Valar Morghulis – Parte II

Creato il 11 giugno 2013 da Jonlooker @Jonlooker

Spoiler! Spoiler! Post aggiornato all’episodio 3×10. Spiattellerò tutto senza un minimo di ritegno. Trovate qui la prima parte.

So che siamo tutti un po’ scossi, dopo la visione degli ultimi episodi di Game of Thrones, ma proprio per questo è il caso di parlarne insieme per affrontare il trauma, almeno fino alla prossima stagione.

Episodio 3×09  

Titolo: The Rains of Castamere
Titolo più onesto: Se uno è de legno, è de legno

Conoscete già l’argomento: il peggior banchetto di matrimonio di sempre.
Ripercorriamolo passo passo.

Qualcuno, me compreso, s’era fatto un’idea degli Stark, cioè che magari sono iellati, però almeno sono valorosi e abili strateghi. Non può essere altrimenti, voglio dire, hanno quella scacchiera coi pupazzetti a forma di torri e carretti che muovono pensosi sulla tavola del gioco dell’Oca, uno pensa che abbiano in mente chissà quale mirabolante strategia. Cate e Robb, però, non hanno in mente proprio niente.
«Abbiamo abbastanza uomini?» Chiede la mamma, lievemente ottenebrata da tre stagioni di vendetta non dissetata.
Robb prende la torricella di pongo come se dentro ci fosse la risposta e fa un calcolo delle probabilità: «Se Walder Frey collabora.»
Eh già. Se Walder Frey collabora.

Ma chi è Walder Frey? Lo zio pazzo, non c’è bisogno di dirlo – quello zio pazzo a cui Robb aveva fatto una promessa, salvo poi infragerla, sposando la dottoressa di Emergency.
Quello di andare da Walder Frey, in cento spaventapasseri quali sono, a dire scusa tanto se ti abbiamo fregato, ci dai una mano in guerra? è un’idea completamente idiota, l’avrebbe capito chiunque. Magari Sansa no, però chiunque altro sì. Se fosse stato lì, Hodor avrebbe urlato «Hodor!» con rabbia – e avrebbe avuto ragione!

In realtà, i due hanno paura di morire male, ma perché paventano la possibilità di rimanere incastrati quando sono in guerra: il fatto che stiano andando da un re folle e imbufalito non è mica un problema, al massimo dirà di no e restituirà il tostapane regalato per le nozze! Il piano, infatti, è quello di tornare da Frey con la coda tra le gambe e dirgli che la ragazza promessa a Robb può sposare il cugino Edmure, che non è Re, non vale una cippa e assomiglia pure a Caio de La spada nella roccia, ma che vuoi che cambi, non è che stiamo qui a contare gli spinetti ai porcospini.

Così, l’esercito dei lupetti se ne va al castello di Frey, il quale offre un cocktail di benvenuto composto da riso basmati e torta sbrisolona, una miseria che non vi dico. Tutti si nutrono a turno con un po’ di groppo in gola, perché Frey è notoriamente lunatico, senza contare che la coda tra le gambe di cui sopra è anche di paglia.

Elegantemente abbigliato con il meglio delle Pelliccerie Annabella, Robb implora il perdono dello zio per quella cosuccia da poco che sappiamo. Al che, molto galantemente, lo zio fa notare che il torto non è stato subito da lui, ma dalle sue figlie/nipoti cesse; le chiama una ad una e le presenta. Qui scopriamo che le caratteristiche più brutte che hanno sono i nomi (Waldra, Walda, Derwa, di nuovo Waldra… diciamo che Walder ha un problema a ricordare i nomi e uno strano gusto per la W) e che non sono poi così male, dai, è che sono unte e bisunte.

Robb fa un discorso di circostanza veramente convincente: siete un bijou ma mi piace n’ altra, desolato. Se c’è qualcosa che posso fare… amici?

Allo zio queste scuse piacciono tanto, ma vuole divertirsi a imbarazzare i suoi ospiti e fa avvicinare la moglie di Robb, decantando la sua avvenenza come se ne avesse a buttare. Ora, non che io possa parlare di bellezza perché proprio non mi avanza, come si dice dalle mie parti, ma visto che l’argomento è quello: davvero davvero la signorina è tanto meglio delle poverette che stavano lì e che tutti prendevano in giro? Per lo zio sì. Le fa quattro apprezzamenti irripetibili che irritano molto (giustamente) Robb, ma quest’ultimo viene fermato nell’impeto dalla madre, che ha una faccia che dice chiaramente mo’ te ne stai fermo, pastrocchio di un figlio.
Pago dei bei complimenti che ha esternato, lo zio promette tende, birra e salsiccia per tutti e annuncia il matrimonio tra gli agnelli sacrificali di ambo le parti (l’identità della moglie, però, sarà segreta fino all’ultimo).
Lo annuncia, fate attenzione, in questo modo:

«Il vino scorrerà rosso,
e la musica suonerà forte
e ci metteremo questo casino alle spalle.»

Ora, ma vi sembra un annuncio per cui rilassarsi? Non è un minimo, come dire, ambiguo, sto vino rosso a cascata, la musica sovrastante?
Ma certo che no, andiamo ad assistere a queste nozze così gioiose.

