Io e Gian giorni fa abbiamo fatto un viaggio alla scoperta della Val Trebbia e della zona dell'Alto Oltrepo Pavese. La nostra prima tappa è stata la città medievale di Bobbio, in provincia di Piacenza. La Val Trebbia è un territorio davvero interessante, uno di quei luoghi in Emilia-Romagna dove ho spesso pensato di andare senza però partire mai. Non so darmi un perché ma posso dirvi in tutta sincerità che un week end in Val Trebbia o un viaggio lungo quel fiume valgono davvero l'attenzione di tutti.
Spesso, nell'organizzare qualche giornata fuori porta ho pensato a Bobbio.
Guardavo la cartina dell'Emilia-Romagna e cercavo di esplorare con la mente il percorso che, da Carpi, mi avrebbe portato oltre le colline piacentine e mi avrebbe fatto respirare l'odore dell'Appennino.
La statale 45 che porta a conoscere la Val Trebbia parte da Piacenza e arriva fino a Genova. La strada è ben percorribile, soprattutto durante la settimana quando il traffico è davvero poco. La valle è molto frequentata durante la bella stagione e nei fine settimana.
Arrivare a Bobbio è molto semplice e basta seguire la segnaletica per arrivare in città. Una volta in prossimità del centro storico, cercate la chiesa di San Francesco e il vicinissimo parcheggio multipiano. E' molto utile, vicino al centro e gratuito.
Fin dal primo sguardo si capisce che Bobbio ha qualcosa di speciale.
L'anno scorso ha festeggiato i suoi primi 1000 anni di storia e, di quel Medioevo nel quale ha visto la luce, porta ancora con sé molte caratteristiche. Bobbio, in realtà, nacque prima dell'anno 1000 ma fu proprio in quel periodo che ricevette dal Papa lo status di città.
La sua storia è davvero antica, dato che tutta la Val Trebbia fu abitata fin dal neolitico.
Anche i Romani si fermarono qui ma fu nel 600 d.C. che Bobbio cominciò a crescere e ad avere identità. Si fermò qui, infatti, un monaco Irlandese di nome Columba, o Colombano in italiano.
Non è lo stesso Colombano dell'Isola di Iona, ma forse si conoscevano.
San Colombano da Bobbio fu uno di quei monaci che molti anni dopo San Patrizio seppe comunicare con le popolazioni pagane in Irlanda in altre isole britanniche, come l'Isola di Man.
Per far accettare la sua presenza come "uomo di fede" abbandonò il saio marrone e si vestì di bianco, proprio come i druidi ai quali le popolazioni pagane erano fedeli.
Columba ad un certo punto della sua vita si incamminò verso Roma e, arrivato dalle parti della Val Trebbia, trovò Bobbio e lì si fermò per curare un discepolo malato.
Bobbio ha nel monastero fondato dal monaco irlandese uno dei suoi simboli principali.
La chiesa del monastero è, attualmente, occupata da scavi molto importanti: sembra vi siano state trovate le basi della prima chiesa risalente all'epoca di Colombano.
Il secondo simbolo di Bobbio riconosciuto internazionalmente è il Ponte Vecchio, detto anche Ponte Gobbo. Si tratta di uno dei ponti più antichi delle valli appenniniche e si pensa risalga all'epoca romana.
Il Ponte Gobbo è, per alcuni, il Ponte del Diavolo.
Si racconta che il Diavolo e San Colombano si incontrarono sulle rive del Trebbia. Il Diavolo promise di costruire il ponte in una sola notte e Colombano accettò. Come ricompensa, il Diavolo chiese l'anima della prima persona che avrebbe attraversato il ponte.
Tutto venne costruito come promesso ma Colombano consegnò al Diavolo un cagnolino. Il Demone si arrabbiò e diede un calcio al ponte che, da allora, diventò gobbo.
In realtà il ponte di Bobbio esiste da ancora prima che Colombano mettesse piede su quelle terre, con rifacimenti di varie epoche. La leggenda sottolinea come la costruzione di un ponte fosse spesso considerata qualcosa di diabolico, capace di unire due mondi. Il ponte unisce ciò che la Natura ha voluto diviso. Se ci pensate bene, ci sono tanti ponti chiamati "del Diavolo".
Il Ponte Gobbo è una bella meraviglia come lo è tutto il borgo che merita una, cento, mille passeggiate tranquille e riflessive.
Da non perdere sono le botteghe storiche del centro dove basta entrare per trovare un sorriso e qualche parola sulle tradizioni e bontà locali, come il Bracton o Bracchettone.
Si tratta di un salume tipico di Bobbio che consiste in spalla di maiale condita e cotta a dovere.
Più che ristoranti, quello che posso consigliarvi di fare per riempire la pancia dopo l'esplorazione della città, è fermarvi proprio in una bottega e farvi fare un panino con dell'ottimo pane cotto nel forno a legna.
Lungo il Trebbia, in prossimità del ponte, ci sono luoghi dove sedersi e fare un pic-nic.
Non c'è nulla di meglio che un sapore locale così genuino come quello del Bracton per sentirsi accolti in un borgo grande poco più di una punta di spillo eppure così immenso in tutto ciò che ha da raccontare.
A Bobbio abbiamo trovato sorrisi, cielo azzurro e gente cordiale.
Probabilmente avevamo l'aria dei forestieri e tutti si fermavano a raccontarci qualcosa sulla città e a darci un consiglio.
Ho trovato questa cosa meravigliosa, quasi come fosse un gesto d'altri tempi che il mondo ha ormai dimenticato.
Ciò mi ha fatto apprezzare Bobbio ancora di più.