Valentina Carrera BERESHIT: Palazzo della Racchetta Ferrara – mostra a cura di Enrico Ravegnani e Alessandro Baito

Creato il 21 aprile 2013 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo

Valentina Carrera BERESHIT Palazzo della Racchetta Ferrara – maghen david 5

Palazzo della Racchetta Ferrara - Valentina Carrera BERESHIT. Enrico Ravegnani e Alessandro Baito curano la mostra dal titolo Bereshit di Valentina Carrera che inaugura mercoledì 24 aprile 2013 al Palazzo della Racchetta, Ferrara (vedi MAPPA). L’expo prosegue fino al 28 aprile con gli orari: dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 20,00. I lavori di Valentina Carrera, nella contemplazione di una parola, di una frase, di un versetto della Genesi, elaborano in senso artistico le emozioni, le suggestioni, le immagini che vengono così evocate, mettendo in luce i colori della potenza della parola. A volte applica carta pergamena a volte elementi materici vari (pigmenti naturali, metalli in polvere, foglie d’oro o d’argento), altre volte ancora affianca alla parola un simbolo, un segno che aiuti l’interpretazione dell’insieme.

Palazzo della Racchetta Ferrara, Valentina Carrera BERESHIT – fuoco creatore

Uno dei passi che più ha rappresentato nella sua produzione è quello che racconta il momento della creazione dell’Universo, soprattutto nella sua identità con la fine dei tempi in cui verrà ristabilito il patto tra gli esseri viventi e la divinità. In questi lavori si utilizza una simbologia di colori ben determinata: la forza divina-oro che squarcia l’oscurità-nero del Nulla per donare ritrovare la comunione universale-rosso.

I colori sono però sempre contaminati dal loro simile o dal loro opposto, per sottolineare, aldilà di ogni interpretazione manichea, la presenza del divino anche nell’oscurità e dell’umano nella Luce assoluta.

Valentina Carrera tratta anche diversi temi della cultura e della storia ebraica.

Dall’interpretazione pittorica della sensualità del Cantico dei Cantici alla poesia contemporanea che tratta temi politici o di vita quotidiana, passando dai difficilissimi temi di una delle pagine più scure della storia dell’umanità: la Shoà, per poi arrivare in Israele con i suoi canti di orgoglio e speranza suggeriti in tele come ad esempio la serie Topografia.

Ed ogni tema è affrontato sempre con uno sguardo che cerca il senso ultimo.

Uno sguardo proiettato verso una dimensione religiosa (universalmente religiosa) che meglio sarebbe definire spirituale, alla ricerca della bellezza che supera tutto: forte come la morte è l’amore e in questo caso l’amore passa attraverso la materia quella pittorica.

Valentina Carrera BERESHIT Palazzo della Racchetta Ferrara – 129 stelle strappate rid

Paolo Levi - “La calda espressività lirica di Valentina Carrera si rivolge alla letteratura ebraica sacra e profana, citata nelle titolazioni e concretamente inserita nei suoi lavori. Non è quindi mai casuale che in queste composizioni eseguite con tecniche miste, sovrapponendo materiali diversi e misture di pigmento molto spesse su supporti di tela o cartacei, appaiano sovente frammenti di testi in lingua ebraica, che si propongono all’osservatore come il punto di messa a fuoco dell’ispirazione. Si tratta qui di un’operatività allusiva, che testimonia un rapporto affettivo con le radici stesse della nostra cultura occidentale, e che si rapportano alla contemporaneità evocando spiritualità e colori della Terra Santa di oggi. Il linguaggio cromatico di questa pittrice è oltremodo variegato, anche se si può sottolineare la prevalenza in molti lavori di un rosso sanguigno e vitale. Gli impasti sono densamente corrugati dagli strati materici di varia natura, frammenti di carta, stoffa, o tessuto a trama reticolata, e ben calibrati negli effetti visivi, dove le fasce di colore si dispongono secondo equilibri prestabiliti.

La composizione di questi pezzi assume quindi un andamento dinamico, sconfinando spesso oltre i limiti del supporto, ed evocando una spazialità allargata e suscettibile di espandersi all’infinito. Gli interventi della materia non strettamente pittorica fanno pensare all’applicazione delle tessere di un mosaico, dove ogni singolo frammento trova la sua ragione di essere nel posizionarsi come parte significativa della visione e della trama, ed esplicandosi in apparizione di un paesaggio spirituale. Ogni opera di Valentina Carrera agisce come un racconto concluso e irripetibile; di qui la generosa varietà di questi lavori, nei quali tuttavia è perfettamente riconoscibile l’elegante cifra stilistica dell’autrice, che lascia spazio all’intuizione poetica, senza per altro abbandonarsi alla retorica estetizzante della gestualità fine a se stessa. Appaiono così perfettamente equilibrate le due masse di colore che in Arcaico e in Terra promessa si spartiscono lo spazio del supporto, sviluppandosi in senso orizzontale; nel primo caso il rosso sanguigno della parte superiore è sostenuto dalla concretezza materica di un reticolato, le cui sfrangiature sbavano disponendosi irregolarmente su una superficie argentata e corrugata, che trae colore dalla luce che vi si riflette. Nel secondo, una spessa colata bianca, fortemente rilevata come il plastico di una catena montagnosa innevata, invade uno spazio scuro prossimo a scomparire; ambedue i titoli esplicitano la sensazione di eventi cosmici, o di interventi divini, comunque ineluttabili, comunque al di sopra dell’intenzione umana. In Genesi si assiste invece alla ricomposizione del caos attraverso la separazione degli elementi, chiaramente evocata da nette fasce verticali di colore, e dal brulicare dell’impasto materico.

L’uomo è invece ben presente in Genesi 4-16, che cita l’esilio di Caino, e in Poesia israeliana: in questi due lavori sono ben visibili i frammenti cartacei che si riferiscono ai titoli, ma soprattutto è comune ad ambedue il senso profondo di una lacerazione; nel primo caso si tratta di un evento archetipico, sconvolgente e fatale per il destino dell’umanità, e tuttavia le macchie variegate e la larga striscia chiara, che irrompono sulla superficie scura del fondo, suggeriscono anche l’inizio di una ricerca salvifica nella bellezza del colore; nel secondo è ravvisabile una frattura storica, molto più attuale naturalmente, ma forse meno ineluttabile, se ci si affiderà alla saggezza rivoluzionaria della poesia.”

Paolo Levi da “Le allusioni del colore” ed. G.Mondadori

La mostra  

BERESHIT di Valentina Carrera

a Palazzo della Racchetta di Ferrara

si svolge in concomitanza con la

Festa del Libro Ebraico in Italia IV edizione

La festa del Libro Ebraico è kermesse culturale che trasforma Ferrara in capitale della cultura ebraica. Per quattro giorni, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoà coinvolgerà il pubblico in presentazioni di libri, dibattiti, concerti e spettacoli.

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MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia Zamenhof Art – Galleria Zamenhof  per le news sulla mostra BERESHIT di Valentina Carrera presso Palazzo della Racchetta a Ferrara, curata da Enrico Ravegnani e Alessandro Baito.

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