(via)

La sposa arriva coperta da un velo di pizzo e tutti si guardano tra loro con lo stesso, cavalleresco interrogativo: quanto racchia sarà? Con sorpresa di tutti e tanta gioia da parte di Lord Edmure che deve sposarsela, la ragazza è veramente graziosa e si è anche lavata la faccia.
Terminata la cerimonia, c’è una festicciola che scolpisce nel granito la stupidità degli Stark.
Prima di tutto, il famoso vino viene offerto quasi solo a loro e gli uomini validi di Frey non toccano un goccio.
«Ma come, Lei non beve?» chiede Catelyn a Lord Bolton, sorseggiando una pinta che stenderebbe un alce.
«No, devo guidare» dice lui e nessuno, ma dico nessuno, si insospettisce.

Nel tavolo accanto, Robb vorrebbe slinguazzarsi con la moglie ma lei, opportunamente, gli fa notare che forse non è il caso. In quel momento, i novelli sposi sono cordialmente invitati, che vuol dire portati di peso, in camera da letto in modo che ognuno possa guardarli suggellare il matrimonio. Robb e consorte rimangono, insieme a tanti altri del loro gruppo, nella sala del ricevimento. I due parlano del figlio che lei porta in grembo.
«Lo voglio chiamare Eddar» fa lei. Ma sei scema? penso io, così lo condanni a morte!
E infatti, l’istante dopo, un soldato va a sigillare la porta.
Catelyn comincia a mangiare la foglia, ma ha bisogno di altre prove, magari chiudono l’ingresso per gli spifferi, che tra poco arriva l’inverno, non stiamo sempre a pensar male. Poi, però cambia musica: e Cate ci pensa, ma cos’è questa melodia, mi è familiare… Ah, sì, è The rains of Castamere, una canzone dedicata a Tywin Lannister… vabbé, dai, una gaffe, avranno sbagliato cd, ‘sti pezzi rinascimentali son tutti uguali.

Robb, che ve lo racconto  a fare, non s’è accorto di nulla, anzi, chiacchiera ai tavoli, beato come in ferie. Vedendo che sto gnocco proprio non capisce, lo zio fa fermare la musica e cerca di spiegargli bene che sta succedendo.
«Vostra Maestà, non vi ho dato il mio regalo…» Prova a dare l’indizio, li imbecca.

Cate finalmente ci arriva: non è un piumino d’oca sotto la trapunta, quello indossato da Lord Bolton: è una cotta di maglia! Che sorpresa stravolgente!

Robb, testa de coccio, sta ancora in piedi aspettando sto regalo, che sarà mai, un ipod? Speriamo sia un Ipod.

Da lì è un delirio tale che viene quasi da ridere. Catelyn molla un ceffone al Lord Bolton e urla «Rooobbbbb!»

Un uomo sfodera un pugnaletto nascosto e infilza ripetutamente la pancia della povera dottoressa da campo, perché quando uno dice “Eddar” dev’essere fatto scomparire subito subito, altrimenti sono sette anni di guai.
I musici sono spariti: al loro posto, una fila di arcieri che si concentra sul petto di Robb e degli ospiti in generale, un po’ di sgozzamenti che ci stanno sempre e lo zio che supervisiona dal desco per sincerarsi che stia andando tutto bene. Da come ridacchia, mi sembra soddisfatto dell’andamento della serata.

Anche Catelyn viene colpita alle spalle da una freccia ed è arrabbiatissima perché quel vestito di velluto verde era versatilissimo, buono in ogni occasione e adesso è tutto un brandello.
Striscia sotto un tavolo e vede che anche la moglie dello zio si sta riparando allo stesso modo. Così decide di ritardare il momento dell’agonia e si trascina fino a lei, acchiappa una daga e gliela punta alla gola, rivolgendogli una preghiera che suonava pressapoco così:

«Basta, Walder! Robb sarà poco sveglio ma degli altri figli che me ne faccio? Sono crepati o, peggio, femmine. Facciamo una cosa. Se ci lasci andare, facciamo finta che non sia successo niente, siamo pari! Ma proprio giurin giurello, veramente, giuro. Altrimenti, sgozzo tua moglie.»

Lo zio (con tutta la ragione del mondo, a dir la verità) le dice che ha già giurato una volta e guarda un po’ che è successo. Inoltre, manco se lo ricorda il nome della moglie, forse qualcosa con la W… che la sgozzi pure.

Catelyn capisce che lo zio, come si dice, has a point, così si offre come ostaggio se Robb sarà risparmiato e urla a quest’ultimo di alzarsi. Ma Robb è in pieno shock e si alza in piedi più perché è abituato ad obbedire alla mamma che altro. Appena il tempo di dire “madre”, che lord Bolton gli manda i saluti dei Lannister, cioè una pugnalata con girello, come è d’uso nelle gang in Sudamerica, dritta nello stomaco, da cui sgorga una vivace fontanella di sangue.

