Il Taormina Film Festival ha omaggiato una delle attrici più richieste del panorama cinematografico italiano: Valeria Solarino. Oggialcinema l’ha incontrata prima della premiazione nella splendida cornice del Teatro Greco. L’attrice torinese, di origine siciliane, ci ha raccontato del nuovo film di Michele Placido, di cui sarà coprotagonista, del suo amore per il tennis e del suo rapporto con il compagno regista, Giovanni Veronesi.
Come nasce la passione per il suo lavoro?
Questo è un lavoro che richiede grande ostinazione perché si deve essere scelti e ad ogni provino andato male corrisponde un rifiuto e tutto ciò che esso comporta. Non è facile mantenere un equilibrio psicologico. Non ho mai considerato la recitazione un hobby ma sempre un lavoro. Poi quando ho fatto il provino per entrare nella scuola del Teatro Stabile di Torino e l’ho passato, la recitazione è diventata la mia vita. Studiavo otto ore al giorno e in quei tre anni mi sono formata come donna prima ancora che come attrice. Ho capito che avrei voluto fare quello per il resto della mia vita.
Il suo primo provino?
Vennero a chiamarci a scuola per sostenere il provino di Fame Chimica e andai con tutta la mia classe. Pensavamo che ci avrebbero preso per delle piccole parti invece mi scelsero per il ruolo da protagonista. In quell’occasione sono stata molto fortunata perché il mio insegnante mi disse di non preoccuparmi per il saggio finale della scuola e impegnarmi nel film che poteva rappresentare un’occasione importante per la mia carriera. I miei genitori poi mi hanno sempre sostenuta. Mio padre è anche qui a Taormina oggi. Gli devo molto.
Era una bambina esibizionista?
Non saltavo sui tavoli ma imitavo mio fratello maggiore in maniera quasi ossessiva. Lui mi odiava per questo. Ero petulante. Però non ho mai primeggiato perché anche lui aveva la sua personalità e si faceva rispettare.
Quali aspetti del suo carattere richiamano le sue origini siciliane?
Io sono cresciuta a Torino ma si può dire che il mio sangue è quasi al 100% siciliano. Mio padre è di Modica, così anche i genitori di mia madre, anche se lei è cresciuta a Torino. Quindi tutti e quattro i miei nonni sono siciliani. Il mio aspetto è sicuramente molto indicativo di ciò infatti per diversi film sono stata scelta per interpretare delle donne del sud proprio a causa dei miei colori. Poi ho un forte orgoglio, tipicamente siciliano.
Come ha affrontato le difficoltà di un ruolo complesso come quello in Viola di Mare?
E’ uno dei miei film preferiti. Facevo parte del progetto ancora prima che venisse scritta la sceneggiatura e mi ero innamorata della storia. Poi ho affrontato il tutto con molta incoscienza. Solo quando il film è stato presentato al Festival di Roma ho cominciato a preoccuparmi delle reazioni del pubblico.
Le piace riguardarsi sul grande schermo?
Non mi piaccio mai, penso sempre a ciò che avrei potuto fare meglio. Magari ci riesco di più dopo un po’ di tempo mentre a distanza di poco diventa veramente difficile.
Come è stato interpretare a teatro la Signorina Giulia?
Il teatro per me è molto faticoso. E’ come se il personaggio crescesse ad ogni replica, dove si crea ogni volta un rapporto diverso con il pubblico. Non avrei mai accettato di farlo se non si fosse trattato di un personaggio così importante. Detto questo la sera della prima al Teatro Eliseo a Roma ero terrorizzata. Mi sono accorta che lo spettacolo era finito solo al momento dei ringraziamenti, quasi l’avessi recitato in apnea.
Che tipo di rapporto instaura con il regista sul set?
Per me la cosa più importante è soddisfare le sue richieste. E’ una delle cose più gratificanti di questo mestiere. Ci sono degli attori bravissimi come Elio Germano e Kim Rossi Stuart che non interpretano il personaggio ma lo diventano. Ho lavorato con Kim in Vallanzasca ed è talmente bravo che si impara da lui anche solo parlandoci. Questa è la grandezza dell’attore riuscire a rendere viva una battuta anche ripetendola all’infinito. Poi un elemento importante sul set per me è la prova costumi dove ci metto molto di mio. L’attore dovrebbe però evitare di scegliere la via più facile o di portare troppo della propria vita personale sul set.
La vedremo presto nel nuovo film di Michele Placido, può anticiparci qualcosa?
In realtà sono autorizzati a farlo solo i due attori protagonisti quindi Raoul Bova e Ambra Angiolini. Sono veramente felice di lavorare nuovamente con Michele perché con lui tutto sembra più facile. E’ prima di tutto un attore bravissimo e ti fa capire anche in modo stravagante che cosa vuole dal personaggio. Il giorno delle riprese di Vallanzasca si presentò con due foto, una di Claudia Cardinale e una di Florinda Bolkan proprio per farmi capire cosa voleva dal mio personaggio. Il film poi parla di maternità, io sono la sorella di Ambra che affronta la gravidanza con più superficialità mentre lei con maggiore responsabilità.
Perché solo due film per la televisione? Segue le serie americane?
Non amo molto i ritmi frenetici delle riprese televisive. La Grande Famiglia è un bellissimo progetto a cui sono stata felice di aver partecipato e sarò del cast anche nella prossima stagione. Poi ho fatto Anita perché non c’era altro modo per realizzarlo se non in televisione. Non seguo le serie americane ma quando ero ragazza seguivo Beverly Hills 90210. Infatti durante le riprese di Smetto Quando Voglio, ho avuto qualche problema perché Sydney ha tutti riferimenti americani e né io né Edoardo Leo sapevamo di cosa parlasse.
Che cosa significa avere un regista come compagno?
Giovanni non mette molto becco nelle mie scelte di lavoro. Fa sempre finta di niente, mentre per i suoi copioni è un po’ diverso. Lavorare con lui sul set è bellissimo perché lui recita molto bene, spesso è anche molto più divertente degli attori del cast del suo film. Con me però non funziona perché io non ho quella vena comica e quindi preferisco che lui mi dica direttamente ciò che vuole invece di recitarmi la battuta.
Sappiamo che è una grande appassionata di tennis.
La passione è nata due anni fa quando lessi Open di Andre Agassi e da allora è diventata una vera e propria ossessione. Potremmo parlarne per ore. Tra qualche settimana andrò a Wimbledon a seguire il torneo. Vorrei recitare un giorno come Federer gioca a tennis, non facendo mai capire la fatica che c’è dietro al lavoro. Però non si può tifare per uno svizzero e quindi tifo Nadal!
di Rosa Maiuccaro per Oggialcinema.net