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Valeria Chatterly Rosenkreutz. Intervista all’Artista tra Arte e Sentimento

Creato il 18 novembre 2010 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Arte e Sentimento

a cura di Iannozzi Giuseppe

Valeria Chatterly Rosenkreutz

(c) Tutte le immagini sono di esclusiva proprietà di Valeria Chatterly Rosenkreutz. E’ assolutamente vietata la riproduzione con ogni mezzo o forma, parziale o totale. Tutti i diritti riservati.

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1. Una domanda facile, giusto per iniziare, che però è anche difficile: chi è Chatterly l’artista?

Domanda complessa più che facile o difficile. In linea di massima posso definirmi una visionaria, idealista, romantica, malinconica, vampiresca, ironica e, all’occorrenza, demoniaca persona.

2. Come hai iniziato ad interessarti all’arte digitale? C’è stato qualcuno che ti ha spinto a provare o che ti ha insegnato i primi rudimenti di questa arte, a mio avviso non poco difficile?

C’è da premettere che da sempre ho avuto inclinazione per il disegno e la pittura, da che io ricordi penne, matite colorate, pennarelli e pennelli hanno fatto parte del mio mondo. Il mio primo disegno a tempera su cartoncino risale all’età di 3 anni. La scoperta della grafica digitale ha rappresentato per me una sfida, un modo nuovo ed illimitato per esprimermi e creare, senza lasciarmi influenzare da guide o manuali o per meglio dire, usando il gergo di internet, smanettando. All’arte digitale vera e propria mi sono avvicinata nel 1996, iniziando con primi semplici lavori, comprendendo da subito l’importanza della conoscenza approfondita dei programmi di grafica. Per questo non mi sono fermata all’apprendimento di un solo programma ma ho voluto imparare ad utilizzarne il più possibile scoprendo così, dal confronto delle caratteristiche di ogni prodotto, le loro prerogative migliori. Attualmente, grafica 3D a parte, sono in grado di utilizzare 7 software differenti e di ciascuno cerco di sfruttare le sue peculiarità, mi piace nei miei lavori ottenere il miglior risultato possibile. Certamente la parte tecnica è più facile, perché a forza di  provare e riprovare prima o poi si acquisisce, per i contenuti invece quello è tutto un altro discorso, lì serve l’ispirazione.

3. Quali artisti, contemporanei e non, ti hanno dato di più a livello emozionale e perché? Attraverso le loro opere, attraverso il godimento dell’arte che hai saputo in loro apprezzare, hai imparato… che cosa?

Innanzi tutto direi che l’influenza artistica maggiore proviene dalla mia città, Roma. Senza dubbio molta importanza l’ha avuta anche l’apprendimento della storia dell’arte al liceo. Direi quindi che la mia è una formazione classica di base che ha permesso di apprezzare le bellezze dalle quali sono circondata da mattina a sera. Crescendo ho scoperto (e riscoperto) artisti che hanno contribuito alla mia personale ricerca d’espressione. Primo tra tutti Leonardo, per me genio indiscusso del passato e presente. I pittori fiamminghi come i due Bruegel o Rembrandt, l’uso della luce nei loro quadri ha senza dubbio influenzato la mia fantasia. Sono sempre stata attratta dai giochi di luce ed ombra dei dipinti, un grande maestro in questo senso è  Caravaggio. Il mio amore per i pittori francesi  Gauguin, Utrillo, Toulouse-Lautrec, Manet, è innegabile come anche adoro Dalì e Picasso per la loro genialità. Per quest’ultimo poi nutro in particolare una grande ammirazione,
Inoltre è noto a chi mi conosce il mio amore/odio per Gottfried Heinwein, tanto per nominare un artista dark contemporaneo.

4. Le tue immagini digitali sono prevalentemente dark e/o gothic. Ammetto la mia ignoranza: qual è la differenza fra dark e gothic? Credo – e temo – ci sia ancora molta confusione, e ignoranza, quindi un chiarimento è più che mai necessario.

