momento di spargere olio sull'acque procellose come si sforza di fare il nostro ministro dell'economia, cercando di ignorare la situazione reale del nostro paese che viaggia con un rapporto debito/PIL pari al 130% e che, in caso di ripresa dello spread rischia moltissimo, ma mi sembra quantomeno delinquenziale che Renzi approfitti dello spazio offertogli da un giornale serio - e non esattamente morbido nei suoi confronti - per continuare la sua interminabile campagna elettorale, vantando meriti del tutto teorici o ipotetici e sparare a zero su Tsipras, il Franti della situazione mentre lui, Renzi, sarebbe il Derossi (o il Votini) della classe Europa. Non so quanti di noi hanno ben presente ciò che Renzi ha fatto per accettare l'attuale politica della UE, a cominciare dal Jobs Act - non a caso particolarmente apprezzato dal Fondo Monetario Internazionale [FMI, presidente Christine Lagarde] - che ha reso i lavoratori italiani indifesi di fronte alla controparte, come si scopre man mano che il Jobs Act viene applicato, per arrivare a una legge sulla scuola che nemmeno-Berlusconi-può più varie ed eventuali altre. Ma Renzi deve fare il primo della classe, ce l'ha scritto in fronte. Non può proporre un nuovo modello di sviluppo all'Europa, anche perché bisognerebbe avere in testa qualcosa da proporre. Ma Renzi ha quattro idee in testa, un po' di thatcherismo da rotocalco, un po' di berlusconismo usato, la capacità di ricattare e minacciare e tanta, tantissima vanità. Perfino la dottrina Keynesiana è troppo radicale per lui, che cerca innanzitutto considerazione all'interno dell'UE, come fosse il vicepresidente della Lettonia o di Cipro. Per sei mesi di presidenza italiana dell'UE Renzi ha imitato (male) la Merkel e meno male che non si è messo il tailleur. Anche se sarebbe bastato chiederglielo. Alla domanda: «Ma abbiamo qualcosa da temere dall'uscita della Grecia dall'euro?» risponde che il vero problema è della Grecia e a noi ci pensa Draghi. Beato te, caro il mio ingenuone, che pensi che il problema sia tutto dei pensionati greci e non anche nostro. Sapendo che il suo caro papà, tuttavia, è sotto processo per bancarotta fraudolenta, non mi sento troppo sicuro del tuo genio organizzativo e affaristico, oh Grande Leader. Che, a pensarci bene, tanto varrebbe mettere come premier, anche segretamente, Draghi. Appunto, io vado in montagna dove riesco a sopravvivere con i prodotti del bosco. In caso di non ritorno non cercatemi.
Piccola noticina: il Nostro sta combinando più o meno le stesse idiozie che ha tentato di imporci il Demente. Il che fa cadere davvero le braccia. Certo, Bersani era un accidenti di Re Tentenna, ma è possibile che gli italiani siano pronti ad abbandonarsi a un ...one per 80 euro? E fino a quando?
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