Valeria Benatti, giornalista e conduttrice dal 2002 del programma “W l’Italia” sull’emittente radiofonica RTL 102.5, è un personaggio a tutto tondo.
Look estroso, oratoria brillante e voce cristallina, fanno di questa signora della radio la protagonista di una chiacchierata che non posso che ricordare con piacere.
Love toys è la storia di Daphne Vibrante, nome d’arte di una cassaintegrata di provincia che rivoluzionerà la sua vita e quella del paese in cui vive trasformandosi nella regina delle venditrici porta a porta di giocattoli erotici.
Per scrivere la sua storia Valeria Benatti si è ispirata a una persona reale, infatti racconta:
Un anno e mezzo fa a Piacenza, durante la presentazione di un libro precedente a questo, un amico mi ha presentato Daphne Vibrante spiegandomi la sua peculiare attività. Io ero molto incuriosita, così abbiamo preso un aperitivo e fatto una chiacchierata. Nei giorni seguenti ho pensato che Daphne fosse un personaggio ideale per un romanzo, sono tornata a Piacenza e mi sono fatta raccontare i dettagli del suo lavoro. Io ero entrata in un sexy shop una sola volta tanti anni fa e l’avevo trovato orribile, ma Daphne mi ha mostrato tutto il suo campionario di oggetti divertenti e colorati, che non sapevo nemmeno che esistessero, e li ho trovati fantastici. Da lì ho sviluppato la storia.
Nella realtà Daphne non era una cassaintegrata, perché hai voluto che nel libro lo fosse?
Volevo scrivere una storia lieve perché stiamo vivendo tempi di una pesantezza assoluta, tutti dicono che c’è la crisi, che non c’è lavoro, il ché è vero, però è altrettanto vero che se hai sempre la faccia da funerale fai fatica a trovare le risorse per inventare qualcosa di nuovo. A me aveva molto colpito la grande positività della vera Daphne e ho voluto spiegare che anche nelle situazioni più negative, come la perdita del lavoro, le possibilità si possono trovare. Il settore dei sex toys è uno dei pochi settori che va benissimo. Pensa che ci sono dei ragazzi italiani che qualche anno fa, con un finanziamento di 30 mila euro, hanno aperto un sito di vendita online di questi oggetti e oggi fatturano cinque milioni di euro.
Tu sei spesso a contatto con il pubblico, credi che ci siano davvero ancora tanti tabù e resistenze come accade nel paese di Daphne.
Sì, io credo che in Italia le resistenze ci siano, nei paesi più che nelle città. Basti pensare che la deputata che recentemente è stata accusata di comprare un vibratore con i soldi pubblici ha detto di essere madre di famiglia e di non aver mai acquistato cose del genere, come se lo scandalo fosse aver comperato un giocattolo erotico e non l’abuso di denaro pubblico.
Io avevo mandato a Giunti le prime cento pagine perché non sapevo se l’idea avrebbe funzionato e ho trovato subito un riscontro più che positivo da parte della direttrice editoriale e della editor. Al secondo incontro ho regalato loro il rossetto vibrante (il sexy gadget incluso nella confezione del libro, ndr) perché avevo in mente di fare un’edizione deluxe per San Valentino che lo includesse. Invece, loro hanno deciso di fare uscire subito il libro con il rossetto in modo che potesse anche essere un regalo di Natale originale.
Credi che se l’avessi proposto a un editor uomo avresti trovato lo stesso consenso?
È difficile dirlo, probabilmente l’entusiasmo non sarebbe stato lo stesso. Credo che il fatto che in Giunti fossero tutte donne abbia aiutato molto. Dopo l’uscita del libro però ho parlato con vari giornalisti maschi che lo hanno letto e mi hanno detto di essersi molto divertiti. Un buon segno…
C’è qualcosa di te nel personaggio di Daphne Vibrante e in che misura?
Chi mi conosce sa che ci sono anch’io nel personaggio di Daphne. Sono una donna molto combattiva, battagliera, che se ne frega di quel che dice la gente. Credo di averci messo molto di me nel personaggio di Daphne.
Quali sono i commenti che fino ad ora ti hanno fatto più piacere?
Sono contenta che mi dicano che il libro diverta e porti allegria e sono orgogliosa del fatto che sdogani una serie di tabù rispetto ai sex toys. Parliamo di sesso senza vergogna, parliamone come una cosa bella, umana, che riguarda tutti!
Tra la radio e la scrittura cosa ti piace di più?
La radio mi costringe a essere sul pezzo tutti i giorni e mi obbliga ad alzarmi dal letto, altrimenti mi perderei dietro alla mie fantasie. Amo il contatto diretto con il pubblico, la radio ti dà un feedback immediato, percepisci subito se piaci o no. Per me la radio è stata ed è tuttora una grande scuola perché mi aiuta ad avere un linguaggio diretto, in venti secondi devi “arrivare” a sei milioni e mezzo di persone, tutti devono capirti e questo ha fatto sì che io utilizzassi lo stesso tipo di stile, semplice e immediato, in Love toys. La scrittura, invece, mi piace perché mi permette uno spazio di immaginazione più intimo, più personale.
Sì. Ho lasciato apposta il finale aperto perché credo ci siano ancora tante cosa da dire.
Altri progetti?
Sì, mi piacerebbe molto che Love toys diventasse una commedia per il cinema. Ho già fissato un incontro con un grande produttore e potrebbe nascere qualcosa di buono.
Idee per la protagonista del tuo film, nel caso si realizzasse?
Ho due ipotesi. La prima è Valeria Bruni Tedeschi, che potrebbe anche fare anche da regista e sua madre (Marisa Borini, ndr) sarebbe perfetta per il personaggio della nonna Dora. Oppure Paola Cortellesi, che è un’attrice bella, brava, comica e divertentissima.
Se ti è piaciuto questo post, non perderti i prossimi. Clicca qui e iscriviti subito per ricevere tutti gli aggiornamenti