Premesso che il concetto di dark è più vasto del significato di gothic o goth, cercherò di spiegare iniziando da quest’ultimo: “goth”, termine nato per definire un tipo di musica, ha finito però per individuare tutto un movimento artistico e di pensiero che, a partire dagli anni  ’80, è arrivato sino ai giorni nostri anche se nel tempo ha subito, com’è naturale, delle evoluzioni, ad esempio attualmente esiste un genere musicale definito goth-rock che prima non esisteva. In massima parte il popolo goth è caratterizzato da una forte creatività in campo artistico, sono ottimi grafici ed artisti digitali, abilissimi nella conoscenza dei computer e di internet.
Alla base del loro credo c’è una religiosità atea, il romanticismo oscuro è parte preponderante di questa cultura, possono esibire simboli religiosi come espressione di dolore ed espiazione, la loro eleganza nel vestire e nelle movenze, oltre ad un caratteristico modo di danzare, li differenziano dal popolo dark, più eterogeneo. Trovano collocazione nel contesto goth anche “vampiri e succubi”.
In genere un goth non passa inosservato, suscitano sempre molta curiosità intorno a loro ma poi finiscono con l’emarginarsi per difesa.
Il significato di Dark invece è molto vasto, abbraccia una molteplicità di pensieri, stili di vita e generi musicali. Un dark è tendenzialmente una persona che ama il colore nero in tutte le sue implicazioni, che pensa anche in nero, non come farebbe una persona depressa, ma con  una visione oscura della realtà circostante, poiché un dark vede sempre le tenebre anche in piena luce, mai il contrario.

5. Che io sappia, hai iniziato a pubblicare le tue opere digitali prima sul blog, poi sul tuo sito, per approdare su DeviantArt. Perché la Rete? Ovvero: che cosa ha saputo darti in più il Web rispetto alle riviste cartacee?

No no, questo non è esatto. Le mie prime fotomanipolazioni hanno trovato spazio nel mio sito su Altervista, dove infatti c’è tutt’ora la mia vecchia galleria ( http://chatterly.altervista.org ). Avevo deciso di metterle in rete via via che imparavo. Le riviste non è che non mi interessano, tanto è vero che un intero numero di Next, la rivista del Movimento Connettivista italiano, è stato illustrato con le mie immagini. Inoltre, con pazienza certosina, sto preparando il catalogo dei miei lavori migliori che spero di pubblicare il prossimo anno.
La scelta della rete è avvenuta principalmente per comodità e per la grande visibilità che consente ovunque nel mondo.
Il mio blog è nato piuttosto tardi rispetto al sito, a quasi un anno di distanza. Avevo un “journal”, sempre sul sito, però non era interattivo così ho sentito il bisogno di comunicare e confrontarmi con le persone, ricevere critiche e commenti è tutt’ora fondamentale per me perché rappresenta il  bilancio della mia attività.
Proprio per l’importanza che attribuisco al confrontarsi, avevo deciso tempo fa di iscrivermi ad una comunità americana per specialisti di grafica digitale. Il sito funziona in questo modo: l’autore inserisce in quello spazio una sua creazione e poi riceve commenti, critiche, incoraggiamenti e suggerimenti oltre a ricevere voti che, se superano un certo numero, lo faranno entrare di diritto nel gruppo di esperti di quel sito. Di certo un bel riconoscimento. Ebbene, dopo soltanto 5 giorni che avevo postato “Green Days” ho ricevuto tanti voti da superare persino artisti americani famosi. Evidentemente il fatto che una italiana sconosciuta avesse preso tanti punti non è piaciuto ai gestori del sito e, con una scusa davvero banale, hanno dichiarato fuori dalle regole la mia immagine ed invalidato le votazioni. Si può immaginare quale sia stata la mia delusione.
Da quel momento ho imparato che le comunità “artistiche” virtuali non sono diverse dal reale mercato d’arte con il quale ogni giovane artista esordiente è costretto a confrontarsi.
Attualmente continuo ad interagire con le persone soltanto attraverso il blog e DeviantART, dove non ci saranno propriamente espertissimi o guru, ma sicuramente la gente è più genuina.
Non è da dimenticare poi che senza la rete non avrei mai  incontrato Deathrimental, con il quale è nata una collaborazione artistica piuttosto stretta e di recente la band australiana Inertia,  permettendomi così di diventare la loro artista ufficiale.
Sempre attraverso internet collaboro in via amichevole anche con altre due band italiane esordienti.