Ecco, questo è il momento esatto in cui finisce Game of Thrones e comincia un film di Mario Merola con regia di Alfonso Brescia. Catelyn molla un urlo disumano, taglia la gola della signorina che ci regala spruzzi come neanche al delfinario e se ne rimane lì, catatonica, finché un soldato arriva alle sue spalle e sgozza la sua, di gola, dando vita al fiume di sangue più lungo mai fuoriuscito da un collo.

Però, che matrimoni organizza, lo zio Frey: l’Enzo Miccio di Riverlands!

Episodio 3×10  

Titolo: Mhysa
Titolo più onesto: questi corrieri spediscono proprio tutto!

Tyrion e Sansa passeggiano e inventano dei buffi modi per rivalersi contro quelli che si prendono gioco di loro. Si fa spazio l’idea di riempirne i materassi di sterco caprino (ecco dove va tutta l’inventiva di Sansa), quando lui viene richiamato per una riunione importantissima e segretissima, all’inizio della quale Joffrey è felice in modo preoccupante, mentre sua madre fa quel sorriso annuale che scongiura la paresi che altrimenti avrebbe la meglio. Che succede? Si viene a sapere che Robb è morto e questo causa in Sua Maestà un entusiasmo creativo – in mezzo a così tanto wedding planning di qualità, è naturale che si faccia prendere la mano: vuole che gli venga spedita la testa del povero Stark, così può metterla su un piatto da portata il giorno del suo matrimonio e servirla a Sansa. Non è un’idea squisitissima? Inspiegabilmente, nessun altro vuole prendere parte al progetto. Al che Joffrey comincia ad avere le prime avvisaglie di isteria e il nonno lo manda a letto consigliando un biberon di semi di papavero («Ma io non ho sonno!» «Vieni Joffrey, senti a mamma»).

Mentre Bran e la sua combriccola di necromanti si radunano intorno al fuoco per raccontarsi le ultime storie di Piccoli Brividi – Edizione Winterfell, Theon se la passa malissimo, evirato e inchiodato a una X di legno, mentre il suo aguzzino rigira il dito nella piaga, gustandosi davanti a lui un gigantesco wurstel. Se non si vede non si comprende.
A proposito, indovinate cosa ricevono il padre e la sorella di Theon, direttamente a casa, in un pratico scrigno?

E’ sempre opportuno accettare i pacchi del corriere con riserva di controllo

Fosse per il padre, Theon potrebbe ritornare pezzo pezzo, per quel che gliene importa. La sorella, al contrario, decide di prendere una nave sportiva, riempirla “dei 50 migliori assassini delle Isole di Ferro” (ma come si scelgono? C’è un albo degli assassini o si fanno i casting?) e di andare a riprendersi il membro della famiglia senza membro. Era necessaria storia del wurstel perduto? «Assolutamente sì!» Gridò George R. R. Martin, prima di rimettersi a dormire.

Arya, dal canto suo, ha visto il corpo del fratello con la testa rimpiazzata quella di un maiale selvatico, il minimo che potesse fare è freddare uno degli assassini di suo fratello. Il Mastino, che la sta scarrozzando da un paio di episodi, se la prende moltissimo perché si è fatto fregare il temperino da una bambina di undici anni.

Non poteva mancare il momento amor prohibido, non si dica che a Game of Thrones  non sono romantici. Jon Snow si abbevera allo stagno come in un documentario di National Geographic, ma non ha fatto i conti con il fiuto da Bracco di Ygritte, che gli dimostra il suo sentimentalismo facendo m’ama non m’ama, solo che non ci sono margherite quindi fa il conteggio tirandogli le frecce (comunque non ci preoccupate, sono tre: l’ama) direttamente sul culatello.

Jaime torna a casa e la prima cosa che fa è raggiungere l’amata sorella. Cersei un po’ è contenta, un po’ non riesce a nascondere il disappunto nel vedere che il fratello è tornato senza la mano buona. Lui si guarda il moncherino con uno sguardo tristissimo. Come primo incontro dopo mesi e mesi, non sta andando proprio benissimo.

L’ultima immagine di questa stagione è Daenerys Targaryen. Visto che ci siamo, Khaleesi, è ora di piantarla: tutti combattono e perdono parti del corpo che ci si potrebbe fare una persona intera solo di mozzichi, e tu stai lì a fare l’antropologa?  E finiamola di spingere qualunque creatura a chiamarti mamma, a fare discorsi motivazionali in giro per i deserti e far volare i Draghi come le Frecce Tricolori a Follonica. Devi recuperare sette regni, mannaggia a te, non fondare una comune su cui fare crowd surfing. Ma chi l’ammazza a lei, gaia, fresca, con le trecce tenute dagli elastichini?

Proprio nessuno.
Per ora.

Perché, vedete, “Valar Morghulis” vuol dire “tutti devono morire”. Ma non nel senso filosofico che uno si aspetta, la caducità della vita, l’effimero anelito pronto a disperdersi nell’aria una volta che un coltello penetra la gola, no: Valar Morghulis è un appunto, un post-it misericordioso di Martin per noi che ci affezioniamo alla saga.

“Mettetevi il cuore in pace: tanto schiattano tutti.”



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