6. Solitamente le riviste cartacee non sono ben disposte ad accettare lavori da parte di esordienti. Io so che hai pubblicato anche su rivista: vorrei che mi parlassi di questa tua esperienza, ma soprattutto avrei piacere che mi esponessi che idea hai tu della condizione di essere (considerato) un/a esordiente nel mondo delle arti.

Dunque le esperienze con le riviste ne ho avute finora due: la prima (come già ho accennato) è stata con “Next” rivista del movimento connettivista italiano e devo dire che ha rappresentato davvero una soddisfazione personale con  ben 32 delle mie immagini pubblicate. L’altra esperienza è stata con la webzine (stampabile) “Chiamata alle Arti” dove è stata pubblicata una delle mie immagini (il cui titolo è Ballerina) più altre fatte in collaborazione con Deathrimental.
Per quel che riguarda la mia esperienza come esordiente nel mondo delle arti devo dire che finora è stata positiva, con molti riscontri favorevoli e la bellissima sensazione di sentirmi amata dalle persone. C’è un rovescio della medaglia però: alcuni speculatori hanno trafugato diversi miei lavori da DeviantART per rivenderli come stampe su siti del genere di Photobucket, tanto per citarne uno dove ho trovato la bellezza di 53 mie immagini!

7. Sul tuo sito personale ( http://chatterly.altervista.org ), tra le altre cose, scrivi “non sono in polemica con l’insegnamento artistico, dopotutto  le Botteghe d’arte hanno una lunga tradizione in Italia, sono però scettica sull’insegnamento di ‘fare arte’. Penso infatti che chiunque si senta in vena di creare possa farlo avendo o no la tecnica necessaria…” Potresti approfondire questo concetto, per cortesia? E soprattutto: a tuo avviso, la tecnica quanto è importante per riuscire a dare un’anima all’opera che si intende portare a termine?

La tecnica ed il talento (o anima) sono due cose che è difficile fare andare d’accordo. Un lavoro può essere tecnicamente perfetto ma non avere “un’anima”, non trasmettere emozioni e non stimolare la mente di chi lo guarda. Questo è un caso abbastanza diffuso oggigiorno, basta assistere ad alcune mostre cosiddette d’arte ed a ciò che insegnano nei certi Istituti o Accademie. E’ un po’ come volersi laureare con il CEPU!  Possiamo ottenere una laurea ma dopo non siamo assolutamente in grado di svolgere una professione.
In ultima analisi per fare arte, a mio parere, occorre trovare il giusto equilibrio tra creatività e tecnica, senza che quest’ultima pregiudichi la spontaneità derivata da quel magico momento che è l’ispirazione.

Valeria Chatterly Rosenkreutz

8. Creare: un termine forse un po’ tanto abusato. Creare dovrebbe essere un atto che solo un dio può. Noi siamo umani, attraverso l’arte cerchiamo di emulare Dio e il suo Creato, tentiamo di assurgere al suo stesso livello. L’arte che l’uomo fa, o crea, in che misura è divina e perché? La tua opinione in merito, motivandola.

La creatività e la creazione senza dubbio esaltano la mente, sia in positivo che in negativo. L’Artista vero quando crea si sente molto vicino ad essere un dio, anche se non tutti sono pronti a confessarlo! Del resto sfido chiunque a non esaltarsi immedesimandosi in uno scultore che  da un blocco di marmo, seguendo la vena, crea una magnifica statua come può essere la Venere di Milo!
Si può immaginare l’autore, ad opera finita, accarezzare le curve perfette dalla sua creazione, chi potrebbe mai riconoscere in quelle meravigliose sembianze il grezzo blocco di marmo originario? C’è da meravigliarsi se poi quello stesso artista, rivolto alla sua opera, chiede: “Perché non parli?”, A quel punto si renderà conto dell’imperfezione della sua creazione e patirà la frustrazione di dover ammettere che soltanto Dio (o Madre Natura) è Artista  perfetto.
Alla luce di quanto detto, è mia opinione che nel momento di massima ispirazione l’artista non sia divino ma semi-divino.

9. Proprio dalla Rete – che è anche luogo di ritrovo per troll e millantatori – una svolta importante: gli Inertia hanno scelto le tue opere per illustrare il booklet del loro prossimo CD e DVD. Vorrei mi raccontassi del tuo incontro e sodalizio artistico con gli Inertia.

Verità sacrosanta. In questi dodici anni di permanenza in internet di avventure e disavventure ne ho vissute parecchie, come penso un po’ tutti. Con gli Inertia tutto è avvenuto casualmente. Una notte l’ispirazione aleggiava nell’aria, avevo in mente di creare un’immagine avente come tema l’inerzia,
avevo bisogno di musica così digitai la parola “inertia” in versione inglese su YouTube. Tra i molti video mi saltò agli occhi Separations degli Inertia. Confesso che lo ascoltai frettolosamente, però da quel po’ che afferrai sembrava un buon sound e lo segnalai al mio amico Christian Rosenkreutz. Il giorno dopo il video era sul suo blog, lo ascoltai con più attenzione e quella musica mi conquistò. A tutto pensavo fuorché all’email che dopo due giorni era nella mia casella. Si trattava del leader degli Inertia, Steve Coon, che rocambolescamente era riuscito a trovare l’indirizzo email sul mio sito di Altervista, circostanza davvero fortuita dal momento che Steve non conosce una sola parola d’italiano (a parte Ciao).
Da lì tutto è avvenuto in fretta, Steve mi tempestava ogni giorno di email poiché lui e gli altri del gruppo si erano invaghiti delle mie immagini su Deviantart ed avevano una certa fretta dal momento che i lavori del loro nuovo album stanno proseguendo speditamente. Alla fine è nata la collaborazione con la band australiana per il loro prossimo cd e dvd “Skeletons in the Closet”, che vedrà sei delle mie immagini nel booklet, più una per la cover ed un’altra per il poster.
Inoltre c’è da dire che la band si autoproduce, infatti il loro leader, Steve, è proprietario della BC Productions.
E’ di  queste ore la notizia che una tv australiana (la TMT, Total Metal Telivision) ha chiesto di poter trasmettere due dei video degli Inertia.
Si, sono proprio felice di aver creduto nel loro progetto musicale!

10. So che c’è una storia, diciamo un po’ avventurosa e particolare, dietro a “Skeletons in the Closet”, il nuovo album degli Inertia, di cui hai curato il booklet. Vuoi raccontarcela questa storia?

Avevo preventivato di scrivere la storia sul mio blog perché è davvero singolare, però considerata l’amicizia che nutro per te, la racconterò in queste righe.
Premetto che la copertina di “Skeletons in the Closet” si intitola The Golden Moon, un’immagine che ho creato nel gennaio 2006, una delle mie solite visioni fantastiche dove una donna bellissima ed elegante, dalle movenze aggraziate, prende da un armadio un teschio, lo porta con sé in un terrazzo rischiarato dall’intensa luce di una luna dorata, dando luogo così ad un dialogo tra la Vita  (la donna elegante) e la Morte (il teschio). L’attimo che ho fermato nell’immagine è  il momento del dialogo.
Fin qui nulla di strano (a  parte le mie visioni!); eppure qualcosa di strano c’è se a distanza di tempo, dall’altra parte del globo, una ragazza australiana di nome Erin (una delle gemelle della band Inertia, forse la più artisticamente dotata delle due) faceva un sogno simile alla mia visione e da quel sogno, parlandone con Steve, nasceva l’idea del cd Skeletons in the Closet.
Si può anche immaginare la sorpresa di Erin quando, su suggerimento del leader degli Inertia, iniziò a surfare nella mia galleria su DeviantART  e si trovò di fronte a The Golden Moon, l’immagine esatta che aveva visto nel suo sogno. Altrettanto stupore ho avuto io venendo a conoscenza dell’intera storia!
Coincidenze? Predestinazione?

11. Le opere che illustreranno il CD degli Inertia sono in tutto cinque, se non vado errato: A beautiful Demon, The Golden Moon, Kill Me, Gothic Narcissus e Broken Life.
Sul tuo blog ( http://chatterly.splinder.com ) scrivi: “Tutte le illustrazioni del progetto musicale degli Inertia, che comprende il cd e dvd di Skeleton in the closet, sono le mie, la band ha voluto così nominarmi Inertia Official Artist in Rome

:)
” Ora ti chiedo: su che base è stata operata la scelta delle opere che diventeranno il booklet del nuovo lavoro degli Inertia?

Per la copertina del cd, come ho detto precedentemente, la scelta è caduta obbligatoriamente su “The Golden Moon”. Per le altre immagini invece sono stati Steve ed Erin a decidere quelle che più li ispiravano. Ora però se ne è aggiunta un’altra, Skullfield, che  a quanto pare è stata la Musa per un altro pezzo degli Inertia, pezzo misterioso di cui al momento so poco o nulla.

12. Dopo la collaborazione con gli Inertia, hai già pronti altri progetti, delle idee, dei desideri che vorresti concretizzare?

Come ho accennato prima, la cosa che mi preme realizzare al più presto è il mio catalogo, sto lavorando da tempo su di esso, ma ho visto che è davvero difficile decidere quale inserire e quale no delle 181 deviazioni  pubblicate su DeviantART, più quelle inedite.
A parte i progetti personali, mi piacerebbe anche dar vita ad una comunità virtuale di artisti, qualcosa però non di strettamente tecnico ma allargata a critici e stimatori d’arte non professionisti.
Inoltre ho il desiderio di effettuare un lungo viaggio, e chissa? Forse proprio in Australia!

13. Spesso affianchi alle tue immagini digitali dei versi scritti di tuo pugno e altre ancora di famosi poeti. La poesia, la letteratura, la narrativa: come agiscono sul tuo immaginario, che cosa ti colpisce in uno scritto perché bruci in te il fuoco sacro per una tua immediata, o futura, opera-immagine?

Generalmente i miei versi, per così dire, non rispecchiano alcun canone poetico o metrica, sono soltanto parole che seguono il ritmo della mia anima. Di poesia, a parte i classici ed alcuni autori moderni che amo particolarmente (qualcuno appartiene anche al mondo dei blog!), preferisco non leggerla per non esserne influenzata. Non ho mai preteso di poetare e mai lo pretenderò, non è la mia forma d’espressione migliore. Le parole a me servono soltanto per interagire con le immagini, per quel legame ciclico di continuità che permette all’immagine stessa di sconfinare nelle parole e viceversa.

14. E’ luogo comune pensare che l’arte nasca da un dolore profondo nell’anima. A tuo avviso, l’arte gioca un ruolo salvifico per chi la fa e per chi ne gode?

Un tempo avrei risposto che l’Arte nasce esclusivamente dal dolore e dal tormento interiore.
Attualmente sono su posizioni leggermente diverse. Senza dubbio i migliori artisti hanno avuto una vita travagliata ma questo non li ha di certo resi “più artistici”.
Non credo neanche all’effetto catartico dell’arte, come invece sosteneva Freud.
Ho potuto verificare che in molte persone fare arte può essere fonte di tensione e frustrazione (considerata l’estrema sensibilità che ogni vero artista possiede), basti pensare a Van Gogh che si mutilò un orecchio poiché non riusciva a dipingerlo bene nel suo autoritratto.
Annientarsi in nome dell’arte per me non ha ragione d’esistere, così come è altrettanto sbagliato distruggersi nel corpo e nello spirito ritenendo che sia quella la via per raggiungere livelli eccelsi d’ispirazione. Forse parlo da “visionaria” qual sono: penso di essere fortunata a non aver bisogno di droghe o alcol per provare sensazioni che altri si procurano artificialmente né di essere costretta a nutrirmi di frutta marcia.
Ovviamente vorrei rassicurare quanti mi stanno leggendo in questo momento (forse uno o due) che non sono ancora giunta al delirio! Perché la mia fantasia si scateni ho bisogno dell’atmosfera giusta per creare al meglio di me stessa, confortata essenzialmente dalla musica che amo e dalla mia superaccogliente cripta.

Valeria Chatterly Rosenkreutz

15. Davanti allo specchio, il tuo alter ego ti pone una domanda e ti chiede di divinar responso.

Esiste la felicità? La felicità non è per gli umani.

Grazie infinite, Chatterly.
Hai avuto una pazienza della madonna a star dietro a tutte le curiosità che da tempo immemore intendevo estirpare dall’alma tua.

In bocca al Vampiro…

;-)


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